Raffaella Carrà: i migliori look dell'icona della tv e della musica italiana
Dal famoso caschetto biondo agli audaci outfit con l’ombelico scoperto
18 Giugno 2024
Raffaella Carrà non era solo uno dei volti più riconoscibili della televisione italiana, è stata l’unica vera icona pop (insieme a Mina) mai esistita nello showbiz del Belpaese. Eclettica come nessun’altra, era presentatrice, cantante, attrice, soubrette, ma anche sex symbol, femminista, icona gay, l’unica capace di scandalizzare i benpensanti degli anni ‘70 mostrando l’ombelico in tv, influenzando e liberando così il modo di vestire di un’intera generazione.
Nata a Bologna il 18 giugno 1943, Raffaella Maria Roberta Pelloni nel corso della sua carriera ha fatto di tutto, mostrando un talento eclettico. Da bambina il suo grande sogno era diventare una coreografa di balletti classici, così a 8 lasciò la riviera romagnola, per proseguire studiare presso l’Accademia Nazionale di Danza e poi al Centro Sperimentale di Cinematografia. A soli sette anni ha debuttato come attrice nel film di Mario Bonnard Tormento del passato e, cresciuta, ha lavorato in alcuni film accanto a Mario Monicelli e Frank Sinatra. Anche se danza e cinema sono stati i suoi primi amori, fu la tv, con i grandi varietà Rai nei seventies come Canzonissima, a portarle il grande successo.
Ho ballato come nessuna aveva mai osato, ho rotto gli schemi, ho inventato lo show. In Rai erano sconvolti e, il giorno dopo, anche mia madre mi ha chiamato per chiedermi se ero veramente io.
Raccontava la show woman nella biografia scritta da Roberta Maresci, descrivendo l’effetto dirompente del su Tuca Tuca. In un’intervista di qualche anno fa, ricordando il look scelto per ballare la hit e composto da crop top e pantaloni a zampa, ha detto:
Il mio ombelico nudo veniva fuori da un completo studiato da un costumista della Rai. Ora non ne ricordo il nome. Ma le ragazze d'estate già giravano così, con la pancia scoperta e i pantaloni lunghi. Io non mi sono fatta problemi a farlo vedere in tv. Ero libera. Anche i colpi di testa erano il segno della libertà dalla lacca, dalle sovrastrutture, dalla rigidità. Io ero così, senza costrizioni.
Quel senso di libertà, Raffa lo ha sempre ostentato con estrema naturalezza, cantando canzoni che ora infiammano il dancefloor e sono immancabili in ogni playlist nostalgica. All’epoca nessuno se ne accorgeva, ma tra ritmi latineggianti e testi apparentemente easy, la Carrà parlava di amore libero, inclusione, LGBT ed empowerment femminile. Tanto che per The Guardian, Raffaella Carrà è stata "la popstar italiana che ha insegnato all’Europa la gioia del sesso" e "un'icona culturale che ha rivoluzionato l'intrattenimento italiano". Qualche esempio? In Pedro Pedro Pedro cantava di una signora matura alla ricerca di un giovane amante a Santa Fe; in Luca si nascondeva una storia di outing o coming out; mentre Tanti Auguri è un inno al sesso e alla sessualità.
Nemmeno anni di miniquiz televisivi all’ora di pranzo, conteggio dei fagioli, ricongiungimenti con i parenti sperduti in America Latina e uso smodato di spalline imbottite, sono riusciti ad appannare la sua immagine, ma, anzi, l’hanno amplifica, trasformandola in un’icona internazionale inarrivabile. Bastava uno sguardo distratto per riconoscerla: minuta, con la vita sottilissima, la coscia "romagnola", il sorriso contagioso e quel caschetto inconfondibile che agli esordi era castano, poi rosso e infine, biondo. L’hairstyle che diventò la sua vera firma beauty venne creato quasi per caso dal parrucchiere Cesare Vergottini. Basta con le cotonature che andavano tanto di moda, il nuovo must-have era un carré molto geometrico e liscio che dietro alla nuca ricreava la forma di una "V". Il debutto avvenne nel programma Io Agata e tu del 1969, ma fu la versione luminosa e biondissima di Canzonissima, che si spettava e poi tornava perfetto anche mentre Raffa si dimenava sulle note del Tuca Tuca, a entrare nella storia.
Avevo il complesso dei capelli ricci. Poi arrivò Vergottini, me li taglio e li stirò. Mi ha salvato. - Ricordava l’artista nella sua biografia del 2013 - La mia teoria è che devi essere riconoscibile ma nello stesso tempo devi cambiare e rinnovarti poco a poco.
Risultato? Raffaella Carrà aveva trovato nel bob il suo tratto distintivo, un taglio rivoluzionario, versatile che tutte volevano copiarle perché era facile da rinnovare accorciando le lunghezze fino alla mandibola o aggiungendo la frangia.
A fare da contorno al famoso caschetto c'erano un amore per cat-eye e smokey-eyes, ma, soprattutto una serie di look eccentrici e bling bling fatti di body sgambati, tutine in lycra, minigonne indossate con calze nera ultracoprenti, tailleur con blazer dalle spalle imbottite, lunghi abiti da sera ricoperti di paillettes, volants e maniche a sbuffo.
Il regista spagnolo Pedro Almodovar, da sempre grande fan della Raffa, una volta ha detto: "Raffaella Carrà no es una mujer. Es un estilo de vida". Amen!