L'arte del tatuaggio dal punto di vista delle donne
Come cambia e si trasforma il tattoo nelle parole di 7 tatuatrici
03 Novembre 2023
Se c’è una cosa sulla quale tutte le persone che hanno scelto di farsi tatuare (o quasi) sono d’accordo, è che si tratta di una scelta estremamente personale e unica, o che così almeno dovrebbe essere. Da qui in poi, le esperienze divergono. C’è chi si tatua per estetica, chi per ironia, chi per segnalare appartenenza, chi per amore o ricordo. C’è chi si affida sempre - quasi religiosamente - allo stesso tatuatore e chi, invece, cambia mano ogni volta, affidandosi al caso e al caos. C’è chi si fa tatuare solo parti del corpo che invecchiano bene, per paura del tempo che passa, e chi non ci pensa neanche. C’è, infine, chi non ne sopporta il dolore e usa creme anestetiche e chi, invece, pensa che il dolore faccia parte dell’esperienza rituale, una sorta di battesimo dell’ago che si svolge tra te e l’artista, e più lo fai più lo vuoi fare. Quella dei tatuaggi, per loro natura legati al regno della carne e del sangue, è un mondo non più sotterraneo che ha però mantenuto una certa percentuale di ritualità e che, in particolare per le donne, possiede una sfumatura particolare che sa di presa di possesso del corpo contro chi vorrebbe averlo (dagli uomini ai legislatori) e di ribellione contro gli ideali di bellezza puri e puliti, da brava ragazza timorosa di Dio, come racconta Margot Mifflin in Bodies of Subversion - A secret history of women and tattoo.
Abbiamo parlato con 7 tatuatrici donne, che ci hanno raccontato le loro storie e impressioni, 7 finestre nel mondo del tattoo dall’altra parte della macchinetta, per capire dove sta andando questa arte così concreta e corporea ma, allo stesso tempo, così ultraterrena.
Cosa significa essere donne in questo mondo?
Parlando di ultraterreno, è solo giusto iniziare con Tatuaggi Santi, avventura iniziata quasi per caso e poi sviluppatasi in una vero e proprio percorso artistico. Adesso, la persona dietro a questo account racconta la sua esperienza: “Sono sempre rimasta silenziosa riguardo al mio sesso fino a questa intervista. Ho sempre cercato di far rimanere il mio lavoro più slegato possibile dalla mia persona. Con colleghi e clienti scherzo spesso sull’idea che possono aver avuto questi ultimi prima dell’appuntamento con questo fantomatico Tatuaggi Santi. Il profilo è solitamente descritto allo stesso modo: uomo cis het sui 30 alto tatuatissimo e calvo. Poi arrivi all’appuntamento e trovi me”. Niente di male, se non fosse che non tutte le reazioni sono state positive: "In questi tre anni me ne sono successe di tutti i colori, da chi si è permesso di dirmi che avevo molti clienti solo perché donna o chi mi ha chiesto dove fosse il tatuatore. Molti uomini vogliono farsi tatuare dallə tattoo artist in modo feticista bypassando completamente il tatuaggio, e spesso si permettono di svalutare il lavoro di noi artistə pretendendo prezzi più bassi o cercando modi per non dover pagare”.
È d’accordo su questo ultimo punto anche Francesca, in arte Fraisfine. “Ci sono pro e contro nell’essere donna in questa professione. La parte sicuramente positiva è quella di poter mettere a proprio agio altre donne. Il momento del tatuaggio è qualcosa di intimo: mani di persone estranee vengono a contatto con il tuo corpo, spesso in situazioni in cui non si è totalmente vestite. Sono contenta quando so che l’altra persona è tranquilla durante la seduta. L’aspetto che trovo un po’ negativo invece è, come in tanti altri ambienti, la sessualizzazione della donna, soprattutto per lo stereotipo che si ha della figura della tatuatrice. Come se la sensualità fosse direttamente proporzionale alla bravura”, anche se ci tiene a precisare: “Credo che questo sia uno dei mondi più inclusivi. I tatuati erano i reietti, gli ultimi, quelli che venivano esclusi. Penso che questa cosa ci sia rimasta dentro: di conseguenza, sono tutti benvenuti in uno studio di tatuaggi”.
Un settore dominato da uomini
In generale, sottolinea l’importanza di lavorare in un ambiente inclusivo e protettivo Gloria di Inchiostrocuore: “Lo studio dove lavoro è composto prettamente da persone queer, quindi l’ambiente è davvero inclusivo e rispettoso, e anche quando mi sposto in trasferta a lavorare in altri studi cerco sempre di affiancarmi a realtà simili alla mia, per tutelare il più possibile la mia quiete ma anche quella dei miei clienti”. Carla Ponti è d’accordo, e si ritiene fortunata ma anche consapevole del lavoro che c’è da fare: “Ho avuto la fortuna di lavorare in ambienti abbastanza inclusivi nonostante sia un lavoro che tradizionalmente è stato dominato da uomini. Purtroppo però mi è capitato di imbattermi tuttora in annunci di ricerca tatuatori o apprendisti dedicati solo agli uomini o di sentire giudicare in base all'abbigliamento o in generale all'aspetto fisico piuttosto che in base al lavoro. Per questo trovo sia importante e mai scontato promuovere l'uguaglianza e l'inclusività nel settore del tatuaggio. In generale cerco sempre di creare uno spazio dove tutte le persone si sentano benvenute, rispettate e a proprio agio a prescindere dal genere o dalle proprie preferenze”. Non tutto è da buttare. Mart.inus, ad esempio, afferma: “Non ricordo di aver mai subito sessismo in questo lavoro”.
Nei tatuaggi esistono mode e trend?
Quando si parla di trend, le tatuatrici hanno approcci diversi. Secondo Giulia Puntini i trend ci sono, ma “mi piace ribadire che il tatuaggio è una pratica artistica che non si deve ridurre a trend da social”. Una riflessione sui social apre anche mart.inus, che dice: “Mi piacerebbe che non fosse tutto proiettato sui social”. Secondo lei, il trend imperante è quello del fineline: "Soprattutto tra le nuove generazioni”. Carla Ponti aggiunge: “Ultimamente vanno molto i tatuaggi bianco e nero illustrativi o i super minimali, creati con sole linee e poche sfumature e dalle linee fini e delicate che contrariamente a quel che si pensa non sono i più semplici da eseguire”. Gloria, invece, dice: “Io cerco di distaccarmi il più possibile dai trend, che indubbiamente ci sono. Ho sempre avuto la possibilità di focalizzarmi prettamente sul creare design e flash la cui chiave comunicativa fosse, indistintamente da mode, un’espressione artistica molto personale e profonda”.
Secondo Francesca, “Ovviamente ci sono dei trend, come il microrealismo o il fineline che sono esplosi nell’ultimo periodo, che sono quelli che mi danno tra l’altro più ispirazione. Un’altra wave che amo è quella dei tatuaggi più stilizzati e ignoranti, perché se è pur vero che un tatuaggio ha un significato importante ed è permanente, perché nel mentre non divertirsi anche un po’?”. Irene Longo va controcorrente, e dice che nella sua pratica giornaliera ha rilevato come “oggi viviamo negli anni delle cose ignoranti, delle cose illustrate, dei tribali rivisitati” e che lei personalmente si ritrova: “Nell’estetica del malinconico-nostalgico” che racchiude il suo stile illustrativo. A proposito di tatuaggi ignoranti, è bene sottolineare come non tutte le tatuatrici facciano un genere di tatuaggio “femminile” tradizionalmente inteso come tale, anzi. Si va sempre di più nella direzione di un design che sia personale e basato sulla propria visione del mondo, senza lasciarsi influenzare dal genere e da ciò che per anni sono stati considerati tatuaggi da donna e tatuaggi da uomo.
Una questione generazionale
Ancora, un punto importante su cui ragionare è quello dell’età, o meglio del tatuaggio prima e del tatuaggio adesso, per i giovanissimi. C’è chi non nota differenze, sottolineando come si tratti di una scelta così personale da non poter essere racchiusa in nessun tipo di tendenza legata all’età o alle generazioni, e chi, invece, registra qualcosa di nuovo. Giulia Puntini, ad esempio, dice: “Non penso sia una questione di età, le persone sono diverse”, mentre secondo Carla Ponti: “I giovani spesso si avvicinano ai tatuaggi come un mezzo per comunicare le loro idee, le passioni e le esperienze di vita in maniera molto visibile, seguendo le mode del momento in fatto di stili e soggetti. I tatuaggi scelti dai meno giovani hanno più spesso un significato profondo e personale. Inoltre, i meno giovani possono essere più inclini a tatuaggi discreti o più tradizionali e in parti meno visibili”. Francesca è d’accordo: “I giovani hanno uno spirito molto più rock n’ roll. Il tatuaggio ora è visto più alla leggera, è completamente sdoganato, ed è per questo che ci si tatua con più libertà, dai soggetti alla visibilità sul proprio corpo. Le persone più adulte invece vivono ancora in parte questo tabù, spesso ogni tatuaggio per loro è ragionato. Sono approcci diversi, ma per me vanno bene entrambi”. Irene Longo sposta leggermente il punto di vista: “I giovani considerano quello che fai arte. Si affidano totalmente a te come artista e trovo che sia una cosa bellissima”.
Come non chiudere su questa nota quasi poetica? Questa nuova generazione di tatuatrici ne è la prova: il tatuaggio cambia insieme a noi, rendendosi sempre più inclusivo e superando le barriere di genere, trovando nuove strade e nuove modalità di espressione, che non possono prescindere dal contatto e che mettono sempre più al centro l’empatia profonda e l’unicità.