A cosa serve l'acido cogico?
Piccola guida sull’ingrediente skincare dalle proprietà schiarenti
13 Settembre 2024
Ogni skincare fanatic sa che gli acidi possono essere un prezioso alleato di bellezza e sa quale scegliere a seconda della problematica da trattare. L'acido ialuronico è perfetto per regalare un boost di idratazione, quello azelaico si trova nei migliori trattamenti per l'acne, l’acido ipocloroso è ottimo sia per uccidere i batteri sia per combattere l'acne e attenuare i rossori, mentre l'acido ferulico è un potente antiossidante che rende la pelle più levigata, elastica, compatta e il colorito più uniforme. La lista è lunga, ma non è ancora finita. Manca l'acido cogico, un ingrediente che sta diventando sempre più comune in sieri, creme e saponi grazie alle proprietà schiarenti e anti-ageing. Prima di inserirlo nella nostra beauty routine, vediamo di cosa si tratta, quali sono i suoi benefici e quali le controindicazioni.
Cos'è l'acido cogico
L’acido cogico fa arte della famiglia degli alfaidrossiacidi (AHA). È un ingrediente di origine naturale, che deriva da diverse specie di funghi, in particolare dalla specie Aspergillus oryzae, il cui nome comune in giapponese è koji, ma può anche essere un sottoprodotto di alcuni cibi fermentati, tra cui il sakè, la salsa di soia e il riso. Noto per il potere illuminante e la capacità di riparare i danni di sole e iperpigmentazione, non si comporta come gli altri acidi schiarenti, che esfoliano la pelle sciogliendo i legami tra le sue cellule, ma interviene direttamente inibendo l'attività della tirosinasi, un enzima coinvolto nella produzione di melanina in eccesso. L'acido cogico blocca la produzione anomala o eccessiva di pigmento sul nascere, mentre schiarisce le discromie esistenti, prevenendo così anche future macchie scure. Oltre ad essere un agente de-pigmentante, ha proprietà antimicrobiche e antinfiammatorie, che possono aiutare a minimizzare il rischio e l’intensità di infezioni e di eruzioni cutanee. Infine, l'acido cogico è un antiossidante che aiuta le cellule della pelle a invertire i radicali liberi e gli altri effetti dannosi dei raggi UV, dell'inquinamento e dello stress ossidativo.
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A cosa serve l'acido cogico?
L’acido cogico si trova sempre più spesso nelle formulazioni di saponi, detergenti, maschere, creme e sieri, anche associato ad altri ingredienti schiarenti, come niacinamide o vitamina C, ed esfolianti chimici, come acido lattico o acido glicolico. Come accennato in precedenza, il motivo della sua popolarità è legato alla sua capacità di far schiarire le macchie solari e i danni da fotoesposizione esistenti, a sbiadire i segni scuri lasciati dalle cicatrici dell'acne o dopo un brufolo e persino a migliorare il melasma. Bloccando l'attivazione UV della tirosinasi e limitando, di conseguenza, la produzione di melanina, il suo principale vantaggio è sicuramente l’aiutare a uniformare il tono della pelle e a contrastare l'iperpigmentazione indesiderata, compresi i casi di cheratosi, ovvero di macchie dovute all’invecchiamento che compaiono in seguito ad un’alterazione della melanina cutaneo su viso, mani ed avambracci. Tra le altre qualità eccezionali, l’acido cogico ha un’azione antinfiammatoria e riduce la presenza di batteri, rendendo la cute compatta, radiosa e in equilibrio.
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L'acido cogico ha effetti collaterali?
L'acido cogico è un ottimo schiarente, considerato sicuro per tutti i tipi e toni di pelle. È meglio tollerato rispetto alla maggior parte degli acidi, e gli effetti collaterali del suo uso sono piuttosto rari, ma, se la concentrazione è superiore all'1%, possono aumentare le possibilità di irritazione. I più comuni? Sono eruzione cutanea, prurito, rossore e bruciore. Per evitare che si verifichino, i dermatologi consigliano di seguire la stessa procedura che si adotta quando si introduce per la prima volta un nuovo prodotto o ingrediente nella skincare routine: procedere in modo graduale. Si fanno dei test spot per valutare la sensibilità della pelle, iniziando ad applicarlo saltuariamente su piccole aree, per poi aumentare dosaggio e frequenza se non si notano difficoltà nel tollerare l'ingrediente. Va ricordato che, anche se non è un ingrediente fotosensibilizzante, la sua applicazione prolungata può rendere la pelle più sensibile al sole, quindi, è opportuno ricorrere ad una protezione solare con SPF 30 o maggiore.