La moda nella serie tv "La regina degli scacchi"
Come la nuova serie di Netflix ha reso il gioco degli scacchi sorprendentemente cool
11 Novembre 2020
Dopo il controverso hype di Emily in Paris, Netflix torna a conquistare il pubblico con The Queen's Gambit, una serie ispirata all’omonimo romanzo di Walter Tevis, uscito nel 1983 e pubblicato in Italia da minimum fax. In poche settimane, il progetto, che in origine doveva essere un film diretto da Heath Ledger, è entrato nella lista degli show più popolari della piattaforma di streaming, ha raggiunto il 100% di consensi su Rotten Tomatoes ed è già considerato dalla critica la migliore miniserie del 2020. Merito di una serie di ingredienti che funzionano: la storia, nella quale gli scacchi diventano mezzo di women empowerment; l’ottima interpretazione di Anya Taylor-Joy che, con il suo viso da aliena d’antan, incarna benissimo un’eroina imperfetta, emancipata e per nulla stereotipata; un’estetica anni ’50-’60 fatta di abitini mods, make-up grafico e case arredate in stile grandmillenial.
La storia
Kentucky, anni ‘50. Elizabeth "Beth" Harmon ha otto anni quando, dopo la morte della madre in un incidente stradale, finisce in orfanotrofio. Qui, fa due incontri che le cambiano la vita: il primo con le benzodiazepine, distribuite dalla struttura come "vitamine" e per cui sviluppa una dipendenza; il secondo, e più importante, con gli scacchi, grazie a Mr. Shaibel, il custode, che, intuendone fin da subito l’enorme potenziale, le insegna le regole del gioco. Beth con le sue strategie brillanti e il sangue freddo continua ad esercitarsi e, battendo ogni avversario, fa sbocciare il suo talento fino a raggiungere i vertici della classifica mondiale. Nel corso di 7 puntate, la scacchista passa da timida adolescente ad adulta inquieta e glamour che, con i suoi capelli rossi, l’eye-liner perfetto e le doti da enfant prodige si fa strada in un mondo dominato da uomini (quello di cavalli e pedoni, ma anche quello della Guerra Fredda e dello sconto USA-Unione Sovietica). Tra gare e successo, dipendenza da droghe e alcol, nevrosi e solitudine, Beth riesce a trovare il suo posto sulla scacchiera, regina imperfetta, bella, intelligente, fragile ed allo stesso tempo fortissima, ma sempre fedele a se stessa.
Moda e beauty
Uno dei maggiori punti di forza di La regina degli scacchi è l’estetica anni ’50-’60 che coinvolge ogni aspetto della serie, dalle location ai costumi, dal beauty alla soundtrack. Grazie all’attenta sceneggiatura di Allan Scott e da Scott Frank, Beth è un personaggio brillantemente complesso, in bilico tra intelligenza ed eccentricità, così emancipata e lontana da stereotipi, da non sacrificare il proprio amore per la moda per evitare di essere giudicata frivola dai suoi avversari o dalla società. Il suo guardaroba, creato ad arte da Gabriele Binder, si ispira alle outsider dell’epoca come Jean Seberg o Edie Sedgwick, ma ci sono anche riferimenti allo stile Biba e a Jackie Kennedy e Audrey Hepburn.
Ogni look è studiato per riflettere un mood. Ad esempio, nel primo episodio, il personaggio interpretato da Taylor-Joy indossa un abito verde pallido che la madre aveva fatto per lei, ricamando il suo nome sul davanti. Quel colore rappresenta il senso di "casa" di Beth e, per questo, lei lo sfoggia anche nel suo ultimo torneo a Mosca, come simboleggiasse sia la presenza del genitore al suo fianco sia il suo essersi trasformata da fragile ragazzina a donna forte ed indipendente. Il giovane prodigio passa da una divisa quotidiana composta da un maglioncino ceruleo e da scarpe stringate portate con i calzini corti, che ricorda un po’ certe creazioni di Margaret Howell, ad una serie di cappotti bon ton, abiti a trapezio, gonne a pieghe e dolcevita, maxi cardigan, pantaloni a palazzo e bluse geometriche. Sono tanti i riferimenti agli scacchi, costantemente evocati dall’uso di stampe a quadri e perfettamente incarnati dall’outfit total white finale che fa sembrare Beth una vera regina bianca, padrona della scacchiera e della sua vita; ma non mancano nemmeno gli omaggi alla cultura dell’epoca attraverso t-shirt alla "beat generation" e pezzi che ricordano Pierre Cardin e le silhouettes di André Courrèges. La controcultura sixties entra in piccola dose negli outfit di Miss Harmon, ma è invece ben rappresentata dal suo amico e avversario Benny Watts (Thomas Brodie-Sangster), non un geek degli scacchi, ma come Beth, un vero outsider che, con il cappello da cowboy, i gioielli d'argento e un coltello alla cintura, sembra un mix tra un personaggio dei film western e Mr. Crocodile Dundee.
Lo stato mentale di Beth si riflette costantemente non solo nei suoi outfits, ma anche nelle sue scelte beauty. Come quando, nel pieno di crollo nervoso, mentre balla ascoltando I'm Your Venus degli Shocking Blue, decide di copiare il look grafico della cantante Mariska Veres, un floating eye-liner che è stato protagonista anche nelle ultime passerelle. Quelle linee grafiche diventano lo specchio del suo caos interiore. Il colore del rossetto, invece, è usato per indicare i cambiamenti dell’età di Beth e, via via che la prodigiosa ragazza diventa donna, assomiglia sempre più a quello indossato dalla madre adottiva Alma Wheatley (interpretata da Marielle Heller).
Daniel Parker, il responsabile del make up department della serie, ha spiegato in un’intervista che la musa per i look beauty di Beth è l’attrice Natalie Wood con il suo classico stile anni ’50, sobrio ma sofisticato. Gli essentials sono eye-liner per perfetti cat-eye, matita bianca o nera nella parte inferiore dell’occhio, mascara per definire le ciglia, rossetto nei toni del rosso o del mattone e capelli sempre impeccabili.
Il caschetto rosso è l’elemento che meglio identifica il personaggio interpretato da Anya Taylor-Joy. Nel corso delle puntate, grazie ad una serie di parrucche, la chioma naturale castano scuro dell’attrice si declina in look molto distanti tra loro.
A seconda dell’epoca della storia il colore è più ambrato o più tendente al biondo, così come l’haircut che da bambina è in versione ultra corta con la frangetta, passa poi al bob leggermente scalato, sinuoso con le onde e la riga da parte, fino ad arrivare al caschetto lungo che sfiora le spalle con punte all'insù dell'ultima puntata. L’ispirazione? Il taglio creato nel 1961 da Kenneth Battelle, il parrucchiere newyorchese più in voga dell’epoca.
Interior design
Tra i tanti elementi che hanno catturato l’attenzione del pubblico di La regina degli scacchi c’è la casa di Beth, quella della coppia che l’ha adottata, Mr. e Mrs. Wheatley. Nella vita reale, la proprietà è situata a Cambridge, Ontario, ma nella serie si trova in Kentucky e rievoca perfettamente il mood tra la fine degli anni '50 ed i primi anni '60. Guardando le immagini di Beth adagiata sul suo letto a baldacchino nella sua stanza tutta floreale, seduta a fumare su una delle poltrone di velluto e sul divano verde acqua o a giocare a scacchi sulla sedia in stile Luigi XVI, potreste essere colti dall’irrefrenabile desidero di ridecorare casa in stile grand-millennial e rivestire le pareti con carte da parati color pastello, a quadretti o piene di fiori. Se in queste settimane di lockdown vi dedicherete al restyling del vostro appartamento, la nuova serie di Netflix è l’ispirazione giusta. Il nostro consiglio? Puntate su colori saturi come nel soggiorno di Beth e mix’n match di stampe.