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C'è un limite al nude look?

I recenti look di Bianca Censori e Julia Fox hanno spinto oltre il concetto di nude look e naked dress

C'è un limite al nude look? I recenti look di Bianca Censori e Julia Fox hanno spinto oltre il concetto di nude look e naked dress

Esiste ancora qualcosa che non si dovrebbe indossare in pubblico? C’è un limite alla percentuale di pelle nuda che si può esibire? Chi ha il diritto di dire cosa sia o non sia indecente in termini di abbigliamento? Quando impareremo ad andare oltre convezioni, bigottismo e puritanesimo? Il vestito veicola ancora un messaggio che racconta di noi, della società in cui viviamo e di chi vorremmo essere o rappresenta solo un elemento per aderire all’ennesimo core? Questi sono solo alcuni degli interrogativi che affollano la mente di molti davanti all’affermarsi del nude look. Se le passerelle, da Nensi Dojaka fino a Miu Miu con i suoi no pants, lo propongono sempre più spesso, le celebrità lo adorano e si sfidano a colpi di outfit sempre più estremi, scatenando la conversazione su se esista o dovrebbe esistere un confine da non superare, specialmente quando quel tipo di abbigliamento continua anche oltre il red carpet, sulle strade delle nostre città. 

 

Il nude look nella storia recente

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Il termine "abito nudo" è entrato per la prima volta nel lessico negli anni '30 per descrivere un abito senza spalline che, all’epoca, sembrava già piuttosto estremo. Verso la metà del secolo, gli artisti e le attrici di cinema e cabaret come Mae WestMarlene Dietrich hanno perpetrando il trend, indossando audaci costumi di scena che davano un'impressione di nudità. Poi, nel 1962, il naked dress o abito illusione, come veniva chiamato ai tempi, divenne mainstream quando Marilyn Monroe optò per un abito color carne tempestato di strass che aderiva perfettamente al suo corpo per cantare Happy Birthday al presidente Kennedy. Nel corso degli anni, il nude look si è diffuso sempre più ed è passato ad indicare in modo generico un outfit che si associa alla nudità, sia attraverso l’uso di tessuti dello stesso colore dell’incarnato che mimano così la nudità o trasparenze che rendono visibili alcune parti del corpo sia attraverso spacchi e scollature abissali che espongono grandi centimetri di pelle come ad esempio il famoso abito Versace di JLo ai Grammy del 2000

 

Le celeb che lo hanno sfoggiato in passato e perché

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Mostrare il proprio corpo sul tappeto rosso rimane un modo potente per attirare l'attenzione. Lo sanno bene le tante celeb che in passato hanno fatto questa scelta. Nel 1974, Cher si presentò al Met Gala con un abito trasparente creato da Bob Mackie causando un sacco di clamore e ha continuato a sfoggiare come più preferiva il proprio corpo, compiendo un gesto che nascondeva allo stesso tempo libera espressione di sé e rivendicazione di emancipazione femminile. Un altro nuede look passato alla storia è quello di Jane Birkin che andò alla première di Slogan nel 1969 con un maglione indossato a mo’ di mini dress, senza però sospettare che risultasse così trasparente. Più o meno la stessa cosa è successa a Kate Moss con lo slip dress immortalato ad un party nel 1993. La modella, infatti, ha più volte ribadito che non aveva idea che il capo fosse così rivelatore come appariva sotto i flash dei fotografi. E che dire di Rose McGowan agli MTV Awards del 1998 con un vestito fatto solo di perline e un perizoma? L’attrice, una delle prime donne ad accusare Harvey Weinstein di stupro, ha rivelato che dietro a quello che è stato uno dei momenti più chiacchierati di sempre sul tappeto rosso c’era la rivendicazione del proprio corpo e della sessualità dopo l’aggressione subita. Tra gli altri naked moment recenti più memorabili non possiamo non citare Rihanna ricoperta di oltre 200.000 cristalli Swarovski al Fashion Icon al gala CFDA 2014; Zoë Kravitz in Saint Laurent al Met Gala 2021 e Dua Lipa in Bottega Veneta alla premiere losangelina di Barbie. Che sia per rivendicare il diritto ad esibire il proprio corpo, per attirare l’attenzione, per sovvertire il male gaze o, come Lizzo, per sovvertire gli standard di bellezza, il nude look ha ancora un forte impatto come dimostra l’abito rosa di Valentino del 2022 che lasciava intravedere il seno di Florence Pugh e ha scatenato le critiche (principalmente da parte di uomini). Pugh ha risposto alle critiche, scrivendo in un post su Instagram: "Ciò che è stato interessante osservare e testimoniare è quanto sia facile per gli uomini distruggere totalmente il corpo di una donna, pubblicamente, con orgoglio, affinché tutti possano vederlo. Essere a disagio con il corpo umano è colonizzazione/lavaggio del cervello. È solo un corpo. Ce l'abbiamo tutti."

 

Julia Fox, Bianca Censori e Doja Cat e il nude look nella quotidianità

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Il nude dress non è mai stato più popolare che in questo momento. Le ultime a aderire al trend sono stare Doja Cat, Julia Fox e Bianca Censori. Headliner del Victoria's Secret World Tour, Doja con un abito sottoveste da cui si intravedevano il corpo nudo, i tatuaggi e un minuscolo perizoma, piuttosto casto rispetto ad altri outfit visti negli ultimi mesi, ma, a detta dell’artista altrettanto scomodo. In una serie di storie Instagram in seguito cancellate, si è lamentata della costruzione dell’abito e dell’underwear: "È pazzesco quando indossi un vestito e tutta la tua vagina è fuori tutta la notte e le spalline del vestito ti tirano le tette fino alle ginocchia e tutto ciò che hai chiesto era un vestito sottoveste". La scomodità non è un requisito che sembra importante per Julia Fox, al meno osservando i tanti look bizzarri che l’hanno resa famosa. Julia Fox ha dato il via alla NYFW 2023 con set decisamente minimal, composto da un minuscolo reggiseno con copri capezzoli e un perizoma più simili a dei gioielli che a un bikini, a cui ha aggiunto un lungo trench in pelle. Se in molti avevano storto il naso quando qualche estate era andata a fare spesa in mutande e reggiseno in denim, stavolta c’è chi si chiede cosa indosserà o, meglio, non indosserà la prossima per attirare l’attenzione. Le critiche più aspre sono state, però, riservate a Bianca Censori. La nuova moglie di Kanye West sta trascorrendo parte delle vacanze in Italia, occupando social e magazine grazie a suoi look fatti di abiti inesistenti, collant e leggings color carne, top succinti indossati rigorosamente bra free, capezzoli ben visibili sotto gli aderentissimi body in lycra. Gusto personale a parte, molti hanno puntato il dito verso la donna eleggendola nemica numero uno della pubblica decenza. Il Daily Mail si è spinto oltre fino ad invocare l’arresto o almeno una multa per l’oltraggio dei suoi outfit, gridando allo scandalo. Ma è davvero il caso di farlo? Viviamo in una società fortemente patriarcale, dove il corpo delle donne è indissolubilmente legato a un’immagine sessualizzante e mercificata, votata a soddisfare il male gaze. Forse è arrivato il momento di cambiare punto di vista, ampliando in nostri confini riguardo a buon gusto, pudore e scandalo. Magari reagire con un pizzico di ironia invece che con i forconi da puritani in mano può essere un modo di aiutare la società ad interiorizzare una visione personale, libera e diversificata del corpo femminile. Attualmente, i corpi femminili sono, ancora una volta, al centro di un campo di battaglia politica e anche un nude look può essere un modo di riappropriarsi del diritto di scegliere per se stessi, diventando un simbolo di empowerment. Quindi, forse, a costo di sembrare retorici, piuttosto che scandalizzarci per Bianca Censori con i capezzoli in vista, dovremmo farlo per chi nega il diritto all’aborto e per chi si ostina a incolpare la vittima di uno stupro per cosa indossa. E un abito trasparente percepito come disturbante potrebbe trasformarsi nello strumento per una riflessione, perfino per un cambiamento verso libertà espressiva e di scelta, anticonformismo e inclusività.