Vedi tutti

Adesso i toxic boyfriend coprono i tatuaggi

Da Tony Effe a Pete Davidson, il conservatorismo sta vincendo anche nell'immagine maschile

Adesso i toxic boyfriend coprono i tatuaggi Da Tony Effe a Pete Davidson, il conservatorismo sta vincendo anche nell'immagine maschile

A Sanremo 2025, Tony Effe - inseguito da polemiche lunghe mesi sulla censura non censura al concerto di Capodanno di Roma e sui suoi testi misogini - si è presentato in una veste inedita, romanaccio nel senso più anni '40 del termine. Ha intonato una strofa in dialetto, è salito sul palco con calma e raccoglimento, ha eliminato tutti i suoi tatuaggi con uno spesso strato di fondotinta e ha impomatato i ricci da trapper. No occhiali da sole, no niente. Solo un abito bianco e una grossa spilla preziosa. Guanti di pelle rossa che sono già trend. In una parola ripulito, ma non per questo sobrio, anzi portatore di un'idea di italianità nostalgica e un po' vecchia, stantia.

Dopo Tony Effe a Sanremo, anche Pete Davidson cancella i tatuaggi (per Reformation)

Oltreoceano, più o meno nello stesso momento, è stata svelata la nuova campagna di Reformation che ha come protagonista l'Official Boyfriend del brand, Pete Davidson. Anche lui sembra aver eliminato (non sappiamo se permanentemente, con il make-up, con photoshop o con tutte e tre le cose in combo) i suoi tatuaggi. Evita il look signorotto fascista, per ragioni anche geografiche, e diventa il fidanzatino della porta accanto, tutto t-shirt e blue jeans, calzini bianchi e maglia con i bottoncini. Molto a cui pensare, soprattutto considerando che l'attore e comico è stato considerato per anni il ripiego un po' ribelle delle it girl del momento, da Emily Ratajkowski post divorzio a Kim Kardashian post Kanye West.

Il ritorno all'ordine di Tony Effe (e dell'ideale di mascolinità)

Ne avevamo già parlato. I tatuaggi sembrano essere out. O meglio, sono usciti dall'idea di bellezza tradizionale contemporanea, che è tutta concentrata sul quiet luxury, sulla biondezza, sulla pulizia intesa non come dato oggettivo, perché i tatuaggi non hanno nessuna correlazione con l'igiene, ma come idea suprematista di bianchezza, di chiarore metaforico (e non). Adesso, con un po' di fisiologico ritardo, questa estetica del ritorno all'ordine (di stampo conservatore e reazionario), è arrivata anche agli uomini passando per beauty e moda, infiltrandosi nell'ideale di bellezza maschile del momento.

Non viaggiamo più tra i due estremi di mascolinità che sono stati i protagonisti degli anni tra il 2017 e il 2023. Da una parte c'era il trapper. Tamarro e malessere, aveva tatuaggi bizzarri e visibili, si vantava della sua ricchezza e sfoggiava - oltre che una serie di epiteti misogini e sessualizzanti - collane sbrilluccicanti, occhiali con montatura a giorno, riccetti scuri e tracollina di Gucci. Era l'incubo delle tue amiche e anche della tua famiglia. Dall'altra invece Harry Styles e Timothée Chalamet, con i capelli scompigliati e le bluse di seta. Dinoccolati e gentili, a volte con un po' di smalto sulle dita, portavano avanti un'idea di mascolinità soft e pastello, almeno apparentemente. A volte i due estremi si incontravano, basti pensare alle perle al collo o ai tatuaggi piccoli, lo stick 'n poke, i doodles. È passato solo un anno e mezzo, eppure molto è cambiato.

La mascolinità conservatrice, tutta sobrietà e maschilismo

Utilizziamo Tony Effe e Pete Davidson, o meglio il loro rebranding, così diverso ma così simile, come un ariete per sfondare una porta e per parlare di una mascolinità che sembra nuova e che potremmo chiamare post Trump, ma che invece è vecchissima e contro cui si deve stare in guardia, e che si manifesta anche nel mondo dei trend. È la mascolinità del patriarca, del padre-padrone, del marito che lavora mentre la moglie sta a casa. La mascolinità pulita del manager in camicia con la stay at home girlfriend che dietro la sua cura estetica e l'assenza di tatuaggi nasconde idee sulla coppia che sembrerebbero reazionarie pure al mio bisnonno, la mascolinità tossica ed eterosessuale che si adatta ai tempi e che risorge più forte e subdola che mai dopo un brevissimo (e parziale, e forse anche solo puramente social) rallentamento. E tutto a partire (o quasi) da Sanremo 2025.