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Il platform è davvero l’unica opzione creativa per le sneakers femminili?

L'ultimo drop di New Balance identifica una tendenza troppo comune

Il platform è davvero l’unica opzione creativa per le sneakers femminili? L'ultimo drop di New Balance identifica una tendenza troppo comune

Il mondo dello streetwear è sempre stato visto come uno spazio prettamente maschile, un cosiddetto boys club, in cui design e taglie femminili erano originariamente difficili da trovare, per una questione di origine culturale dei capi cardine dell’uniforme. Ora che questo universo sta evolvendo, modificando i meccanismi dell’hype e dei drop e spostandosi nel Metaverso questo status quo è cambiato soprattutto dopo la pandemia. “Più di un terzo degli utenti di StockX sono donne (2022) e la crescita degli utenti femminili continua a superare quella degli utenti maschili su StockX (2020 vs. 2021)” secondo il Big Facts Report: Brands Making Moves della piattaforma di resell per le categorie come accessori e abbigliamento, un dato che nel 2018 sarebbe stato totalmente inaspettato e che dimostra un cambiamento radicale. Quando però, emerge l’ennesimo lancio di una rivisitazione di un grande classico come le New Balance 574 in chiave femminile, la realtà torna prepotente a bussare alla porta. Nonostante i claim del brand sulla “ricerca d’archivio che consentano alla scarpa di progredire” dopo “l’ispirazione dalla collaborazione di lusso con Miu Miu”, si nota che l’unica differenza rispetto all’iconico modello maschile è l’aggiunta di un platform nelle 574+. Questo dimostra che il platform è ancora l’unica opzione creativa per i modelli femminili, e che l'esplorazione del footwear design non è ancora riuscita a raggiungere alternative con aderenza commerciale per comunicare ad un pubblico femminile. 

Continuare ad applicare un platform posticcio ai modelli iconici e già ben rodato sul mercato non può essere l’unico modo per proporre una sneaker all’avanguardia. Se brand Nike, Puma, Ivy Park e adesso anche New Balance utilizzano l’escamotage del platform per arrivare ad un pubblico femminile, soprattutto dopo il successo delle 550 e delle 530, significa che non c’è ancora spazio per la creatività nella footwear industry.  L'industria si ferma ad interpretare il bisogno fisico di “guadagnare centimetri” e dare sostegno con le calzature femminili, anzichè investigare il rapporto tra materiali e forme, come sta accadendo e da sempre accade nella sfera maschile della stessa categoria prodotto. Per provare che il platform è la soluzione facile ad un problema complesso, basta pensare alle collezioni di Puma x Dua Lipa con il modello Mayze o alle Air Jordan 1 Elevate Low, che sulla falsa riga del successo delle Air Jordan maschili ma soprattutto delle Nike Dunk ha deciso di incorporare quei centimetri in più alla suola dandogli un’aspetto arrotondato, e quindi immediatamente "cute" e più appetibile al nuovo target femminile. Il problema è che le donne che amano le sneakers, non necessariamente cercano la funzionalità del tacco, ma cercano struttura, design, ricerca, qualità dei materiali e soprattutto, un po’ di ingegno creativo. Il lavoro di creative come Melody Ehsani, la prima direttrice creativa di Footlocker Global, ha reso chiaro come per avere influenza nel mercato femminile non basti il design, ci vuole un messaggio di empowering che possa bucare la barriera tra cultura e potenziale commerciale per rendere un paio di scarpe uno strumento di autodeterminazione anzichè che l’ennesimo paio di sneakers da collezione.

Che sia tutta stata colpa del successo delle sneaker platform di dubbio gusto Alexander McQueen che nel 2014, con la loro forma arrotondata e i 5 cm di platfom - e una straordinaria somiglianza a modelli iconici come le Stan Smith - hanno dimostrato anche alle ragazze meno interessate al mondo dello streetwear che si poteva abbandonare il tacco per una variante coerente al periodo d’oro dell’hype e dello streetstyle che sfondava nel lusso? Sicuramente c’è un buon margine di responsabilità, ma il design ha anche fatto trovare al brand dello stilista visionario un forte drop di mercato dopo che il trend dello streetwear si è spostato verso il gorpcore e nel lusso ha preso un volto nuovo, il mercato si presenta sempre più trasformato rispetto a come lo conoscevano i brand quando hanno iniziato ad investire in sneakers. Dare il benvenuto nei reparti di design a shoe designer donna, che abbiano la sensibilità di interpretare bisogni in modo innovativo e convertirli in proposte pratiche ottenendo prodotti interessanti da un punto di vista tecnico ed estetico potrebbe essere la soluzione, ma significherebbe uscire dalla comfort zone della soluzione che mette d’accordo tutti, soprattutto il pubblico mainstream delle sneakers oggi, che ha un potere di acquisto più alto rispetto agli appassionati di sneaker perchè appunto è in maggioranza.