Storia ed evoluzione di Mugler
Il direttore creativo Casey Cadwallader sta riportando l’iconico brand al centro della fashion industry
10 Febbraio 2021
Tutto è iniziato quando Cardi B ha indossato un abito dell'autunno 1995 ispirato alla Nascita di Venere di Botticelli sul red carpet dei Grammy Awards del 2019. Seguita poco dopo da Kim Kardashian, che per il Met Gala dedicato alla moda Camp ha optato per un wet dress customizzato realizzato ad hoc per l’occasione. E boom. Improvvisamente Mugler è tornato ad essere uno dei brand più hot in circolazione.
Non solo per le nuove creazioni di Casey Cadwallader, ma, soprattutto, per gli abiti vintage disegnati da Thierry Mugler negli anni '80 e '90. Come hanno notato in molti, per una generazione cresciuta a felpe con cappuccio e leggings, le proporzioni esagerate e il glamour del fondatore della Maison sono dannatamente seducenti. Tra le più grandi fan dello stilista francese e del suo erede, conquistate dal glamour d'antant e dagli outfit fatti di cycling shorts dall’effetto push-up, blazer avvitati, accenni sportswear, guêpière e catsuit ci sono Dua Lipa (avete visto il video di Levitating?), Miley Cyrus, Rosalía, Bella Hadid e Beyoncé che ha scelto le creazioni di Cadwallader per il tour On the Run II.
Da quando ha preso le redini della Maison Mugler nel 2017, Cadwallader si è dimostrato l’uomo giusto per svecchiare l’immagine del brand, connettendolo ad un gusto contemporaneo. Fino a quel momento lo stilista americano era rimasto prevalentemente dietro le quinte. Dopo studi in architettura presso la Cornell University ed uno stage da Marc Jacobs, ha lavorato al prêt-à-porter femminile per Narciso Rodriguez, per Loewe e, infine, per Acne Studios.
Lo show di debutto di Cadwallader (per la SS19), allestito sotto la cupola a LED dell’Éléphant Paname di Parigi, è stato un successo. I suoi cappotti e i look, realizzati in collaborazione con l'artista britannica Samara Scott, caratterizzati da un bizzarro mix di ingredienti (dal gel per capelli alla polvere di curry, dal chewing gum al dentifricio) intrappolati fra i due strati di vinile trasparente erano magnifici. Fin dalla sua prima collezione, il designer ha mostrato di conoscere bene il DNA del marchio: le spalle drammatiche, i corpetti strutturati, il lattice, i tagli asimmetrici, le ampie porzioni di corpo lasciate scoperte, le scollature profonde, le trasparenze. Rielaborati da Casey, questi elementi acquistano un’inedita freschezza. Come è successo per la FW20 nella quale il giovane designer ha portato in passerella un immaginario fetish dominato da una schiera di amazzoni potenti e sexy, vestite con lunghi abiti fascianti che sottolineano le curve del corpo e maxi cappotti. La cifra stilistica di Cadwallader è tutta qui: giocare con la provocazione, alternando pieni e vuoti, pelle e voile, cut-out che svelano il corpo.
Il suo approccio è stato fin da subito mirato e intelligente: attingere all’heritage di Monsieur Thierry senza limitarsi a proporre mere copie dei suoi capi cult, ma reinterpretando la sua sensualità in chiave inclusiva con un linguaggio estetico che rifletta la donna del XXI secolo. Thierry Mugler è entrato nella storia della moda per le sue creazioni visionarie, per le silhouette a clessidra, spigolose, sexy, aggressive, create per vestire un empowerment femminile molto diverso da quello attuale.
In passato è stata questa eroina super potente a conquistare il mondo e a far fuori tutti lungo la strada - questo è ciò che la cultura chiedeva allora - ha spiegato Cadwallader. - Era un modo di ribellarsi alla norma. Le donne erano oggetti nel mondo degli uomini e lottavano per essere trattate da pari, per essere forti e rispettate come gli uomini sul posto di lavoro e in ogni altro luogo. Mugler dava loro ciò di cui avevano bisogno per sentirsi in grado di farlo: dava loro le spalle, la durezza, permetteva loro di essere queste creature di potere. Negli anni '80, le donne si vestivano per gli uomini. Oggi non si tratta di vestirsi per essere accettate dagli uomini, ma per restare fedeli a se stesse, e sentire quanto è potente quella sensazione di sicurezza, di poter scegliere il proprio futuro. È questa la differenza sostanziale.
Thierry Mugler, con la sua estetica unica e stravagante, ha rivoluzionato un mercato della moda dominato dal minimalismo androgino degli anni ‘80 e ’90. Originario di Strasburgo, approdato a Parigi per fare il ballerino professionista, nel tempo libero segue corsi di arte decorativa e inizia a disegnare gli abiti che indossa nella vita di tutti i giorni. Presto la passione per la moda prende il sopravvento e Thierry fonda il suo marchio eponimo nel 1974.
Provocazione e seduzione diventano la sua cifra stilistica. Le donne che porta in passerella sono potenti femmes fatales vestite di tailleur rigorosi, pellicce, strass, lattice, corsetti, sovrastrutture spigolose che strizzano il punto vita. Le sue creazioni avvolgono e sublimano il corpo femminile e si ispirano ai cyborg, al mondo degli insetti, alla metamorfosi, alle dive dei film noir.
Sono sempre stato affascinato dall'animale più bello della Terra: l'essere umano. – Mugler ripete spesso nelle interviste e aggiunge - Sono un architetto che reinventa completamente il corpo di una donna.
Geniale, irriverente ed innovativo, è uno dei primi a rilanciare la silhouette a clessidra scolpita da tagli netti e angolari, ma anche il vinile in una sfilata del 1992 a sostegno dell’Apla (Aids Project Los Angeles), con in passerella un cast unico che comprendeva Ivana Trump, Michelle Phillips, Debi Mazar, Brigitte Nielsen, Linda Hamilton, Sharon Stone. Thierry ricorda:
Il messaggio che la moda voleva promuovere era: proteggere se stessi è direttamente correlato con il proteggere gli altri, e quindi per via diretta la prevenzione diventava un atto di generosità. Sofismi a parte, amavo il vinile perché rende il corpo come laccato.
Mugler è un’artista a 360°, non solo crea abiti, ma è fotografo, regista, stylist. Ha disegnato il tubino nero che Demi Moore indossava in Proposta Indecente, ha diretto uno dei video più iconici degli anni ’80, Too Funky di George Michael con protagoniste Linda Evangelista, Eva Herzigova e Tyra Banks. I suoi capi sono stati indossati da tantissime star, da David Bowie a Liza Minnelli, da Diana Ross a Lady Gaga, e più recentemente è stato consulente creativo e costumista per il tour mondiale I Am… di Beyoncé.
Nel 1997 il colosso del beauty Clarins ha rilevato il marchio in un momento in cui i profitti erano in forte calo. All’inizio del 2003 Thierry si ritira e la label decide di abbandonare il settore dell’abbigliamento per dedicarsi esclusivamente ai profumi (la fragranza Angel è ancora oggi una delle più vendute al mondo). Nel 2010 il brand viene rilanciato e affidato prima a Nicola Formichetti e poi, nel 2013 a David Koma. Ora grazie alla direzione creativa di Casey Cadwallader, Mugler sta tornando al centro dell'industria fashion.