Qual è il ruolo dell'influencer nella crisi climatica?
Come giostrarsi tra eco-ansia e content creator
02 Agosto 2023
È stato un mese di luglio complesso, per la Sicilia e per l’Italia intera, piegata dal maltempo e dagli incendi. Qualche giorno fa fiamme vicino all’aeroporto di Catania ne hanno minacciato i confini e le piste, costringendolo a chiudere per qualche giorno e rendendo difficili gli spostamenti. Poi è toccato a quello di Palermo. Allo stesso tempo, la Lombardia è stata fustigata da trombe d’aria e tempeste di grandine. L’”eco-ansia” (espressione di facile comprensione, spesso criticata perché porta la questione a una dimensione individuale e ignora l’aspetto collettivo della crisi climatica) è ai massimi storici, e i negazionisti avanzano sempre di più, minacciando le possibilità di un intervento politico e sistematico di cui si avrebbe estremo bisogno.
Chiara Ferragni e la polemica sulla "Sicilia Bedda"
In una situazione complicata, in cui anche e soprattutto le preoccupazioni trovano spazio sui social network, Chiara Ferragni è stata criticata per il suo tempismo infelice. Trovandosi in vacanza proprio nei pressi del capoluogo siciliano, l’influencer più famosa d’Italia ha pubblicato diverse foto, con tanto di caption “Sicilia Bedda” e “A good monday”, tutto questo però la sera prima rispetto allo scoppio degli incendi avvenuti durante la notte a Catania. Inutile stare qui a esaminare quali sono o non sono le responsabilità di Chiara Ferragni. Inutile elencare nei dettagli lo spettro di reazioni, dai sostenitori instancabili a chi dell’odio per la categoria ha fatto una professione. Questa cosa, però, fa pensare. Fa pensare a quale dovrebbe essere il ruolo degli influencer in una contemporaneità travagliata e di come sono cambiate le aspettative del pubblico nei loro confronti, in Italia e nel mondo.
Qual è il ruolo dell'influencer nella crisi climatica?
@madeofmillions It's #EarthDay! Let's talk about #ecoanxiety, and what can help alleviate symptoms #mentalhealth #climatechange #ecotok #climateanxiety #learnontiktok Lo-fi hip hop - NAO-K
Gli influencer, agli albori, funzionavano perché facevano sognare, perché ci intrattenevano, perché volevamo essere come loro e perché pensavamo, forse, di poterlo diventare con un pizzico di fortuna e tanta voglia di fare. Fornivano immagini di lusso, benessere, escapismo e aspirazionalismo a un pubblico ambizioso e curioso. Poi è arrivata al suo culmine la loro funzione di vendita, di gigantesca e subdola operazione pubblicitaria, che però è rimasta indistinguibile dalla loro persona e personalità e che anzi ne ha trovato rafforzamento e validità. L’influencer riesce ad essere efficace nel suo lavoro in funzione della simpatia che fa all’audience.
Giorno dopo giorno, mostrare con costanza la vita vera (o un’imitazione attentamente costruita della stessa) è diventato un requisito fondamentale per qualsiasi personalità online che volesse fidelizzare il suo pubblico. Questa tendenza, e il fatto che gli influencer vi si sono adattati naturalmente, ha avuto delle conseguenze. Adesso, un creator digitale è una persona che deve esprimersi su tutto, dimostrarsi dalla parte giusta senza contrariare nessuno, dire quello che pensa su ogni questione esistente: e che sia un input utile e intelligente, altrimenti parte la shit-storm multicanale. Questa forzatura ha portato a tentativi goffi e superficiali di interesse alle questioni sociali e ambientali e di rivolta quando questi tentativi non vengono fatti con abbastanza tempestività e sensibilità, come nel caso di Chiara Ferragni.
Le nostre aspettative sugli influencer
L'accanimento contro gli influencer è un’esagerazione e una stortura ma è anche un sintomo di quello che il pubblico cerca disperatamente e il segnale che qualcosa, nelle istituzioni, non va. In tempi di eco-ansia, crisi economica e politica, minacce ai diritti, cominciamo forse a sentire l’escapismo come insultante e vapido, ogni possibilità di “farcela” e di vivere vite da sogno messa da parte per affrontare un presente urgente. Abbiamo bisogno di contenuti meno esagerati, di personalità posate e argute. Sentiamo un vuoto, un vuoto di riferimenti culturali alti, e cerchiamo di riempirlo forzando questa funzione sugli influencer, che naturalmente si dimostrano spesso inadeguati. La soluzione, naturalmente, non è cancellare questa figura così relativamente nuova ma così ingombrante, ma forse integrarla, affiancarla, delegando le questioni importanti ad altre persone e lavorando verso un risanamento o forse addirittura una ricostruzione di canali adeguati a questo tipo di temi.