La differenza tra sentirsi ed essere soli dopo la pandemia
Abbiamo chiesto alle psicologhe di Oratio di aiutarci a definire il sentimento
09 Marzo 2022
Dopo il mese degli innamorati, la festa della donna e le tonnellate di contenuti proposti e consumati sul tema, sono emerse tante opinioni riguardo alle coppie, allo status "single" e al ruolo della solitudine oggi. Vista sia come libertà o forma di restrizione, la parola stessa definisce un individuo “solo”, ma non ne contestualizza lo stato d'animo. Da una recente ricerca del BMJ è emerso che ad oggi, dopo la pandemia, ⅓ della popolazione nei paesi industrializzati vive esperienze di solitudine profonda, e una persona su 12 può subirla in modi nocivi per la salute. Le restrizioni e il distanziamento sociale hanno aumentato la percezione della solitudine esemplificando nell’impossibilità di muoversi o di raggiungere i propri cari, instaurare nuovi legami o nutrire quelli creati negli anni passati, un senso di stallo. Abbiamo chiesto ad Oratio PSI di definire con noi cos’è la solitudine, identificare le tipologie di manifestazioni che il sentimento può assumere e abbozzare due modalità umane di affrontarla, per poterla comprendere meglio e darsi delle risposte, prima di rivolgersi a dei professionisti come loro.
Come è possibile definire la solitudine?
A livello sociale siamo investiti da molteplici aspettative relazionali: saper stare bene da soli ma anche essere circondati da amici e spesso è la mancata corrispondenza di queste aspettative uno dei fattori all’origine del sentimento della solitudine. Potremmo parlare della solitudine anche come di una condizione mentale e poco legata al contesto: non è raro vivere l’esperienza di sentirsi soli anche in mezzo a tante persone, come quella di sentirsi pieni di presenza anche se non si è con nessuno. Queste due condizioni sono legate a predisposizioni personali (estroversione/introversione) ma anche a fasi della vita, così come alla qualità delle relazioni che si stanno vivendo in quel momento o periodo.
Ci sono le macro-tendenze della personalità umana?
Possiamo a grandi linee dividere la personalità umana in due tendenze, una estroversa e una introversa. L’estroverso attuerà di fronte alla noia dei movimenti riempitivi verso l’esterno per colmare il vuoto attraverso la presenza degli altri. L’introverso viceversa cercherà dentro di sé gli elementi per colmare il vuoto. In entrambi i casi le aspettative investono una relazione: che sia con gli altri o con sé stessi.
Qual è la differenza tra essere soli e sentirsi soli?
Cercare la solitudine per vivere un momento interno o fuggire per non fare l’esperienza del vuoto diventano due aspetti della stessa sostanza, servono entrambi ed entrambi aiutano a creare completezza, l’ideale sarebbe riuscire a integrarli e alternarli in un equilibrio dinamico. Ritornando sul discorso delle aspettative, la ricorrenza di San Valentino concretizza l’aspettativa non solo di avere una relazione ma che sia anche meritevole di festeggiamento, piena quindi di aspetti positivi e riempitivi, che non solo non ci faccia sentire soli ma anche amati. Sentirsi da soli perché non si è in coppia ma anche sentirsi soli in coppia diventano quindi due possibilità, forse il punto non è riempire il vuoto soddisfando un’aspettativa ma vivendo e coltivando un sentimento, che sia per un altro o che sia per noi stessi.
Come interpretare un sentimento di solitudine?
In questo modo, la vita può essere definita da momenti di stasi intervallati da movimenti attivi. L’esperienza della stasi è spesso accompagnata da un vissuto di noia, il vuoto che tale noia concretizza è elemento generatore di desiderio e quindi di aspettativa circa i fattori che possono aiutarne la gestione.
La terapia è uno strumento che può aiutare sia a capire di cosa sono fatti questi momenti di vuoto, sia essere spinta generativa verso nuove possibilità, che siano fuori o dentro di noi. Può anche aiutare nello sviluppo del proprio dialogo interno e a trovare in se stessi un buon interlocutore è un fattore protettivo verso sentimenti di solitudine che percepiamo come ingestibili. Per iniziare un percorso psicologico puoi rivolgerti alla tua Asl di riferimento, oppure a dei professionisti nel privato come Oratio, raggiungibili tramite Instagram Direct o ai contatti sul sito web.