Da dove arriva la passione per il decluttering
Un trend che ha conosciuto una nuova popolarità con il lockdown, come racconta Armadio di Grace
17 Marzo 2021
Vivere così a lungo la casa, durante il lockdown, ha permesso di scoprire a molte più persone la vera importanza che questo luogo ha per noi, quanto sia connessa alla nostra vita e quanto questa influisca sul nostro mondo interiore.
Basterebbero queste parole per spiegare almeno in parte il popolare ritorno di un fenomeno che non ha nulla di nuovo. Erika Lombardo, meglio conosciuta come @armadiodigrace, è una delle professional organizer più seguite in Italia, un percorso iniziato con un blog, che ha riscosso un enorme successo su Instagram - dove Erika vanta oltre 300 mila follower - e culminato in un libro, La Casa Leggera, uscito la scorsa estate. La filosofia di Erika è semplice e per questo molto efficace, e si potrebbe riassumere in un mantra che dice: non serve più spazio, ma solo meno cose.
Lombardo ha sempre dispensato consigli e suggerimenti su Instagram, in quel suo feed così ordinato e cromaticamente armonioso che ti fa sentire in colpa per la felpa lasciata sulla sedia due giorni fa, così come ha sempre fornito consulenze private, ma dall'inizio della pandemia c'è stato senza dubbio un cambiamento, una maggiore attenzione verso il decluttering e l'organizzazione degli spazi in generale, una pratica che è diventata parte della quotidianità di molti, se non tutti. Potrebbe essere semplicistico ricondurre il successo del fenomeno e di questa nuova mentalità volta ad alleggerire e riordinare al tempo passato in casa in questi ultimi mesi, ma i vari lockdown hanno effettivamente cambiato il modo in cui guardiamo e viviamo la nostra casa.
Le persone mi contattano perché non riescono più a godersi la loro casa, non riescono più ad avere il controllo su di essa e, di conseguenza, lasciano andare finché poi capiscono che l’aiuto di un professionista faciliterebbe le operazioni per raggiungere il risultato. Inoltre, fare decluttering in autonomia non sempre è così semplice e il supporto di un professionista, anche in questo caso, fa la differenza, ha raccontato a nss G-Club Erika Lombardo.
Abbiamo passato una quantità di tempo a casa come forse non ci era mai capitato prima, in un confinamento forzato che ha dilatato il tempo, ma non gli spazi, e che ha fatto sì che in parte ci sentissimo schiacciati da quelle quattro mura che ci circondavano; mentre dall'altra abbiamo avvertito forte l'esigenza di cambiare e di riorganizzare, trovando invece spazio per ciò che è diventato essenziale in questa nostra nuova normalità. Si discute da sempre di una correlazione tra ordine fisico e ordine mentale, un assunto secondo cui vivere e lavorare in un ambiente ordinato e spazioso aiuterebbe a trovare anche un ordine nella nostre mente e a placare le nostre ansie, impresa non facile di questi tempi. Per molti dunque il momento del riordino e della pulizia rappresenta un momento per sé stessi, per ritrovare la propria pace interiore, un concetto da sempre associato alle filosofie orientali, e perfettamente incarnato nel volto di Marie Kondo, prima vera testimonial globale di questo trend. Il volume di cui Kondo è autrice, uscito ormai più di dieci anni fa, diede il via al fenomeno decluttering in tutto il mondo, introducendo un metodo che oggi è stato in parte rivalutato e rivisto.
Non è un caso, comunque, che una nuova app dedicata al second-hand, lanciata in Italia all’inizio dell’anno, sia stata presentata con una narrazione ben precisa, che ruota attorno all’atto di liberare l’armadio e fare spazio, piuttosto che sui guadagni che l’app potrebbe portare. La stessa introduzione di Vinted nel mercato italiano dimostra che esiste un terreno fertile per il successo di tutto ciò che è dedicato al vintage, all'usato, a tutto ciò che non vogliamo più vedere in casa e che preferiamo vendere ad altri. Il successo dell'app, così come di Depop o Vestiaire Collective, va di pari passo alla diffusione di una nuova mentalità - non è ancora chiaro se duratura o destinata a scemare - orientata verso sostenibilità e la costante ricerca di alternative green ai brand mainstream e alle grande catene. Si è diffuso un approccio più minimal verso il nostro guardaroba, che deve farsi contenitore di capi che indossiamo veramente e con frequenza, e quella stessa consapevolezza, il fatto di sapere esattamente cosa abbiamo nell'armadio, è un elemento chiave per comprare di meno o comprare meglio. È d'accordo anche Erika, che dice: "Credo che avvicinarsi all’essenzialità sia un'esigenza dettata dall’eccessivo consumismo che ci porta via via a riempire le nostre case di oggetti più o meno utili ma che, a lungo andare, alimentano lo stress."
I social, tanto Instagram quanto TikTok e YouTube, sono stati un veicolo fondamentale per raccontare il mondo del decluttering. Negli Stati Uniti, soprattutto, vanno pezzi per contenitori, etichettatrici, frigoriferi perfettamente riforniti e organizzati, - vedere la cucina di Scott Disick per credere - video e immagini che regalano una certa soddisfazione visiva grazie a spazi simmetrici e armonicamente colorati. Alle due closet organizer di The Home Edit, con oltre 5 milioni di follower su IG, Netflix ha dedicato persino una serie, ma è un proliferare continuo di immagini di armadio immacolati, dispense perfettamente organizzate, cassetti del bagno e della cucina con divisori e item ordinati.
Erika sembra non ha dubbi sulla costante crescita del decluttering, "Con il tempo, questa professione può acquisire maggior rilievo: più persone ne parleranno, più si diffonderà e più persone potranno godere dei benefici dell’organizzazione”.