Cos'è la grassofobia e perchè è ancora un problema corrente
La paura del diverso va contro al filone della body positivity
28 Settembre 2022
Nonostante la conversazione in continuo ampliamento sulla body positivity e la maggiore sensibilità riguardo all'inclusività, la strada per la reale accettazione della diversità dei corpi è ancora molto lunga. Lo dimostra l'imperterrita esistenza del fenomeno della grassofobia, la causa dello "stigma che attanaglia le persone in sovrappeso o obese, un bias comportamentale che giudica le persone in base al loro peso" che troppo spesso emerge nel quotidiano negli ambienti più disparati, sui social come successo quest'estate con la Boiler Summer Cup ma soprattutto quando si parla di immagine e moda. Complice l'estetica delle pagine patinate che ha costruito un'immagine aspirazionale della magrezza imponendo una rappresentazione ben precisa di cosa è bello e cosa no. Il mondo della moda oggi è lo specchio sociale della preferenza dei corpi perfetti e editati da quelli reali che sfogliano le pagine dei servizi fotografici, nonostante la progressiva scelta di volti rapppresentativi per l'inclusività bodypositive nelle campagne. Questo perchè quando si parla del corpo delle donne, costantemente sotto l'occhio attento di chi lo desidera e oggettifica comparandolo agli standard precedentemente citati, la percezione del tipo di fisicità non conforme è quella che sia un errore da risolvere o un peccato da espiare nutrendosi solo di beveroni detox, ammazzandosi di sport e indossando abiti informi e ultracoprenti per essere finalmente la propria versione migliore di se stessi. Come spiega bene Sabrina Strings nel saggio "Fat Phobia", questa è un’espressione frutto del razzismo e del sessismo sistemico occidentale ancora radicato.
Senza andare troppo nel dettaglio o indietro nel tempo, basta pensare al ritorno della moda dei primi anni 2000 o all’heroin chic anni ’90 di Kate Moss per concretizzare l'impatto del thin priviledge (letteralmente il privilegio dei magri) nell'offuscare il senso di cosa è salutare per un corpo e qual è il limite tra il feticismo per la magrezza e la bellezza. La stessa critica sulla salute è mossa a personalità come quella di Lizzo o Ashley Graham accusate di promuovere uno stile di vita e un'immagine body positive che viene automaticamente associata ad stile di vita sregolato che usa il cibo in modo sbagliato, mentre le modelle identificate insieme alle loro colleghe Paloma Elsesser e Jill Kortleve come simbolo rappresentativo dell'inclusività sulle passerelle vivono in una condizione di accesso agli strumenti più esclusivi per garantirsi un benessere psicofisico. Oltre il privilegio delle celebrities comunque un corpo può essere bello e in salute anche con più del 28% di grasso corporeo, nonostante ancora oggi si faccia fatica ad accettare le curve sinuose di Marilyn, che vengono interpretate come "un orrendo didietro" dall'occhio attento di chi lavora con la moda oggi. I tanti fenomeni sociali infelici avvenuti in merito alla grassofobia espongono come lo standard attuale imponga tutt'ore la magrezza come lasciapassare per rientrare nella categoria dei "cool kids", che oggi vestono i trend Y2K con vita bassissima e micro-mini skirts, capi che nonostante un sapiente styling non sempre enfatizzano la figura in modo inclusivo e finiscono per essere degli stili escludenti.
È stato dimostrato che esercitare questo pregiudizio verso se stessi o verso gli altri di tipo grassofobico ha gravi conseguenze. Spesso la grassofobia sfocia nel bullismo e si traduce in una lunga serie di comportamenti tossici nei confronti di chi, secondo il nostro metro di giudizio, non corrisponde al proprio standard di bellezza. Lo stigma del peso può avere un impatto negativo che dura tutta la vita sul rapporto col cibo, sulla salute mentale, sulla costruzione di una corretta immagine corporea, generando, bassa autostima e ansia sociale nel migliore dei cai. La strada per capire ed interiorizzare che nessun corpo è sbagliato, brutto o indesiderabile, è ancora lunga. Allora come se ne esce? La via la indicano le ragazze di @belledifaccia, progetto ideato da Chiara Meloni e Mara Mibelli con lo scopo di fare chiarezza sul movimento body positive e sulla fat acceptance che ha dato vita ad un’associazione e ad un libro intitolato “Belle di faccia. Tecniche per ribellarsi a un mondo grassofobico”. Il primo passo è farsi un esame di coscienza e domandarsi: siamo grassofobici? Il secondo è ascoltare le persone marginalizzate, mettendo loro al centro del discorso e non noi stessi, per orientarci verso un comportamento di accettazione del diverso e amplificare le voci delle persone grasse senza ghettizzarle, senza rendere una parola della lingua italiana responsabile di sofferenze dell'animo umano. In ultimo, per far si che le cose cambino anche a livello di immagine globale come stanno già facendo ma non abbastanza, bisogna continuare a chiedere ai brand di moda taglie degli abiti più inclusive e rappresentazioni aspirazionali che includano tutte le fisività nelle campagne moda, beauty e luxury, stroncare i commenti degli hater e soprattutto informarsi sull’argomento.