L'intimità inclusiva della female gaze fotografica di oggi
Abbiamo intervistato le curatrici del libro fotografico A Soft Gaze at Intimacy edito da SelfSelf Books
11 Maggio 2022
Parlare di intimità tramite un libro fotografico può sembrare un ossimoro, ma A Soft Gaze at Intimacy non lo è affatto. Il libro fotografico prodotto dalla casa editrice indipendente SelfSelf Books racconta storie di realtà viste da vicinissimo con gli occhi di 34 autrici internazionali, che con influenze personali e sociali, raccontano storie umane di intimità attraverso corpi, paesaggi, oggetti e relazioni umane. Il progetto, finanziato con una campagna di crowdfunding con termine 11 maggio alle 23:59 - a cui è possibile partecipare con diversi pacchetti di offerta-, prevede la donazione di parte del ricavato all’associazione ucraina CVIT, realtà fondata da artiste ucraine a supporto dei soldati e della popolazione civile nel reperire materiale di difesa. Con una delicatezza sussurrata e un linguaggio visivo ricercato, dettato da tempi fotografici e differenti per natura artistica alle immagini di consumo, la raccolta vuole focalizzarsi sulla potenza del vissuto femminile. La sintesi visiva di ogni autrice è accompagnata dai testi di importanti curatrici italiane attive nel panorama artistico, fotografico e curatoriale tra cui Benedetta Donato, Laura Tota, Alessia Locatelli e Laura Davì e l'ideatrice del progetto Martina Parolo, a cui abbiamo chiesto quali sono le sfide dietro un progetto del genere, come si racconta l’intimità e di definire un ruolo sfaccettato come quello del curatore alle prese con la mediazione di linguaggi altrui in un mondo ricco di dialetti e formati.
Il punto di vista femminile nella fotografia ha dovuto farsi strada a suon di sguardi inediti: basti pensare alle fotografe Brigman o Woodman che per prime hanno rappresentato le minoranze e i freaks per capire come la female gaze ponga la lente di ingrandimento sulle minoranze per descriverle davvero, senza lasciare il racconto incompleto, portando un valore culturale a chi la osserva e analizza. Se prima era la performance ad essere soggetto fotografico a trasportare chi guardava nelle vite degli altri, oggi è l'intimità a superare i limiti del personale per raccontare storie che consentano di percepire un sentimento di unicità e unione, come solo i momenti intimi possono fare. A questo proposito, è Alessia Locatelli, curatrice del libro fotografico e partner della Biennale Femminile di Mantova, art consultant e docente di fotografia, a raccontare come la fotografia femminile sia sempre stata un mezzo per promuovere l’inclusività sociale:
è uno sguardo inclusivo che serve per andare oltre il genere stesso, raccontando ed educando il pubblico di oggi a conoscere tutti i punti di vista, soprattutto quelli artistici che riassumono individualmente la realtà, con riverbero nel pubblico. Bisogna approfondire e conoscere le varie sfumature prima di superarlo, ecco perché lo sguardo femminile non odia l’uomo ma ne chiede la collaborazione e abbraccia la realtà con un intento inclusivo
In questo senso, l’evoluzione della female gaze ha approfondito la sfera intima, abbattendo i tabù precendentemente costruiti sull'autosservazione e sulla pudicizia imposta del non mostrare il privato, liberando le donne e chi le accompagna nella loro vita da imposizioni sociali che causano chiusura di pensiero e morte creativa.
“Se in passato nella fotografia il corpo era mezzo per scoprire la relazione con lo spazio in continuo cambiamento e a cui era necessario adattarsi, oggi il focus sull’intimità porta il corpo ad essere strumento della scoperta della relazione con se stessi”
racconta Martina Parolo, fondatrice di SelfSelf Books e fotografa innamorata della sensualità femminile che pervade gli scatti delle donne.
Lei stessa, ha raccontato che per selezionare le fotografe presenti in questo libro ha usato come filtro: "che l'opera che mi mostrino sia fondamentale" escludendo qualsiasi tipo di partecipazione priva di stimolo e bisogno creativo da chi il/la fotografa pensa di farlo per soldi. Questo cambio di focus rapprensenta una consapevolezza senza precedenti per chi scatta, forse anche frutto dello stop forzato negli spazi privati prodotto dalla pandemia, come conferma Laura Tota:
“Non è solo una questione del guardare e dell’essere guardati, quanto una motivazione dietro lo scatto: credo che sia questa la maggiore evoluzione dell’intimità negli ultimi anni ed è anche quello che caratterizza la selezione di “A Soft Gaze at Intimacy”. Il cuore non è il soggetto fotografato, ma lo sguardo (gaze, appunto, attraverso quel soggetto viene guardato e si lascia guardare).”
Un progetto così emotivamente coinvolgente non sarebbe potuto esistere senza lo sguardo d’insieme costruito dalle curatrici del libro, che con la loro consapevolezza, esperienza e è fondamentale per mediare tra tutte le individualità artistiche presenti nella collezione e consegnare un prodotto culturale che comunichi uno sguardo d’insieme, un racconto a tutto tondo comprensibile da tutti. Come racconta Laura Davì, photo editor prima impegnata nel foto-giornalismo e ora nel campo dell'arte, la selezione e nella curatela delle foto del progetto, definisce lo sguardo del curatore come
uno sguardo d’insieme su tutte le autrici che concorrono alla creazione di questa pubblicazione.
La stessa opinione sostenuta da Benedetta Donato, altra curatrice di A soft gaze at intimacy, il ruolo di connessione dei puntini e di maieutica reinterpretazione ordinata della concezione artistica altrui, è
L'obiettivo (del curatore) è farle stare insieme come si fa con gli strumenti di un'orchestra, che sono caratterizzati da suoni ben distinti, rintracciare una coerenza tra il pensiero o il “movente” delle autrici rispetto alle immagini prodotte e una coerenza tra queste ultime. Esiste un discorso che poi diventa il fil rouge in una narrazione corale di questa portata. Gli artisti possiedono una capacità di sintesi che consente loro di trasmettere dei contenuti, nel caso della fotografia, in uno o una serie di fotogrammi con cui vogliono raccontare e rappresentare qualcosa che hanno vissuto o osservato.
In un mercato artistico perennemente in lotta per l'attenzione giusta contro la società della performance e delle immagini di consumo, diventare un fotografo di successo richiede passione, studio sia delle basi che del proprio stile personale ma soprattutto dell'ambiente, delle varie sfaccettature progettuali di un progretto fotografico ma in prima linea, di un occhi critico adatto al proprio tempo, convengono le curatrici. Per i giovani talenti che vogliono costruire una carriera di successo, la cosa fondamentale è innamorarsi del proprio lavoro, e conoscere il mondo dell'arte dall'interno con le sue prospettive legate al mondo del collezionismo e del business, farsi permeare senza perdere la propria identità e saper selezionare le proprie influenze, al fine di coltivare uno sguardo autoriale. Fondamentale inoltre è avere una buona progettualità, lavorare in modo organizzato prima dello scatto e operare come curatore di se stesso per veicolare direttamente la propria arte.
Nella sua imponenza emotiva e rappresentativa, il progetto A soft gaze at Intimacy ha raggiunto i risultati desiderati e approderà non solo alla pubblicazione oltre che a casa dei sostenitori del crowdfunding, ma ad un evento live dal 10 al 12 giugno negli spazi di Pergola 15 a Milano, con un un evento aperto al pubblico per farsi scoprire e ospitare le curatrici per approfondire la tematicha.