Essere Mariacarla Boscono
Intervista alla modella poliedrica che si interpreta ogni giorno
03 Gennaio 2022
"Le modelle come me, sono modelle che hanno il cosiddetto fattore personality più che il fattore beauty". Così, sotto le luci soffuse del Ronin all'evento lancio della collezione K-Way by Mariacarla Boscono, ha inizio la nostra conversazione intensa, sentita e aspirazionale con la modella di fama globale. In occasione del lancio della sua seconda capsule collection per il brand, ispirata a un paradiso invernale in cui liberare i sensi e essere se stessi, Mariacarla Boscono ha accettato di dirci qualcosa di più sul suo processo creativo. Raccontando di dettagli tra moodboard e difficoltà, è emersa la sua personalità camaleontica, emotiva ed empatica, che parla con profondo trasporto del suo passato, della sua relazione con le donne della sua vita e con il conformismo dilagante della società attuale.
Attiva dal 1996, mamma e donna senza limiti, Mariacarla si è raccontata a tutto tondo in questa intervista, da leggere per scoprire qualcosa di più sulla una figura che sceglie con cura quando e cosa dire, ma soprattutto come dirlo.
Quanto conta la personalità nel tuo lavoro?
La personalità per me conta moltissimo: Naomi e Kristen Mcmenamy ad esempio non si prendono mai sul serio, sono funny, e per me è fondamentale soprattutto per chi fa questo lavoro. Per tantissimi anni quando qualcuno mi riconosceva rimaneva stupito di quanto fossi simpatica. Questo perchè ho creato intorno a me un'aura di distacco, che comunque riesce a cadere nel momento dell'interazione. Penso sia bellissimo che un personaggio, almeno per me, non sia palpabile: oggi siamo bombardati 24 ore su 24 da volti di icone e celebrities e quando li vediamo al cinema o sulle passerelle diventano meno credibili. Chi mi guarda dall'esterno ha una concezione di me che non esiste, che rende per me "interpretare mariacarla" ancora più interessante che "essere Mariacarla". Parlo poco, faccio poche cose che seleziono a seconda di quello che per me ha senso fare, ed è questo che le rende speciali, come la collaborazione con K-Way.
Cosa ti ha spinta a collaborare con K-Way?
Chi non è nato con la mamma che ti allaccia il K-Way? Il brand mi ha colpito, lo indossavo da bambina e mia mamma lo acquistava per me e io lo acquisto ora per mia figlia. Il gesto dell'allacciare la giacca antivento è un rituale che vive d'amore materno. Disegnare la collezione è stata un'ulteriore challenge per interpretare Mariacarla anche nella veste di designer.
Disegnando un anti-vento lontano dalla concezione dello ski-wear sono riuscita ad esprimere la mia voglia di liberare le donne dalle occasioni d'uso e dalle etichette: con la tuta da sci puoi e devi andare a sciare, ma allo stesso tempo puoi scegliere di essere la donna che vuoi: personalmente mi vedo indossare la tuta passeggiando sui tacchi per la 5th avenue, andare da Balthazar a fare brunch e sfilarmela all'ingresso rivelando un outfit da paura. Quello che mi ispira di più in assoluto è come mettere insieme le diverse tipologie di donna, e nella scelta del colore ho incanalato questo desiderio optando per una shade che si sposasse con tutte le carnagioni, un tono neutro che da la possibilità di colorare la ski suit a chi la indossa, non il contrario.