L'inaspettato boom delle sneaker iper-femminili
Le scarpe coi fiocchi che sfidano una industry tendenzialmente machista
05 Settembre 2023
«When a girl’s room is messy, it’s Sofia Coppola, it’s “hell is a teenage girl,” it’s Lindsay Lohan in a 2000s movie, it’s indie, it’s hot,» cita uno degli audio più quotati su TikTok. Il 2023 verrà ricordato nella storia come l’anno della rivalsa della femminilità come diritto d’espressione. Il rosa, i fiocchi, le perle e i lucidalabbra che abbiamo visto trionfare negli ultimi mesi, in passerella così come al cinema, hanno veicolato un nuovo movimento per la moda femminile attraverso colori e composizioni estremamente carini. Perché tra la dolcezza dei dettagli in pizzo e il fru fru innocente dei fiocchetti, nell’universo di brand come Blumarine, Simone Rocha, Heaven by Marc Jacobs e Molly Goddard essere adorabili è più importante che essere sexy. E sorprendentemente, il capo che più spesso veicola questa estetica sono le scarpe, non solo nel caso delle décolleté e delle mary jane, ma anche delle sneaker. Le fashion week pullulano di sneaker che potremmo definire iper-femminili, ma la cute-ification (passateci il termine) delle scarpe passa innanzitutto dai designer indipendenti, uno studio in rosa creato dalle ragazze per le ragazze, e che ha lo scopo di romanticizzare proprio quell’immaginario del secondo sesso che più è stato preso in giro negli anni, all’interno di un mondo in cui solitamente regnano gli uomini.
«Spesso ho provato a nascondere questa mia estetica perché non era accettatta nell'ambito delle sneaker,» racconta Caterina Mongillo, sneaker designer diventata virale online grazie a personalizzazioni ultra femminili di alcune edizioni limitate o di punta firmate New Balance, adidas e Puma. «La transizione verso un’estetica più femminile [nella industry delle sneaker] è stata molto combattuta perché all’inizio non era considerata credibile.» Secondo Mongillo, che ha contribuito per anni come ricercatrice e project manager da adidas e che adesso lavora come consulente freelance, oggi le sneaker iper-femminili si trovano a sfilare in passerella per merito delle subculture che le hanno amate prima ancora della fashion industry. Fino a poco tempo fa venivano snobbate dagli sneakerhead, ma adesso anche gli uomini stanno cominciando ad interessarsi ai loro design adorabili. «Faccio queste scarpe anche per ragazzi che sono nel pieno dello streetwear,» aggiunge Mongillo, «ma ai quali piace vestirsi in modo eclettico.»
A giudicare dalle ricerche online, le sneaker cute-ificate sembrano essere spuntate nella moda mainstream solo negli ultimi mesi, eppure affondano le proprie radici tra gli anni ’80 e i ’90, nello stile kawaii che si è diffuso in Giappone nel distretto di Harajuku. In Occidente, le prime a portare questo stile in passerella sono state Simone Rocha, con le ballerine ultra chunky della SS21 direttamente ispirate alla danza classica, e Rei Kawakubo alla FW21, in collaborazione con Nike per Comme des Garçons. E poi Sandy Liang, la designer del rosa e del logo a fiorellino che questa primavera ha sdoganato l’iper-femminilità anche nel gorpcore assieme alla Salomon, e ancora Kiko Kostadinov, il cui womenswear, sotto la direzione artistica di Laura e Deanna Fanning, continua a rispecchiare a pieno l’immaginario grunge-ma-grazioso della Gen Z, in una collaborazione pluriennale con Asics che sta per diventare un vero e proprio brand a sé stante. Dopo la collab di Salomon con Liang della scorsa primavera, lo stile delle sneaker iper-femminili è tornato sotto la guida di Asics durante l’estate, quando il brand giapponese ha svelato la seconda collab con la danese Cecilie Bahnesen, una rivisitazione delle GT-2160 in argento e nero arricchite da dettagli in rilievo e trame trasparenti. Lo scorso mese ha debuttato in passerella anche la seconda collab di Ganni con New Balance, stupendo gli spettatori della Copenhagen Fashion Week FW23. Con lacci ricoperti di lustrini, sneaker bianche e gialle scintillavano ai piedi delle modelle ad ogni passo, confermando uno slancio inusuale, da parte di un brand come New Balance, nato in Massachusetts e giunto alla ribalta tramite il dadcore, verso un’estetica estremamente femminile.
Dal balletcore all’ultima collaborazione di Ganni con New Balance, Mongillo conosce la storia della femminilità nella moda come le tasche dei suoi jeans. «Il contesto attuale mi influenza sempre,» spiega la designer in merito all’ascesa delle sneaker iper-femminili, sottolineando che, sebbene sempre più brand stiano effettivamente sperimentando con perle e pizzi ricamati, sono le subculture il vero punto di partenza di questo fenomeno glitterato. «Già nel 2020, a guidare il trend dell'iper-femminilità c’erano il balletcore e il cottagecore,» spiega la designer, tracciando il percorso che hanno fatto i fiocchetti rosa prima di atterrare in atelier attraverso le estetiche più famose di TikTok. «Brand come Prada e Miu Miu hanno reso la femminilità più accettabile nel settore, però ciò che lo ispira sono sempre state le subculture, le estetiche e i designer indipendenti, come Mila Sullivan, Agata Panucci, e Benulus. Loro stanno creando una community online, e secondo me è questo il vero movimento, non tanto il brand, ma le persone che ne hanno formato l'estetica.»
Oggi Mongillo personalizza fino a dieci sneaker al mese e riceve ordini da ogni parte del mondo, dal Brasile alla Corea, dagli Stati Uniti al Giappone. A prima vista, un paio di sneaker come quelle che crea Mongillo, adornate in perle lucenti, rouche di raso che ricordano la panna montata, glitter scintillanti e fiocchetti innocenti possono sembrare nient’altro che un nuovo fad, un’estetica come il balletcore destinata ad una vita effimera. Per riconoscere il bagaglio emotivo che portano le sneaker iper-femminili serve, prima di tutto e forse solo soltanto, osservare lo sguardo sbalordito di una ragazza che le vede per la prima volta. Non si tratta di un collier di diamanti, e neppure di un paio di Manolo Blahnik, eppure questi design adorabili suscitano in ognuno di noi la stessa meraviglia che si dipinge sul volto di una bambina il giorno in cui scarta un regalo che tanto desiderava. Così come in un film y2K di Lindsey Lohan, come nella cinematografia ovattata ma estremamente vera di Sofia Coppola, designer come Simone Rocha, Sandy Liang, Laura e Deanna Fanning ci mettono il rosa, ma è il fattore nostalgia quello che gioca brutti scherzi.