Jean Paul Gaultier: il designer preferito delle it-girl
Nonostante l'addio del designer alle passerelle, le star continuano ad amare i capi d'archivio del brand
24 Aprile 2024
È assodato, tutte le it-girl del momento sembrano avere un debole per l’enfant terrible della couture francese, Jean Paul Gaultier. Da Kim Kardashian che, nel front row della sfilata Fall 2022 Couture insieme alla figlia North, indossava un abito della collezione Jean Paul Gaultier di Olivier Rousteing che era un omaggio al look dello stilista che Madonna indossava nel 1992, a Bella Hadid, che ha incantato il pubblico di Cannes 2021 con un abito del 2002 del marchio, ma anche a Kylie Jenner che ha scelto un attillato bodycon dress sui toni del verde della lontana stagione SS87 (che si vocifera costi oltre 15.000 dollari) per la sua reunion familiare con Travis Scott e la figlia Stormi. Altri esempi? Dua Lipa, che in occasione del video clip di Demeanor ha sfoggiato un opulento costume alla Maria Antonietta firmato Gaultier, della collezione 1998 intitolata Les Marquis Touaregs, un omaggio all’Ancien Régime francese così come Sofia Coppola l’ha consegnato all’immaginario comune e all’outfit di Madonna per la performance di Vogue agli MTV Awards 1990. E ancora come non nominare l'ossessione per le stampe a pois di Jean Paul Gaultier, tratte dalla storica sfilata Cyberbaba del 1996 o per la stampa naked riportata in auge dalla capsule Jean Paul Gaultier x Lotta Volkova in cui vengono rivisitati alcuni pezzi d’archivio del brand in modo appetibile per la Generazione Z?
Sembra ci sia nell’aria una forte nostalgia per il vintage, soprattutto fra le star, che sempre più spesso insieme ai loro stylist cercano pezzi unici, quasi introvabili, fra gli archivi dei più famosi stilisti della storia - per stupire il pubblico in occasione di eventi speciali e dare nuova vita a capi indimenticabili. La passione per JPG trascende qualsiasi epoca o trend: basti pensare che capi e accessori del brand spopolano sulle piattaforme di reselling a prezzi moltiplicati, alimentandone il culto e il collezionismo.
La storia di Jean Paul Gaultier
Costumista per registi come Luc Besson, Pedro Almòdovar, Jean-Pierre Jeunet, storico collaboratore di Madonna, per la quale ha creato capi iconici come il "reggiseno a cono" indossato durante il Blond Ambition Tour, JPG ha vestito star del calibro di Nicole Kidman, Cate Blanchett, Lady Gaga, Rihanna, Beyoncé, Nicki Minaj, Marion Cotillard, Dita von Teese, Solange Knowles.
Gaultier È stato uno dei primi mentori di Martin Margiela e di Nicolas Ghesquière, nonchè personalità eclettica della televisione francese, artista più volte esposto al MOMA di New York, e direttore artistico di Hermès dal 2003 al 2010. La sua lunga ed incomparabile carriera - che spazia fra moda, design, pubblicità, arte, musica e intrattenimento - inizia con il ruolo di assistente per Patou e Pierre Cardin; in seguito, Gaultier debutta con la sua prima collezione a soli 25 anni, senza aver mai studiato moda, nel 1976 con nove modelli al Planetarium di Parigi, grazie ai soldi raccolti tramite una colletta fra familiari e amici, l’aiuto del cugino nel cucire i maglioni e solo pochi giornalisti ad assistere. Ma ben presto il successo di JPG diventa mondiale grazie alla sua estetica così riconoscibile, eccentrica, dirompente, rivoluzionaria, che trae ispirazione dalla la cultura popolare, dalla mescolanza di generi, dal feticismo.
Il termine "Gaultiered" è stato coniato per descrivere i pezzi classici che sono stati reinterpretati dal designer, come la lingerie femminile con i corsetti dalle coppe a punta, il kilt tradizionale scozzese che nel 1984 diventa capo cult della moda maschile, la t-shirt a righe marinière dal gusto parigino, unisex ed abbinata al cappello frigio, oltre che ai body trasparenti che imitano tatuaggi sulla pelle, ripresi da Demna Gvasalia per Vetements anni dopo. Ha destato spesso scalpore la sua scelta di utilizzare modelli non convenzionali per l'epoca - fra cui uomini anziani, donne curvy, con piercing o tatuaggi vistosi, così come l'ambizione di allestire le sfilate come fossero performance, show con guest d’eccezione e spettacoli burlesque.
L'addio alle passerelle di JPG e la "rinascita" del brand
Un designer capace di reinventarsi e osare sempre, come ci dimostra la scelta di collaborare con il brand streetwear Supreme del 2017, con Lourdes Leon come testimonial e imprimendo le iconiche stampe del brand su jeans dai colori sgargianti e giacche in denim. A contribuire al culto del brand alimentato negli ultimi anni, sicuramente l’addio alle passerelle dello stilista, prima al pret-a-porter nel 2015, poi all’Haute Couture nel 2020. Infatti a gennaio 2020 Jean Paul Gaultier annunciava il suo ritiro con uno show-party spettacolare con oltre 150 pezzi cult della Maison, interpretati dalle muse di sempre: Anna e Pat Cleveland, Karen Elson, Béatrice Dalle a Dita Von Teese.
Ma tale decisione, annunciata anche su IG dalla pagina ufficiale del brand, sebbene abbia segnato la fine di un’era e il ritiro dai giochi di uno fra i più influenti e significativi designer di tutti i tempi, non ha decretato la fine dell’omonimo brand, che a maggio 2021 ha lanciato un nuovo progetto di successo: Les Marins, una collezione creata a più mani, con Palomo Spain, Lecourt Mansion, Marvin M'Toumo, Ottolinger e Alan Crocetti. Ciascun creativo è stato invitato a visionare l’archivio della Maison e ad inventare pezzi che coniugassero il dna di Gaultier con il proprio stile, in una sorta di mesh up: il risultato è una linea di abiti ed accessori unisex ed inclusivi, un reboot dei successi dello stilista francese, fra righe colorate e distorte, quasi psichedeliche, su lunghi vestiti fascianti, accessori in pelle, dettagli cut out, corsetti ricamati.
La Haute Couture Fall 2021 ha visto invece la collaborazione con Chitose Abe, la direttrice creativa di sacai, in un sodalizio fra il minimalismo giapponese e gli eccessi Gaultieriani che si traduce in tagli asimmetrici, colori elettrici, ibridi fra alta sartoria e workwear, piumini e bomber trasformati in abiti eleganti, tatuaggi di tulle, proporzioni esagerate. Dopo Abe è stato il turno di Glenn Martens di Y/Project che ha proposto un in un tripudio di corsetti e fantasie marinare dalle atmosfere teatrali per la SS22, seguito da Olivier Rousteing. Il direttore creativo di Balmain ha portato in passerella per la FW22HC capi ispirati alla collezione SS 1994 Les Tatouages collection, al flacone del profumo Le Male e all’outfit di Madonna all’amfAR gala del 1992. Haider Ackermann, invece, per la SS23HC ha rielaborato l’archivio JPG con la sua inconfondibile eleganza sartoriale.
Difficile credere che quello di Jean Paul Gaultier sia un addio definitivo - che un uomo in grado di stupire con progetti sempre diversi ed originali, capace di anticipare movimenti come la body positivity con le sue scelte in fatto di casting e di spingere al limite la distinzione fra i generi in fatto di abbigliamento - possa semplicemente scomparire dai radar e godersi tranquillamente il ritiro dalle scene. Certo è che il suo patrimonio artistico ha avuto modo di brillare ancora una volta grazie alle nuove generazioni di designer a cui lo stilista ha passato il testimone, mentre i capi vintage sono la vera attrazione dei red carpet e delle star e ci dimostrano ancora una volta come la moda possa essere sempre attuale indipendentemente dai trend del momento.