Victoria De Angelis è la forza motrice dei Måneskin
Futura icona della musica italiana, libera, cool e rock’n roll
28 Aprile 2023
Quando è poco più che adolescente, al liceo scientifico J.F. Kennedy di Trastevere, due spiriti affini si incontrano, trovando il partner giusto con cui fondare una band. Una dei due è Victoria De Angelis, classe 2000, mamma danese e papà italiano, vuole suonare musica metal, dura, spigolosa e per questo la prima volta che sente cantare Damiano David lo scarta perché troppo pop. Con il suo compagno di musica Thomas Raggi ci ripensa, lo sceglie e con l’arrivo di Ethan il cerchio si chiude. Manca solo il nome, che è sempre lei a suggerire: Måneskin, cioè chiaro di luna in danese.
L'avventura a X-Factor
Quando si presentano ai provini di X-Factor i quattro giudici non hanno dubbi: hanno di fronte degli hit makers stilosissimi, merito sempre di Vic che curava i look del gruppo prima di Nick Cerioni, stylist dall'abilità tagliente nel rendere concreta l'anima ribelle del gruppo in outfit da standing ovation. Il resto è una storia in divenire.
Verso le stelle
Victoria De Angelis è la leader della sua band, i Måneskin, che ha portato con grinta e decisione da suonare per le strade di Roma a vincere l’Eurovision Song Contest, fino a dominare la classifica di Spotify e calcare il palco dei Rolling Stones. È lei a dettare il ritmo degli astri nascenti del rock che tutti vogliono, da Jimmy Fallon a Ellen DeGeneres fino ad Alessandro Michele, che li fa sedere nel front row nella sfilata di Gucci a fianco di star internazionali come Miley Cyrus e Billie Eilish. Se i fan sciorinano i versi di Mammamia come il mantra definitivo del rock’n roll è perché Victoria, Damiano, Thomas ed Ethan hanno ribaltato ogni pronostico negativo dimostrando che "Why so hot? / Cause I’m italiano" è possibile. E pensare che fino ad un paio di anni fa la maggior parte della gente guardando quei quattro ragazzini un po’ freak storcevano il naso, pronti a scommettere che si sarebbero rivelati l’ennesima "the great rock’n’roll swindle made in Italy".
I messaggi di Victoria e dei Maneskin
Scardinare i cliché. I Måneskin lo fanno da sempre. Semplicemente suonando la loro musica, vestendosi come vogliono e parlando apertamente di liberazione sessuale, eteronormatività, diversity, inclusione e disagio mentale. Victoria si apre su questi temi a Elle:
Gli stereotipi ci fanno sentire sbagliati, da piccola mi facevano tanta rabbia. Ora sono più serena, forse perché ho imparato a circondarmi di persone aperte. Soffrivo di certe rigide distinzioni tra maschile e femminile: a sei anni avevo proprio il rifiuto per tutte le cose da bambina: facevo skate, tenevo i capelli corti, mi vestivo da maschio. Non indossavo gonne, non perché non mi piacessero, ma per reclamare la chance di essere me stessa. Il rock ha incarnato quello slancio di libertà.
La libertà passa dal look
Una libertà che parla di empowerment, self-confidence e passa anche dagli outfit, i seni nudi o i selfie. Giocare con la propria immagine, mescolando maschile e femminile, look trasgressivi e immagini acqua e sapone è un modo, per quanto indiretto, molto efficace per sottolineare che femminismo è sinonimo di parità fra i sessi e che, per quanto vedere l’affermarsi di "una donna forte sia un bel segnale, ci sono spazio, e bellezza, in ogni stato d’animo o condizione." Continua De Angelis a raccontarsi senza filtri al magazine, dalla bisessualità agli attacchi di panico:
Per la società essere eterosessuali è la norma e quindi spesso uno si incasella automaticamente in quel modo privandosi della libertà di vivere molte sfumature e sfaccettature diverse dell’amore. Una volta superata l’insicurezza iniziale di dover mettere in discussione le proprie certezze ho vissuto la mia sessualità in maniera molto naturale e libera, come dovrebbe poter essere per tutti. C’era qualcosa di rotto in me e non sapevo come ripararmi. Prima me ne vergognavo, ora non ho più bisogno di nasconderlo.
Lo stile
La prima a indirizzare la band verso gli outfit dal sapore vintage, che sembrano usciti dalla copertina di un vinile degli anni ’70 o dalle passerelle di Hedi Slimane, è stata Victoria. Prima che Nick Cerioni e Alessandro Michele arrivassero ad affinare ulteriormente un’estetica che, contro ogni previsione, è uscita dalle borgate romane per conquistare States ed Europa a colpi di eye-liner glitterato e jumpsuit attillate. Il look e l’attitudine dei Måneskin è il risultato di un mix barocco di elementi presi dalla storia del rock’n roll, da icone come Mick Jagger, Jim Morrison, David Bowie o Iggy Pop, con un focus speciale sulla sua deriva più glam nella quale maschile e femminile si fondono per abbracciare uno stile genderless lontano da ogni stereotipo di genere. Quello dei Måneskin è un guardaroba condiviso fatto di essential stampe animalier, corsetti, camicie bohémien, top cropped, pantaloni in pelle o a zampa, trasparenze, body fetish, calze a rete, stivaletti, dark lipstick e smokey eyes. Tutti elementi che si rinnovano ad ogni video e ogni live performance, con una deriva che sembra sempre più orientata in una sorta di eccentrico e ricercato tailor made by Gucci per interviste a dailywear e fetish punk alla Vivienne Westwood anni ’70 per i look on stage. Se Damiano, con le sue calze a rete e i body, è il componente che attira la maggior parte degli sguardi, quella che ne incarna meglio il mood ribelle, aggiungendo una nuova componente di empowerment, è Vic. Si moltiplicano in rete gli scatti che ritraggono la bassista con completi sartoriali indossati sulla pelle nuda, maglie in rete, bralette trasparenti e pantaloni dalla vita così alta da diventare un bustino che lascia libero il seno, coperto solo da x di nastro adesivo nero. Un po’ riot girl nineties, un po’ punk seventies e un filo femen anni 2000. Bellissima, cool e libera di essere semplicemente se stessa.
Le references
Ammira lo stile di Harry Styles e la libertà espressiva, camaleontica, di Lady Gaga, ma da piccola l’idolo di Vic era Avril Lavigne con il suo mix di musica e outfit pop-punk. Crescendo i suoi gusti sono diventati sempre più ricercati e raffinati. A chi oggi le chiede quale sia la sua maggiore fonte di ispirazione risponde quasi sempre Kim Gordon, l’iconica bassista dei Sonic Youth:
In quegli anni il rock era un mondo maschile, lei se n’è sempre fregata, ha mandato all’aria ogni stereotipo di bellezza, nel suo modo di stare sul palco c’era qualcosa di aggressivo, sguaiato, ma ha conquistato migliaia di persone attraverso il suo strumento.
Un esempio di coolness anni ’90 fuori e sul palco ancora oggi copiatissimo, ma certo non l’unico. Osservando i look di Victoria si possono facilmente riconoscere le influenze di musiciste e bassiste donne iconiche: da Tyna Weymouth dei Talking Heads a Kim Deal dei Pixies; da Melissa Auf de Maur delle Hole e degli Smashing Pumpkins a Roberta Sammarelli dei Verdena; da Suzi Quatro con le sue jumpsuit in pelle e gli stivali con la zeppa ai piedi fino a a The Slits, seminale girl band punk anni ’70. Se volete approfondire le references di Vic, il nostro consiglio è di aggiungere alla vostra reading list Clothes, Clothes, Clothes. Music, Music, Music. Boys, Boys, Boys: Viv Albertine, il memoir della chitarrista di The Slits e Kim Gordon: No Icon e Girl in a band, scrapbook e autobiografia dell’iconica bassista americana.