Abbiamo ancora bisogno di uomini sexy?
Il People's Sexiest Man Alive apre una riflessione su cosa significa essere uomini desiderabili nel 2023
09 Novembre 2023
Uomini, donne o non binary non importa: tutti noi abbiamo avuto, crescendo, i nostri uomini famosi preferiti, da ammirare o desiderare. Perché ci ricordavano o erano molto diversi da nostro padre, per esempio, perché volevamo essere loro o perché sognavamo di essere accompagnati da loro alla festa più cool dell'anno. Quali erano i vostri? Personalmente, mi considero un’eclettica. Negli anni, sono passata da Jared Leto nel periodo emo (di cui adesso mi vergogno) a Raoul Bova delfino (di cui adesso mi vergogno allo stesso modo, forse un po’ di meno), passando per Billie Joe Armstrong dei Green Day, Alex Turner degli Arctic Monkeys, Fabri Fibra e chi più ne ha più ne metta. Non me li ricordo neanche tutti. Quello di cui sono abbastanza sicura, invece, è che quasi mai la mia visione di questi uomini si è incastrata con l'ideale di mascolinità tradizionale, incarnato da star del cinema come George Clooney, Brad Pitt e Hugh Jackman.
People's Sexiest Man Alive
Questo ideale non esiste nel vuoto, ma è nutrito nell’immaginario collettivo anche dalla narrazione che di questo ideale si fa. Un esempio lampante è People Magazine, autorità nel mondo dei settimanali di gossip oltreoceano che ormai dal 1986 elegge ogni anno The Sexiest Man Alive. Il primo fu un giovane Mel Gibson. Nel passato recente, questo onore è spettato a Ryan Reynolds, Chris Hemsworth, Johnny Depp, David Beckham, Chris Evans, Idris Elba, Paul Rudd, in ordine sparso. Alcuni hanno addirittura conquistato il titolo due volte, da soli e in coppia (come Richard Gere). Cosa hanno in comune questi uomini? Sono belli, muscolosi e rassicuranti, piacciono alle mamme, hanno tutti i denti al posto giusto e quasi nessun tatuaggio visibile. L’elezione è di solito accompagnata a una copertina allegra e sorridente, in cui il protagonista si mostra prestante ma anche alla mano, preferibilmente in qualche tipo di capo di abbigliamento in denim, pronto a salvarti dal drago ma allo stesso tempo ad accompagnarti di buon grado al supermercato e a portare le buste della spesa - e genericamente un po' bagnato. Quest’anno, a mettere la ciliegina sulla torta, è stato il turno di Patrick Dempsey.
Il discorso pubblico sui corpi maschili: Jeremy Allen White
Questa notizia, attesissima dalle mamme negli anni 90 e forse anche nei primi duemila, viene accolta ogni volta con crescente perplessità. Questi uomini rappresentano un’idea di mascolinità vecchia, scolpita nella roccia, da cui i giovani si distanziano sempre di più, preferendone una meno tradizionale e più aperta, portata avanti da personaggi come Harry Styles, Timothée Chalamet, Andy Samberg, Jacob Elordi, Asap Rocky, Steven Yeun e Jeremy Allen White. Non è così semplice. Proprio quest’ultimo, protagonista di Shameless e The Bear, ci dà l’occasione di parlare di un altro aspetto dell’essere uomini online, spesso sottovalutato: il modo in cui si parla dei corpi degli uomini, sia da parte di altri uomini che da parte delle donne.
Un problema di tutti
Allen White, sulla cresta dell’onda, è stato protagonista a stretto giro di diversi servizi fotografici di testate autorevoli, che ne hanno aumentato desiderabilità e sex appeal. Tra osservare delle foto o dei video e commentarne la bellezza dei soggetti e commentarne in maniera insistita e sessualizzante il loro corpo, però, passa un intero oceano di abitudini, anche inconsce, a esaminare il corpo altrui che andrebbero abolite, in ogni caso e in ogni direzione. Non è colpa del singolo commento, quanto di una società che racconta il maschio come forte e valoroso, meglio se muscoloso o comunque prestante, e di una donna donzella da salvare, ululante e oca, e che ha spinto e normalizzato il discorso sui corpi altrui con un'insistenza malata. Sono meccanismi appiccicosi, abitudini difficili da scardinare, che mescolano e confondono i confini tra male e female gaze e che si fanno influenzare dalla gym culture, dal lessico utilizzato dalla stampa di spettacolo e dalla televisione e dai forum incel, proiettando sulle donne un desiderio di uomini perfetti, ricchi e belli che non sempre corrisponde alla realtà. Come se non bastasse,
Il caso di Zac Efron: cosa significa essere sexy?
Le stesse abitudini, frutto di tutte queste spinte e variabili, troppe per essere analizzate in questa sede, hanno lanciato in una crisi nera Zac Efron post Baywatch. L’attore, tra l’altro compagno di avventure di Allen White in The Iron Claw, si era sottoposto a una dieta ferrea e a un regime estremo di allenamenti per il ruolo che gli avevano fatto perdere appetito e voglia di vivere. Come se non bastasse, quando era ricomparso in pubblico lo aveva fatto con un volto diverso, e gli articoli su quello che si pensasse essere abuso di chirurgia plastica avevano fatto il giro del mondo. Qualche tempo dopo, le voci si erano fatte talmente insistenti che Zac era stato costretto a spiegare di aver subito un intervento a seguito di un brutto incidente. La risposta alla domanda "abbiamo ancora bisogno di uomini sexy", dunque, si complica. La risposta più ovvia sarebbe no, ma c'è qualcosa di più profondo. Cosa significa essere sexy? Riusciremo mai a slegare questa parola, abusatissima, dall'esteriorità?
L'uomo del futuro
Se l’uomo tradizionalmente inteso non ci piace più, forse, sarebbe ora di lavorare tutti insieme a un nuovo uomo che non solo non si sente obbligato ad andare in palestra e a cercare di raggiungere standard impossibili, ma che sia disposto ad accettare le proprie complessità e profondità, a guardare oltre le star del cinema sorridenti e sempre in perfetta forma e i supereroi dei fumetti per entrare in contatto con la sua emotività e con i danni che tutte queste cose fanno alla percezione di se stesso e del suo corpo. Il fatto che una ricerca indichi come gli uomini vivano in media meno, ammalandosi e compiendo comportamenti a rischio, nei luoghi in cui devono dimostrare costantemente la propria mascolinità non ci stupisce e sottolinea l'urgenza di questo cambiamento in cui anche (ma non solo) noi donne abbiamo una responsabilità da non sottovalutare. E magari, tra qualche anno, sulla copertina di People vedremo un volto nuovo e diverso, a sancire definitivamente questo spostamento di visione.