Tutti pazzi per Dilara Findikoglu
Da Bella Hadid a Emrata, le it girl hanno una nuova stilista preferita
04 Maggio 2023
Dal delizioso abito a fiocchi di Róisín Pierce per Alexa Chung allo scenografico vestito blu notte firmato da Luar per Paloma Elsesser, passando per la silhouette da pin up di Harris Reed per Ashley Graham: lo scorso Met Gala non è stato solo un omaggio talora goliardico, talora commovente al lascito di Karl Lagerfeld, ma anche un trionfo di brand emergenti. Tra i tanti enfant prodige che hanno faticosamente guadagnato la scena sul tappeto rosso più atteso dalla moda, uno tra tutti ha avuto il benestare delle it girl più cool del momento. Cos’hanno in comune Bella Hadid, FKA Twigs, Iris Law, Lady Gaga e Emily Ratajkowski oltre ad uno stile ineccepibile curato a caro prezzo da uno staff di fedelissimi? Una passione per le creazioni di Dilara Findikoglu, la designer scelta da Emrata per l'afterparty del Met tra trasparenze ammiccanti, lingerie a vista e collane chilometriche in stile charleston. Creazioni che uniscono vittorianesimo e burlesque, icone religiose e femminismo punk, oggetti di recupero e un gusto circense, le sottoculture più radicate del nostro secolo confluiscono nelle creazioni di una stilista che ci dimostra come, in un mondo in cui tutto sembra già stato fatto, stupire sia ancora possibile.
Nata a Istanbul, Findikoglu ha studiato moda alla Central Saint Martins di Londra, dove si è laureata con lode nel 2015, ma ciò non le è valso la selezione per mostrare i suoi lavori alla presentazione di fine anno della scuola di moda londinese, dove figurano solo alcuni prescelti. Eppure ha mostrato comunque le sue creazioni, forse in un modo ancor più scenografico, mettendo su uno spettacolo di guerriglia in strada insieme ad altri alunni che come lei erano stati esclusi dall’evento. Tale spirito di anarchia ha caratterizzato intimamente le sue sfilate: la prima collezione ha avuto luogo in uno strip club, la seconda in una chiesa, in quella che il conduttore radiofonico conservatore americano Alex Jones ha definito, in segno di indignazione, un’ "orgia satanista". Il suo marchio omonimo è stato lanciato nel 2016 e ha immediatamente attirato l'attenzione degli appassionati di moda di tutto il mondo, passando presto dalla London Fashion Week alla più celebre Paris Fashion Week, e aggiudicandosi numerosi premi prestigiosi, tra cui il Fashion Scout Merit Award nel 2017 e la selezione per l'LVMH Prize lo stesso anno. I suoi lavori sono stati esposti in musei e gallerie, tra cui la Tate Modern e il Victoria and Albert Museum e hanno guadagnato un seguito di culto tra i ragazzi underground e le celebrità più intraprendenti. Lady Gaga ha definito Findikoglu "la stilista del futuro" e Kanye West in tempi non sospetti le aveva commissionato un abito per l’allora moglie Kim. Lo scorso anno Bella Hadid ha stupito tutti con il suo look da Mata Hari all’after party del Met realizzato dalla designer emergente, composto da autoreggenti, trasparenze, un corsetto in moiré turco intrecciato a mano e sontuose perline; a Paloma Elsesser è spettato un altrettanto scenografico corsetto grigio perla arricchito da maxi perle colorate, rouches e guanti di rete neri e infine anche la star di TikTok Addison Rae ha ceduto al fascino esotico degli abiti della Findikoglu. È stato il battesimo del fuoco, l’ingresso nell’Olimpo del mainstream.
Ma ormai è più che noto che un design accattivante il più delle volte non è sufficiente per restare sulla cresta dell’onda o per convertire la propria presenza mediatica in vendite. Per Findikoglu, il quid in più è un’estetica al limite tra il sacro e il profano, reminiscente dell'influenza islamica, e un’approccio al corpo e al femminismo testimone di chi ha vissuto, sulla propria pelle, le derive più estreme del patriarcato. È un messaggio che parte dalle proprie origine e si fa manifesto di una rivendicazione universale del corpo femminile, esprimendosi nella direzione creativa tramite la scelta di artisti dal gusto affine, come nel caso della campagna per la linea skimwear nel 2021 ad opera di Yorgos Lanthimos, tra spiagge alienanti e moda mare couture. Una moda impeganta che affronta anche temi sociali e politici. Ne abbiamo avuto un assaggio durante la scorsa FW, in cui le proteste in Iran per l'omicidio di Mahsa Amini hanno posto le basi per una sfilata allo stesso tempo onirica e disturbante: «Mi ha ispirato molto il modo in cui si tagliavano i capelli per strada - dice Findikoglu - Era così potente». Così ha preso i capelli e li ha trasformati in top bralette e bustier, intrecciati intorno al seno e stringere la vita del ventre. Intitolata "Not a Man's Territory", la collezione è una chiamata alle armi per le donne che hanno subito un torto, affinché rivendichino ciò che è loro di diritto: se stesse.