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La Scozia sarà il primo paese a garantire gli assorbenti gratis

La proposta sostenuta dall’esponente laburista Monica Lennon è legge: le autorità locali avranno l’obbligo di fornire assorbenti e tamponi gratuitamente "a chiunque ne abbia bisogno"

La Scozia sarà il primo paese a garantire gli assorbenti gratis La proposta sostenuta dall’esponente laburista Monica Lennon è legge: le autorità locali avranno l’obbligo di fornire assorbenti e tamponi gratuitamente a chiunque ne abbia bisogno

La Scozia compie un grande passo a sostegno del women empowerment: è diventata la prima nazione al mondo a rendere i prodotti per il ciclo femminile gratuiti. I membri del Parlamento di Edimburgo hanno votato all’unanimità per approvare il Period Products (Free Provision) (Scotland) Act, la legge sostenuta dall’esponente laburista Monica Lennon che durante il dibattito in Aula Lennon ha detto:

Nessuno dovrà più preoccuparsi di come trovare il prossimo assorbente. La Scozia non sarà l'ultimo Paese a consegnare la period poverty alla storia ma abbiamo la possibilità di essere il primo.

E, dopo l’approvazione di questa importante legge, definita "pratica e progressiva", ha detto al Guardian:

Questo farà un'enorme differenza nella vita delle donne e delle ragazze e di tutti coloro che hanno le mestruazioni. Ci sono già stati grandi progressi a livello comunitario e attraverso le autorità locali nel dare a tutti la possibilità di avere un ciclo dignitoso. 

Il governo scozzese era già tra i maggiori supporter della Menstrual Revolution, che negli ultimi anni è diventata sempre più forte e lotta contro i tabù (che in certi Paesi come l'India condizionano fortemente la vita delle donne) e a favore della normalizzazione delle mestruazioni e garantiva già assorbenti gratis nelle scuole e nelle università, ma con la nuova legge si spinge oltre: le autorità locali avranno l’obbligo di fornirli gratuitamente "a chiunque ne abbia bisogno"

Grazie all’impegno collettivo e, in particolare di Lennon che dal 2016 ha condotto una campagna per porre fine la cosiddetta period poverty, cioè le difficoltà economiche nel procurarsi ogni mese assorbenti e altri prodotti per il ciclo mestruale, la Scozia diventa un esempio di civiltà e di uguaglianza da seguire. Importanti nella decisione pare siano stato i dati di recenti sondaggi. Come lo studio di Plan International Uk che dipinge un quadro sconvolgente: il 10% delle ragazze tra i 14 e i 21 anni ha dichiarato di non potersi permettere gli assorbenti, il 15% di aver fatto fatica ad acquistarli e il 14% di averli chiesti a un'amica perché troppo cari. Simili anche le cifre riportate dalla BBC: se si considera che il ciclo medio di una donna dura circa 5 giorni, il costo in assorbenti si aggira intorno alle 8 sterline al mese, e circa il 25% delle studentesse (in età scolare o di università) dichiara di avere difficoltà economiche ad acquistare assorbenti, mentre 10% delle giovani in tutto il Regno Unito hanno dichiarato di non essere in grado di acquistarli del tutto. A tutto questo si aggiunge il problema è lo stigma sociale. Le mestruazioni sono l’ultimo tabù: oltre il 70% delle ragazze sotto ai 21 anni dichiarano di sentirsi fortemente imbarazzate a comprare assorbenti in luoghi pubblici come supermercati o farmacie.

La situazione è stata ulteriormente aggravata dalla pandemia. Secondo il Guardian, infatti, in tutto il Regno Unito, dall’inizio della crisi sanitaria la richiesta di prodotti mestruali gratuiti è cresciuta di sei volte rispetto a prima, tanto che numerosi pub e ristoranti scozzesi, come iniziativa individuale, hanno iniziato a fornire gratuitamente gli assorbenti.

Come si comporta il resto del mondo? Se ora la Scozia ha destinato circa 9,2 milioni di sterline (circa 10,3 milioni di euro) affinché assorbenti e tamponi siano resi disponibili anche nelle società sportive, dalle autorità locali e attraverso le associazioni di beneficenza in maniera ragionevolmente facile e con ragionevole discrezione a tutte le donne che li richiedano, anche diversi altri paesi hanno già abbassato o eliminato le tasse sui prodotti mestruali. In Francia la tampon tax è stata ridotta nel dicembre 2015, scendendo dal 20% al 5,5%; in Belgio è passata dal 21% al 6% nel 2018. C’è anche chi ha azzerato del tutto la tassazione come hanno fatto, ad esempio, Irlanda, India, Giamaica, Libano, Nicaragua, Nigeria e Tanzania. 

Purtroppo, alle soglie del 2021, l’Italia si distingue ancora una volta per la sua visione retrograde e discriminante nei confronti delle donne. Da noi, la tampon tax è pari al 22%, la stessa applicata ai generi di lusso. Assorbenti, tampax o coppette vaginali non sono considerati beni essenziali, come se il ciclo fosse un optional e non qualcosa di fisiologico.

Ogni mese spendo circa otto euro in assorbenti. Ho un flusso abbondante (per non parlare delle perdite premestruali) e i 18 pezzi di una confezione non mi bastano mai. Nella mia vita ho usato anche tamponi interni e pure quelli costano parecchio. Su ogni confezione pago come tutte l’iva, quella sui prodotti sanitari femminili, che è pari al 22 per cento. L’assorbente, il tampax o la coppetta vaginale non sono considerati beni essenziali. Non sono come il pane o un giornale, secondo lo stato italiano.

Scriveva Igiaba Scego in un’interessante ed acuto articolo di qualche anno fa su Internazionale, ricordando a tutti come anche in Italia il ciclo sia ancora considerato un tabù e un parametro di disuguaglianza di genere.

Lo scorso anno, un gruppo di parlamentari aveva provato a invertire la tendenza proponendo di applicare una tampon tax del 5% per far evitare alle donne di sborsare cifre notevoli per comprare qualcosa di realmente indispensabile, ma la maggioranza di governo ha deciso che dovesse rimanere fissa al 22%. La richiesta per un intervento incisivo che cambi lo status dei prodotti legati al ciclo non si ferma. Ad esempio, l'Università Statale di Milano, primo ateneo italiano a decidere un tale provvedimento, ha introdotto di distributori di assorbenti a prezzi calmierati; mentre le associazioni WeWorld e Onda Rosa, convinte che la tampon tax sia una vera e propria forma di violenza economica contro le donne, tornano a chiedere al Parlamento la riduzione dell'Iva dal 22% al 5% sugli assorbenti.