Il fondo sovrano norvegese investe in società con almeno il 30% di donne nei loro CdA
Un nuovo passo verso la parità di genere che avrebbe risvolti positivi anche sul fronte dei ricavi
18 Febbraio 2021
Il fondo sovrano norvegese intensifica il suo impegno verso la diversity e la parità di genere. Tra gli obiettivi che si è prefissato di raggiungere entro il 2022 c’è, infatti, quello di colmare il divario esistente tra uomini e donne sul posto di lavoro, investendo in società con almeno il 30% di donne nei loro consigli di amministrazione.
Siamo davvero convinti che quanto maggiore è la diversità di genere all’interno dei consigli tanto più creative saranno le soluzioni individuate per la gestione delle aziende, con migliori innovazioni e soluzioni.
Ha dichiarato Carine Smith Ihenacho, responsabile governance e compliance dell’ente finanziario della banca centrale di Oslo, confermando, secondo Reuters, quanto si legge in un documento interno che detta le linee guida per la sua politica di investimento dei prossimi anni.
Istituito negli anni ’90 per investire all'estero i ricavi del petrolio e del gas del paese, il fondo è cresciuto fino ad arrivare a detenere partecipazioni in circa 9.200 aziende sparse in tutto il mondo, con l'1,5% di tutti i titoli quotati in borsa. Per questo, considerato il suo peso al livello globale, la nuova decisione potrebbe avere un forte impatto sulle politiche di molte società, avviando un vero e proprio cambiamento di prospettiva che potrebbe incidere in maniera positiva anche sui ricavi. La teoria del fondo sovrano norvegese è che le imprese impegnate nella gender diversity siano dei buoni investimenti non solo eticamente, ma anche economicamente. In particolare, una percentuale di donne inferiore al 30% significa che "si sta reclutando in modo troppo ristretto i membri del CDA e non si ha una visione chiara dell’intera gamma di background e competenze necessarie per essere efficaci".
Come garantire le pari opportunità e promuovere l’equilibrio di genere è diventato uno dei temi più discusso degli ultimi tempi. Nonostante ci sia ancora molto da fare, qualche piccolo segnale c’è. Nel 2020, ad esempio, secondo un rapporto stilato da Nextail, la presenza femminile tra gli amministratori delegati della fashion industry è cresciuta di quasi il 100%. Vi state chiedendo quale sia la situazione attuale in Italia? Nel nostro paese la parità di genere è regolamentata dalla Legge Golfo-Mosca, che prevede che tutte le società quotate debbano avere nei loro board una quota di donne non inferiore al 40% (nella versione originaria approvata nel 2011 si parlava del 20%).