
Jeanne De Kroon: "Il vero lusso è la connessione con la vita"
Intervista alla fondatrice del brand di ethical luxury olandese Zazi
25 Febbraio 2025
Cosa vuol dire lusso oggi? Tutto e niente. In un sistema moda alla ricerca del suo senso, e durante i primissimi giorni di Milano Fashion Week, la risposta a questa domanda sembra più fumosa che mai. Per chiarirci le idee, abbiamo deciso di intervistare Jeanne De Kroon, fondatrice del brand olandese Zazi, che si impegna nella sostenibilità e a sostegno delle donne artigiane e che presenterà proprio durante questa settimana la sua mostra, intitolata The Voice of Craft Beyond Borders e supportata da Camera Nazionale della Moda Italiana tramite Fashion Hub. Questo è quello che ci ha raccontato.
Intervista a Jeanne De Kroon, fondatrice di Zazi, che presenta la sua mostra durante la Milano Fashion Week
Qual è stata la scintilla che ti ha portato a fondare Zazi e a dedicarti all’artigianato tradizionale femminile?
Ho avuto una breve e molto poco riuscita carriera da modella nel 2012, quando il mondo era ancora poco consapevole dell'impatto della moda. Mi sono ritrovata a New York, circondata da abiti in poliestere, disconnessa dalla creatività e dal vero significato dell'essere donna. Quel periodo mi ha lasciata senza ispirazione, con il desiderio di qualcosa di più profondo, qualcosa che fosse vivo. Poi, in un piccolo villaggio del Nepal, una donna mi ha preso per mano e mi ha introdotta nel maestoso mondo dei tessuti ancestrali. Ricordo di aver guardato nei suoi occhi scintillanti mentre mi mostrava i ricami dei suoi antenati. Non parlavamo la stessa lingua, ma la sua presenza mi ha incantata. In quel momento, mi sono sentita riconnessa alla creatività, alla femminilità, a qualcosa di antico e meraviglioso. Non sapevo esattamente cosa fosse, ma sapevo che dovevo costruire qualcosa partendo da lì. Oggi, attraverso Zazi, utilizzo l'artigianato per far sentire le donne più belle, iconiche ed espressive - avvolte da storie, tradizioni e intenzioni.
Zazi rappresenta il lusso etico. Come definiresti questo concetto e come si manifesta nelle tue creazioni?
Per me, il vero lusso è la connessione con la vita. I pezzi più preziosi del nostro guardaroba non sono definiti dal prezzo, ma dalle storie che raccontano. La sciarpa della nonna, il vestito che custodisce un ricordo, gli oggetti impregnati di significato. In Zazi riportiamo questa intenzione nella moda lavorando con le più incredibili comunità artigianali guidate da donne - agenti del cambiamento che preservano le tradizioni mentre plasmano il futuro. Quando tocco i nostri capi, li sento vivi. Racchiudono silenziosamente le storie intrecciate di generazioni di donne. Questo, per me, è il vero lusso.
Come è nata la tua collaborazione con Artijaan e come contribuite alla preservazione del patrimonio artigianale afghano?
Tutto il merito va a Belinda, la straordinaria forza dietro Artijaan. È originaria dello Yemen e ha fondato questa organizzazione all'epoca della caduta di Kabul. È una delle donne più coraggiose e amorevoli che conosca, anche se lei darebbe sempre il merito alle donne afghane con cui lavora. L'Afghanistan è sempre stato un crocevia culturale, il cuore della Via della Seta, una terra di poesia, tessuti e artigianato che risalgono a secoli fa. In Occidente, il paese viene spesso ridotto a una narrazione univoca. Spero che questa collaborazione contribuisca a cambiare questa percezione, offrendo uno sguardo sulla forza, la resilienza e l’arte delle donne afghane.
E per quanto riguarda il tuo lavoro con le donne Kullvi?
Le donne Kullvi formano un piccolo collettivo ai piedi dell'Himalaya, circondato da foreste pluviali incontaminate. Un tempo il loro artigianato era profondamente intrecciato con la natura, ma col tempo la regione è stata invasa da importazioni economiche e sintetiche che hanno quasi cancellato le loro tradizioni. Per loro, la tessitura non è solo una questione di tessuti: è una pratica sacra, una lettera d’amore alla terra, agli antenati e alle stagioni. Ogni fibra con cui lavorano ha un significato. La lana viene raccolta da pastori autoctoni, lavata nelle acque dell’Himalaya e tinta con piante che riflettono i cicli della natura. Non è solo sostenibile, è rigenerativo. Lavorare con loro significa partecipare a qualcosa di senza tempo, profondamente radicato nell’amore per la terra. Inoltre, cantano le canzoni più belle e hanno conquistato il mio cuore in tanti modi.
Come hai selezionato le comunità artigianali da includere nell'esposizione The Voice of Craft Beyond Borders?
Non le ho "selezionate" nel senso tradizionale del termine - sono le donne e le comunità con cui collaboro da anni attraverso Zazi. Zazi non è mai stata incentrata su fabbriche o produzione di massa; è nata come uno spazio per le donne più coraggiose e visionarie che preservano le loro culture attraverso la bellezza. L'esposizione porta in vita le loro storie - attraverso tessuti, poesie, ogni punto e filo. Nulla è casuale. Ogni elemento di questa mostra ha un significato, dai tessuti alle parole, alle voci che si sentono nelle registrazioni. È un'esperienza immersiva dell’artigianato come linguaggio vivo e pulsante.
In un mondo dominato dal fast fashion, come pensi che iniziative come questa possano influenzare l'industria della moda?
La moda è sempre stata una storia intrecciata, un riflesso di chi siamo. Per me, l’attivismo non riguarda la colpa o la vergogna - riguarda l’incanto. Non cambiamo il mondo facendo sentire le persone in colpa; lo cambiamo ricordando loro la bellezza, la connessione e la possibilità. La vera rivoluzione non sta solo nella sostenibilità - è una rivoluzione del cuore, dello spirito, del modo in cui ci relazioniamo a ciò che indossiamo e al perché. Se questa esposizione riesce ad aprire anche solo un cuore alla magia dell’artigianato, all’idea che la moda possa essere qualcosa di pieno, ricco di anima, allora ha raggiunto il suo scopo.
Quali sono le tue prospettive per Zazi nei prossimi anni? Ci sono nuove collaborazioni o progetti in arrivo?
Ci sono tantissime cose emozionanti all'orizzonte! L'Italia, in particolare, ha accolto Zazi in modo meraviglioso, e sento che avrà un ruolo importante nel prossimo capitolo. Portare il nostro lavoro ancora più nel cuore dell’artigianato e del patrimonio culturale mi sembra un'evoluzione naturale. Ci sono collaborazioni in arrivo che non posso ancora svelare, ma restate sintonizzati: questo è solo l’inizio.
Quale consiglio daresti ai giovani designer che vogliono unire moda e sostenibilità?
Non avviate un brand solo perché volete essere sostenibili. Avviatelo perché avete qualcosa di ardente dentro di voi - una visione, una storia, una forza creativa che non potete ignorare. Poi, partendo da lì, chiedetevi: "Con chi collaboro? Come posso onorare i materiali, gli artigiani, la terra?" La sostenibilità non riguarda solo il cotone biologico: è fatta di relazioni, rispetto e creazione di qualcosa che abbia un significato oltre la superficie. Quando create con queso scopo, allora accade la magia.