L'ascesa di Amelia Dimoldenberg e Chicken Shop Date
Il perfetto mix tra interviste, celebrità e umorismo british
19 Gennaio 2023
Circa dieci mesi fa, un suono specifico ha travolto TikTok e tutti gli altri social, a cascata. Si è diffuso in maniera talmente pervasiva che, solo a leggerne le parole su uno schermo, evoca una certa melodia in chiunque. Il suono, un breve accenno di barre rap parodiche, fa così: “My money don’t jiggle jiggle, it folds / I’d like to see you wiggle wiggle, for sure / make me wanna dribble dribble, you know / riding in my Fiat, you really have to see it / 6 feet 2 in a compact, no slack” eccetera eccetera. Un remix al posto giusto e al momento giusto (fatto dai producer Duck & Jones direttamente su TikTok) e il destino dei suoi protagonisti, e della sua ideatrice, è stato segnato per sempre. O, perlomeno, finché dura la fama su Internet. A un’analisi più approfondita, si scopre con sorpresa che la voce appartiene a Louis Theroux, documentarista e giornalista britannico. A fargli intonare il pezzo, che Theroux aveva scritto nel 2000 per la sua docu-serie, Louis Theroux’s weird weekends, è Amelia Dimoldenberg, giornalista classe 1994, capelli lunghi biondi e umorismo sarcastico e asciutto, in perfetto stile deadpan delivery. Il contesto della genesi del suono è il suo format, Chicken Shop Date, che da qui in poi decollerà, diventando un vero e proprio fenomeno virale.
Nato come rubrica ironica scritta da Dimoldenberg per il magazine giovanile The Cut, Chicken Shop Date si occupava nella prima fase soprattutto di interviste a musicisti grime, sottogenere dell’elettronica dance sviluppatosi a Londra negli anni ’10. A partire dal 2014, queste interviste sono state filmate e pubblicate su Youtube, allargando il proprio bacino di pubblico e anche la tipologia di ospiti, arrivando a ospitare figure amatissime dalla gen z come la cantante di Motion Sickness Phoebe Bridgers e Matty Healy, leader dei 1975, che ha confermato una volta per tutte di essere eterosessuale sciolgiendo i dubbi del pubblico sul tema. Per non parlare di Keke Palmer, Jack Harlow, Finneas, Charli XCX, Rosalìa, Daniel Kaluuya e molti altri.
Il concept è semplice ma divertente. Dimoldenberg porta il suo intervistato a Londra in un ristorante/fast food simpaticamente sgarrupato che fa pollo fritto, e intavola con lui o lei una conversazione che sembra un po’ quella di un primo appuntamento. Si fanno domande generiche, domande intime, si flirta quanto basta. Questo contesto riesce ad essere informale ma anche awkward (dopotutto si tratta di un primo appuntamento in un posto in cui, per fare bella figura, non porteresti proprio nessuno), e crea degli scambi di battute divertenti tra un’ala di pollo e l’altra, che ritmate dal un montaggio estremamente choppy e semplice, si intervallano scene riprese nelle cucine del posto. Chicken Shop Date porta soprattutto le celebrity fuori dalla loro comfort zone di interviste “tradizionali”, giri promozionali, o dai loro editatissimi social network e le mette in una situazione in cui forse non si sono mai trovate o non si trovano da anni, tirando fuori un lato inedito. Insomma, è bello una volta tanto osservarle stare al gioco, forse sentirsi a disagio (ma sempre con leggerezza), essere spiazzati dalla schiettezza dell’intervistatrice e doverle rispondere a tono.
Dalla scelta del format a quella degli ospiti, la rubrica sta furbescamente facendo di tutto per fare contenta la sua fan base e per sfruttare i meccanismi dei social, che grazie anche al formato breve - una puntata non dura mai più di 8 minuti - non possono più farne a meno. Clip minime di ogni episodio circolano su TikTok, ritagliate e ri-pubblicate dagli utenti, in un sistema di rimbalzi e rimandi che va a vantaggio della trasmissione e della sua mattatrice accrescendone la popolarità. La sua potenza però non sta solo qui. Pur essendo associabile ad altri format simili ma più famosi (il primo a venire in mente è Hot Ones di Sean Evans, anche questo su YouTube, anche questo curiosamente legato al pollo) Chicken Shop Date ha delle caratteristiche proprie, che devono molto alla figura carismatica e acuta della conduttrice.
Dimoldenberg, vuoi per la sua capacità di improvvisare e mettere in imbarazzo gli ospiti, per la velocità nelle risposte e per la personalità scoppiettante (ma non troppo, e il bello della sua comunicazione sta anche in questi cambi repentini di tono, sempre nel personaggio ma senza mai un copione) è una delle intervistatrici da red carpet più richieste del momento. L’ultimo ingaggio? Quello ai Golden Globes, dove è riuscita a flirtare con Andrew Garfield, che per l’occasione ha tirato fuori tutte le sue competenze astrologiche. Amelia, stoica e sorniona, è stata al gioco, per poi riportare su Twitter le clip delle loro interazioni, buttando benzina sul fuoco delle chiacchiere e dei pettegolezzi sui due ma senza concedere troppo all’affascinante attore. Una vera e propria stratega del flirting, sarà mica che tutto quell’allenamento davanti al pollo fritto aiuta?