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"Diane von Furstenberg: Woman in Charge" è un documentario femminista?

La vita della designer si mescola con la sua carriera e il risultato racconta un passato lontanissimo e superato

Diane von Furstenberg: Woman in Charge è un documentario femminista? La vita della designer si mescola con la sua carriera e il risultato racconta un passato lontanissimo e superato

Diane von Furstenberg ha avuto una vita da film. A uno sguardo superficiale si potrebbe dire da favola, ma non è così. Proprio per questo, vale la pena organizzarla e raccontarla, raccoglierne i materiali, renderli disponibile al pubblico. Nel processo, poi, viene fuori (sullo sfondo ma non troppo) un mondo finito, superato, che con i suoi strascichi influenza il presente ma che non si può percepire se non come altro e lontano, un'idea di femminismo diversa da quella di oggi. È questo mondo il vero protagonista di Diane von Furstenberg: Woman in Charge, il documentario sull'inventrice del wrap dress (e molto altro), in arrivo anche in Italia. E sul femminismo è impossibile non farsi qualche domanda. Ma andiamo con ordine.

Diane von Furstenberg: Woman in Charge, il documentario su Disney+

Diretto dalla regista due volte premio Oscar Sharmeen Obaid-Chinoy e da Trish Dalton, il documentario è stato presentato in anteprima mondiale al Tribeca Festival 2024 durante la serata d'apertura e  debutterà il 25 giugno su Disney+ in Italia e a livello internazionale e su Hulu negli Stati Uniti. Il film è prodotto da Fabiola Beracasa Beckman, Tracy Aftergood, Sean Stuart, Sharmeen Obaid-Chinoy e Trish Dalton. Una produzione Sutter Road Picture Company e Particle Projects/Fabiola Beracasa Beckman Media. Tra le persone che sono intervenute (insieme a Diane in persona e alla sua famiglia) a raccontarne vita e carriera ci sono Oprah Winfrey, Vanessa Friedman, Hillary Clinton. Le donne che ha vestito: quelle di potere, di iniziativa, di spicco. 

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Quella dell'inventrice del wrap dress è una storia femminista?

Il documentario, in larga parte, funziona. Scorre bene, si fa guardare, offre una grande quantità di materiale fotografico, è ben equilibrato tra i momenti tristi, divertenti, che offrono una riflessione. Le sue idee, però, così come il mondo che racconta in maniera così vivida, sono superate. La storia di una ragazza europea figlia di una sopravvissuta dei campi di concentramento e vittima di antisemitismo che sposa un principe tedesco e poi, grazie alle sue conoscenze e alla sua spigliatezza, vola negli Stati Uniti per fondare un impero dell'abbigliamento grazie all'intuizione del wrap dress è inspirazionale e può essere solo quello: non è più realistica, forse non lo è mai stata. I racconti insistiti delle sue prodezze sessuali e da tycoon, delle sue feste allo Studio 54 con i manager più libertini d'America se anche di grande intrattenimento risultano vuoti. Quando si mescolano con una malinconia non evitabile - quella che riguarda il destino della madre, l'ammissione da parte dei figli di essersi sentiti un po' trascurati - allora tutto diventa più interessante, perché più umano. Le contraddizioni vengono trattate superficialmente, ma sono la cosa più valida di tutta l'operazione. E il femminismo? Se il femminismo è ancora soldi, sesso e potere ma in mano a una donna invece che a un uomo, allora Diane von Furstenberg: Woman in Charge è una storia estremamente femminista. Altrimenti, e tendiamo versa questa opzione, è una finestra su una vita, e va benissimo lo stesso. Anzi, forse è meglio così, senza ansie di assoluto