Selena Gomez e il body shaming, perché torniamo a parlarne
Davvero non abbiamo ancora imparato a tenere per noi i commenti non richiesti?
15 Marzo 2023
«Non sarò mai una modella, mettetevi il cuore in pace». Quando lo scorso febbraio Selena Gomez si era sentita in obbligo di giustificare le curve ammorbidite, per difendersi dall’incessante giudizio di chi l’accusava di essere ingrassata, forse sperava che sarebbe stata l’ultima volta. Gli hater avrebbero capito il messaggio e avrebbero imparato a tacere, evitando di rilasciare commenti e opinioni non richiesti. In fondo, aveva cercato di essere il più sincera possibile, dicendo che a causa della sua malattia, il lupus e del trapianto di rene subito qualche anno fa, deve prendere delle medicine e questo fa sì che il suo corpo trattenga molti liquidi e si gonfi. Aveva specificato che non fa la modella e non deve per forza rientrare in una taglia precisa, per poi ricordare che conta di più la salute della magrezza, che «non credo a chi pratica il body shaming, non mi interessa averci a che fare». Non era nemmeno la prima volta che lo faceva e pensando che la cosa non si sarebbe ripetuta, era ben consapevole che si stava illudendo. Dissimulava anche quando provava a convincersi e a convincere gli altri che i giudizi negativi non la ferissero.
In un nuovo episodio della serie di documentari Dear... di Apple TV ha parlato di salute mentale e del suo corpo e della fluttuazione di peso dovuta al lupus. Si è soffermata su come la gente non vedesse l'ora di trovare ogni pretesto per buttarla giù e farla vergognare di essere ingrassata. In particolare, Selena ha ammesso che fingeva quando sminuiva l’impatto di quei giudizi crudeli:
«Mentivo. Andavo su internet, postavo una mia foto e dicevo: "Non importa. Non accetto quello che dici". Il tutto mentre ero nella stanza a postare e a piangere a dirotto perché nessuno merita di sentire queste cose. Anche se pubblicavo queste cose dicendo che non mi davano fastidio, perché non volevo che turbassero altre persone che stavano vivendo la stessa esperienza, venendo svergognate per il loro aspetto, per chi sono, per chi amano... Penso solo che sia così ingiusto. Non credo che nessuno meriti di sentirsi inferiore».
L’ammissione di Selena, arriva dopo il body shaming subito recentemente da Madonna, insultata per il viso gonfio dopo un’operazione di chirurgia plastica, e da Lizzo, rea di aver sfoggiato un bikini durante un po’ di sano relax vacanziero. In quell’occasione la cantante, paladina a sostegno dell'unicità dei corpi e del diritto alla non discriminazione sulla base del proprio aspetto fisico, ha ribadito che bisognerebbe concentrarsi sul fatto che lei è un'artista e non deve sottostare a canoni estetici arbitrari e che anche il suo corpo è arte, quindi può farci ciò che vuole. Per concludere ha suggerito che sui social e i commenti dovrebbero essere a pagamento, così capiremmo quanto tempo stiamo perdendo dietro a queste cose. Difficile dire se pagare una cifra per ogni frase cliccata nascondendosi dietro una tastiera sarebbe una soluzione.
Il problema del body shaming in genere, specialmente verso le donne (che sebbene esista anche il corrispettivo maschile statisticamente sono maggiormente soggette al fenomeno), è complesso e radicato nella società da secoli. Come spiega molto bene Maura Gancitano in Specchio delle mie brame. La prigione della bellezza, dipende dal fatto che le donne (e quindi il loro corpo) sono sempre stati oggetti piuttosto che soggetti e per questo ci si è sempre sentiti in diritto di analizzarle e giudicarle. Col tempo la situazione si è involuta ed ora "La nostra società ci spinge anche all’auto-oggettivazione: abbiamo una visione allocentrica del corpo, cioè ci vediamo sempre da un punto di vista esterno e diventiamo i peggiori giudici di noi stessi, cosa che ha delle conseguenze sulla nostra vita, su quello che scegliamo di fare e non fare". E potremmo aggiungere, ci sfoghiamo dentro e fuori dai social, commentando chi non rientra in canoni che spesso noi stessi ci imponiamo, rincorriamo e quando ci sembra di non raggiungerli ci puniamo. E poco contano i fiumi di inchiostro sprecati negli ultimi anni parlando di accettazione e body shaming se ogni volta che vediamo qualcuno con un chilo in più, il naso imperfetto o una ruga non siamo in grado di avere almeno l’empatia e il buon senso di tenere per noi ogni giudizio non richiesto.