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Ci trucchiamo da clown per esprimere l'assurdità del presente

Dai giullari di corte a Chappell Roan passando per gli Insane Clown Posse: il significato politico del clown make-up

Ci trucchiamo da clown per esprimere l'assurdità del presente Dai giullari di corte a Chappell Roan passando per gli Insane Clown Posse: il significato politico del clown make-up

Il make-up, storicamente, ha avuto diversi significati. È servito ad abbellire, a distinguere, a includere e a escludere, a rispettare i canoni tradizionali di bellezza, ad alterarli, a modificarli, a spaventare, a sedurre, a protestare, a conformare. Figlio dei suoi tempi, fa parte di quella valigia di elementi che creano l'estetica della Storia, i suoi canoni di bellezza, le sue modalità di comunicazione. Come si inserisce, in questo schema, il look (e nello specifico il make-up) del clown, del giullare, del musico? Cerchiamo di capirlo, dai buffoni delle commedie greche a Chapell Roan, con i suoi stage look che mescolano mondo drag e circense, in una commistione più che mai contemporanea, e capiremo presto perché.

La storia di clown e giullari

Già nel teatro greco e romano, sia nelle tragedie che nelle commedie, compare la figura dell'intrattenitore. Colui che con le sue canzoni, i suoi balletti e i suoi mot juste divertiva le elitè. Questa figura esiste anche nel Medioevo, e forse è quella a cui pensiamo di default. Quello tra le corti e i suoi giullari era un rapporto particolare. In questo contesto, abiti, maschere e tinture sul viso servivano a segnalare un compito, una mansione e una diversità. Il giullare, con il suo cappello buffo e colorato, non era integrato nella precisa gerarchia di palazzo. Era un outsider, e tutti dovevano saperlo. Un attore, e per questo inferiore. Uno schiavo quando va male, un performer al soldo del pubblico quando va bene. Un soggetto diverso, estratto dai giochi di potere, immobile nella sua condizione, che però grazie a questa esclusione aveva il potere di sfidare le convenzioni, di mettere in discussione lo status quo. Con ironia, ovviamente. In Italia, a portare avanti l'eredità dei giullari di corte ci pensò la Commedia dell'Arte, con le sue maschere e i suoi costumi.

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James Ensor - Masks Confronting Death

Il clown moderno, McDonald e il circo

I padri dei clown moderni sono Joseph Grimaldi e Dan Rice. Vissuto a cavallo tra il 1700 e il 1800 uno, più tardi l'altro, con i loro act resero popolare il make-up bianco e rosso sul viso e i costumi colorati sia nel Regno Unito (Grimaldi) sia oltreoceano e negli Stati Uniti (Rice). Il circo, con i suoi pagliacci bianchi tristi e i suoi pagliacci colorati goffi, ha fatto il resto, aggiungendo le parrucche esagerate. Per non parlare del clown forse più famoso al mondo: Ronald McDonald. A proposito di circo, anche i suoi attori e performer erano - e sono ancora oggi - ai margini della società. Il loro stile di vita, così diverso da quello delle persone "normali", che si stabiliscono e mettono su famiglia, li rende più o meno sottilmente discriminati. Queste persone non vogliono vivere come noi, e per questo troppo spesso diffidiamo di loro

Gli Insane Clown Posse

A prendere tutto questo e a mescolarlo con elementi horror e di aperta protesta ci hanno pensato gli Insane Clown Posse, duo musicale di Detroit con un'estetica specifica, tanto da creare un fandom ante-litteram, quello dei Juggalos. Il loro look è caratterizzato da un make-up grottesco in bianco e nero chiaramente ispirato al mondo circense, ma con elementi fantastici e spaventosi. Nelle loro mani l'estetica del circo diventa più profonda e ambigua, i temi di critica sociale tornano più forti che mai, in aperta lotta contro i concetti borghesi di decoro e rispettabilità, di bellezza e di desiderabilità.

Il drag clown di Chapell Roan e Julia Fox

Questa spinta all'anticonvenzionalità, questo rifiuto per la bellezza femminile delicata e in salute, questa protesta silenziosa ma molto visibile nei confronti degli standard di bellezza e hotness, questa volontà smaccata di rimuoversi dal consesso civile, quello dei "normali", a sottolineare la propria stranezza e diversità sembra star tornando, anche nel mainstream. Basti pensare al look adottato da Julia Fox per un evento istituzionale come la White House Correspondents' Dinner, o il dibattito online attorno all'immagine di Chapell Roan, che rifiuta il male gaze e secondo alcuni utenti è proprio per questo che non piace non solo agli uomini eterosessuali, che non la desiderano, ma anche agli uomini omosessuali (abituati a una manifestazione di pop molto diversa) e alle donne eterosessuali (che non si sentono rappresentate nella volontà di essere sempre belle e desiderabili dagli uomini). Senza dimenticare le influenze del mondo drag, che respinge ogni convenzionalità e che nasce e fiorisce di nascosto, nei club. 

Il clown make-up è uno statement politico e un segno dei tempi?

Ci sono tanti modi per rendersi poco desiderabili, per respire gli altri, per scomparire nella folla. Il clown make-up, però, va oltre. Sfida apertamente i concetti di bellezza, è una protesta visibile, vivace, che cerca una reazione. Una sorte di rigurgito hope-core e clown-core all'insensatezza dell'esistenza e al cinismo, una risposta a tono all'assurdità dei tempi in cui viviamo.