Storia ed evoluzione del bikini
E una selezione perfetta per l'estate in arrivo in una mini shopping guide
20 Giugno 2020
Capo protagonista di ogni estate, il bikini è riuscito a farsi strada tra le mille controversie, discussioni e censure alle quali è stato soggetto negli anni. Compagno fedele di ogni vacanza, questo particolare costume da bagno è diventato con il passare del tempo mezzo di seduzione e praticità, caratteristiche irrinunciabili nel periodo più caldo e atteso dell’anno.
La storia del bikini
La data ufficiale dell’invenzione del bikini è il 1946, data in cui vide il proprio esordio sulla scena stilistica mondiale grazie ai due sarti francesi più influenti dell’epoca, Jacques Heim e Louis Reard. A causa delle sue dimensioni, Heim soprannominò questo capo “atomo” e lo pubblicizzò di conseguenza con lo slogan “il costume da bagno più piccolo del mondo”, mentre Louis Reard decise di chiamarlo poi "bikini", presentandolo al pubblico per la prima volta il 5 luglio 1946 all’intero della piscina Molitor di Parigi.
Nonostante il successo planetario del bikini, la sua evoluzione è stata molto lenta e vide l’arrivo di questo piccolo pezzo di stoffa come un grande scandalo per la morale dell’epoca. Secondo lo storico della moda Olivier Saillard "l'emancipazione del costume da bagno è sempre stata legata all'emancipazione delle donne". Infatti, un centimetro dopo l'altro sono caduti i pregiudizi, le condanne e i divieti, che riuscirono a sdoganare così il bikini sia in spiaggia che al cinema. Complice l'euforia degli anni '80, l’idea di bikini cambiò drasticamente e si adeguò a un clima collettivo di spensieratezza ed esuberanza. Ma negli anni '80 non furono solo le dimensioni a cambiare: a impressionare il pubblico furono anche gli insolenti e gioiosi colori fluo e le fantasie appariscenti, come le stampe a fiori o le righe marinare. Nel corso di pochissimi anni il bikini diventò così un incredibile e irrinunciabile strumento di seduzione, oltre che un simbolo di libertà.
Abbandonate le culotte coprenti e i reggiseni castigati, il bikini venne arricchito da frange, volants, decori in metallo o in plastica, ricami di perline e trafori all'uncinetto. Che sia colorato, a vita alta, monospalla, a fascia, con inserti in pizzo, con fiocchetti, con coppe push up o a triangolino, anno dopo anno il bikini ha seguito le tendenze estive che la moda del beachwear imponeva al pubblico, diventando così uno dei capi più controversi e camaleontici degli ultimi decenni.
Quale scegliere?
Se scelto con la dovuta attenzione e abbinato ai giusti accessori come cappello in rafia, foulard o degli estrosi occhiali da sole, il costume da bagno risulta un capo di grande effetto. Intero, bikini, a fascia, a vita alta o bassa, c’è un costume per tutti i gusti e per tutte le forme.
Per il seno piccolo i modelli più adatti sono quelli senza spalline: a fascia, a fascia incrociata e quelli arricchiti da rouches, che creano un effetto illusorio di volume. Per chi ha un seno abbondante è preferibile invece l’utilizzo di bikini a triangolo muniti di lacci da intrecciare dietro al collo, così da favorire un maggior sostegno e di conseguenza garantire un maggiore comfort e libertà nei movimenti. Per quanto riguarda la parte bassa, chi ha i fianchi stretti si può permettere laccetti e costumi a vita bassa, mentre per le curvy o per chi possiede una fisicità "a pera" è consigliato l’utilizzo di uno slip sgambato che renda la gamba chilometrica e la presenza di volants nella parte retro che garantisce l’aumento di volume del lato B.
I colori per questa estate 2020 risultano i canonici bianco purissimo e nero frizzante che sconfiggono la noia con balze, ruches, volant e scolli a cuore. Altrettanto di tendenza sono i colori vivaci come il rosso, giallo o azzurro che ricordano i caldi e romantici tramonti in spiaggia. Il bikini must-have dell’estate è senza dubbio il crochet seventy, modello lavorato all’uncinetto che si abbina a caftani etnici, gonnellone, shorts in denim e a bijoux colorati.
Curiosità
Comparso per la prima volta durante il periodo imperiale romano (I-II secolo d.C.), il bikini non serviva in origine per nuotare, né per prendere il sole in spiaggia, ma era utilizzato soprattutto per l’atletica, la danza e nelle scuole di ginnastica poichè conferiva libertà nei movimenti.
Il termine “Bikini” è ispirato a un atollo nelle isole Marshall che gli Stati Uniti avevano scelto come bersaglio per testare le loro bombe atomiche. L’importanza di questo tipo di costume da bagno, a detta di Reard, era infatti tale da rivaleggiare con l’evento in questione, considerato una bomba metaforica nel campo della moda dell’epoca.
Fin dal primo giorno il bikini fu in grado di sollevare numerosi scandali e polemiche, alimentati anche dalla scelta dello stesso Reard di utilizzare una spogliarellista francese, Micheline Bernardini, come modella per presentare questo controverso e geniale capo al pubblico.
Nel 1932 fu il fashion designer francese Jacques Heim a creare per primo un costume da bagno piccolo e succinto, tanto da chiamarlo “l’Atome” per via delle sue dimensioni minute.
Lo stile da mare delle donne di inizio Novecento comprendeva larghi slip-pantaloni lunghi fino alla caviglia, su cui venivano indossati gonnelloni con sottovesti. La parte superiore invece era costituita da una casacca con maniche a sbuffo fino al gomito.
I primi costumi da bagno ovviamente non erano aderenti. Complice anche la lana, si sformavano e nascondevano le curve delle indossatrici. Fu il sarto Paul Poiret ad imporre a uomini e donne costumi più aderenti, sempre in maglia.
Nel 1958 venne introdotta la Lycra dall'omonima azienda, materiale che permetteva di coprire il corpo asciugandosi prima. Oggi i principali tessuti impiegati per la confezione dei costumi da bagno sono lycra, lastex e altri tessuti elasticizzati che aderiscono bene alle forme del corpo. Nel 1920 si usava il rayon, una fibra che si ottiene dalla cellulosa, ma la sua scarsa durata, soprattutto una volta bagnato, ne ha interrotto l'utilizzo.
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