Non ci fidiamo più dei beauty influencer?
Una ricerca cerca di capire cosa vogliono i consumatori dalla pubblicità beauty e che ruolo hanno le ricerche scientifiche
11 Luglio 2024
L'industria del beauty e del benessere cresce, crea posti di lavoro, si apre a nuove tecnologie. Il suo marketing cresce e cambia con lei, o almeno dovrebbe. Un nuovo rapporto di Citruslab, che si occupa di fornire studi clinici ai marchi di consumo, condotto su più di 1000 consumatori registra le loro preferenze in fatto di pubblicità. Di cosa ci fidiamo? Non è una sorpresa, ma sembra che vadano per la maggiore i dati esatti e gli studi scientifici, mentre siamo ormai diventati scettici per quanto riguarda i claim esagerati, troppo ottimisti, che garantiscono il 100% di qualsiasi cosa. Come mai?
Il marketing beauty oggi e la perdita di potere delle buzz word
Uno dei grandi trend del momento in questo campo è sicuramente quello della personalizzazione. Cerchiamo prodotti il più possibile adatti alle nostre esigenze, e forse anche per questo per questo siamo sempre più diffidenti nei confronti di quelli generici. Secondo il report, inoltre, le buzz word usate nel marketing del settore wellness, come ad esempio "clean" o "organic" o "natural" stanno perdendo il loro potere. Così, almeno, hanno fatto sapere il 41,4% dei membri della Gen Z intervistati. Stesse percentuali per i Millennial. Tra la Gen X i numeri si abbassano: si parla del 12,1%.
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Le percentuali devono essere realistiche e appoggiate da studi scientifici
A suscitare scetticismo, insieme alle buzz word e all'influenza più ampia della personalizzazione, anche le percentuali troppo alte con cui si indica l'efficacia di qualcosa. "100% efficace contro le rughe", ad esempio, genera un certo allontanamento, mentre percentuali più realistiche, soprattutto se appoggiate da dati concreti e ricerche scientifiche specifiche, hanno un effetto opposto. È così per tutte le fasce d'età, dai Baby Boomers (che affermano di fidarsi per il 52% quando non ci sono studi scientifici e all'81% quando invece ci sono) alla Gen Z (per cui le percentuali sono 74% contro 93%).
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Non ci fidiamo più dei beauty influencer?
Un altro elemento che allontana un potenziale consumatore da un brand o da un prodotto è quello della sovraesposizione pubblicitaria e delle troppe sponsorizzazioni pagate sui social. Anche se i testimonial rimangono un buono strumento, si registra una sorta di stanchezza nei confronti dei contenuti pagati, che porta anche a una maggiore influenza delle recensioni da parte degli altri clienti, se organiche e non manipolate dall'intelligenza artificiale. Secondo Citruslab, per tutte le fasce d'età ad accezione della Gen Z, a sorpresa, le recensioni superano in fiducia i claim delle pubblicità e anche i contenuti degli influencer. Un partecipante, nello specifico, consiglia ai brand di: "Evitare di lavorare con influencer tossici sui social media" e di "concentrarsi sulla vera scienza dietro al prodotto". Più chiaro di così!