Il valore del monologo di Lorena Cesarini
Strategico o necessario? Due punti di vista interessanti di creator black da Instagram
03 Febbraio 2022
Nello scenario pop del Festival di Sanremo, le polemiche sono all'ordine del giorno. Tra sessualità, genere, fiori sessisti ed il brusio di fondo di un'evento collettivo che tira in ballo una valenza culturale che cerca di imporsi da tempo a rappresentanza del paese, ieri sera Lorena Cesarini ha portato sul palco la tematica del razzismo. L'attrice ha esposto un punto di vista unico e al contempo condiviso da molti ragazzi e ragazze italiane, nati in un paese dove nonostante la sensibilizzazione sul tema troppo spesso avvengono ancora atti che mancano di rispetto ad individui black soltanto per il colore della pelle. Alla domanda che si pone a fine discorso "Perché c’è chi si indigna per la mia presenza su questo palco?" risponde leggendo i passaggi de "Il razzismo spiegato a mia figlia" e i commenti negativi ricevuti in seguito all'annuncio della co-conduzione della serata al fianco di Amadeus.
"Succede che a 34 anni scopro che non è vero che sono una ragazza italiana come tante. Io resto nera. Fino ad oggi nessuno aveva sentito l’urgenza di dirmelo. Invece certe persone l’hanno sentita."
Così l’attrice di Suburra introduce i commenti razzisti pubblicati sui social network nel commentare la sua presenza a Sanremo: "È arrivata l'extracomunitaria" o "L'avranno chiamata per lavare le scale" sono due dei di commenti proiettati sullo schermo mentre parla.
"Un pochino all’inizio, lo ammetto, ci sono rimasta male. Non ci ero abituata. Poi mi sono arrabbiata, infine mi è passata. Ma mi è rimasta dentro una domanda: perché? Perché alcuni sentono la necessità di scrivere certe cose sui social? Perché c’è chi si indigna per la mia presenza su questo palco?"
Ha continuato, mandando un chiaro messaggio al pubblico di una TV generalista non abituato ad ascoltare discorsi di questo tipo. Una generazione più giovane, più "woke", attenta alle tematiche sociali e che vive in prima persona tramite un tessuto sociale in costante cambiamento, più inclusivo e a favore della diversità, può forse stupirsi di fronte alla semplicità con cui in discorso è stato introdotto, dimenticando che in prima serata su Rai Uno difficilmente si parlerà mai di politica o si ergeranno manifesti radicali. Il punto di vista di @djarahkan e @naomidimeo hanno fatto però fare un passo indietro, col dito puntato al perbenismo Rai, evidenziando come parlare di razzismo in Italia in modo emotivo, prima di dare un giudizio critico sia necessario eccome, e soprattutto farlo per aprire gli occhi a chi quotidianamente non subisce la violenza di un paese in cui il discorso razzista è radicato, è la strada migliore. La contributor de L'Espresso Djarah Kan racconta su IG Stories:
"Non siamo tutti uguali. Non risolveremo i nostri problemi di discriminazione e sfruttamento tenendoci per mano e abbracciandoci. Ma la purezza e l'ingenuità di Lorena Cesarini mi ha comunque spezzata in due. La voce in pasta di mandorle nel silenzio di una platea di bianchi ricchi e strafottenti, il suo corpo che non riesce a stare fermo per il nervosismo e il peso di quelle parole. Ogni cosa detta, per quanto non condivisibile era comunque preziosa. Non sarà perfetta, ma era vera. E in quel gesticolare da bambina ho percepito in maniera potente tutta la difficoltà che una persona nera prova a stare ferma in un posto senza chiedere "posso?" oppure "scusa". Bisogna essere generosi per offrire in pasto a questo Paese la propria fragilità, ma soprattutto la propria pazienza."
Sottolineando come il razzismo e l'essere black sia un'esperienza universale ma differenziata tramite aspetti strutturali dell'esistenza, Djabah fa luce su come interpretazione e percezione della tematica varino sulla base della provenienza sociale, della collocazione geografica nel paese, o semplicemente nell'accesso alle esperienze capaci di formare un'opinione critica per gli afro italiani. E piuttosto che criticare Lorena, aggiunge:
"Lavoriamo affinchè le lacrime dei neri italiani non siano più necessarie a giustificare la nostra esistenza. Che forse è più costruttivo di "io avrei detto così".
Anche @naomidimeo, creator che si definisce "Attivista per necessità e scrittrice per amore", ha avvalorato le parole di Cesarini con delle IG Stories direttamente dopo la serata, che hanno visto nella spontaneità e gentilezza dell'intervento la canalizzazione di un sentiment condiviso da chi con il proprio colore della pelle e come la società lo vede fa i conti tutti i giorni.
"Per la prima volta mi sono rivista in TV. Necessario, non ci sto credendo, è successo davvero, l’ha detto. E' stato bellissimo vedere Lorena ieri parlare del tema, senza uomini ad interromperla o altri simboli legati alla politica o altro ad accompagnarla. IN un paese che lascia questi discorsi in mano a magheggi politici per alimentare l'odio razziale, vedere questa attenzione in TV è già un traguardo. In Italia con questi temi bisogna partire dalle basi. Punto."
Sono state numerose anche le polemiche che hanno ipotizzato l'utilizzo tokenistico di Lorena come "strumento per fare audience" componente di una strategia per tenere alti gli ascolti e creare un po' di buzz mediatico. L'attrice è stata anche accusata di vittimismo in modo completamente innecessario. Naomi, a questo risponderebbe con la frase: "acknowledging yourself as a victim is not making yourself a victim" dell'attivista Lisette Lombè, letteralmente tradotta in: "riconoscerti come vittima non fa di te una vittima", tutelando le parole dell'attrice di Suburra con la comprensione e l'empatia che il suo discorso voleva appunto generare.