Venerdì 17: significato e superstizioni che più ci condizionano
State già facendo gli scongiuri?
17 Novembre 2023
Se ogni venerdì 17 disdite tutti gli appuntamenti, vi barricate in casa, con addosso una cascata di corni rossi come amuleti e ripetete la litania “Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio, ego me baptizzo contro il malocchio”, forse avete un problema. Tranquilli, non siete i soli, perché, al grido di “non ci credo, ma non si sa mai”, tutti noi abbiamo ceduto almeno una volta alla superstizione. Abbiamo fatto gli scongiuri, toccato ferro, tenuto in tasca un portafortuna e preso piccole decisioni in base all’oroscopo o alla numerologia. Questo è vero soprattutto quando ci sentiamo più fragili, stiamo per affrontare un momento cruciale della vita o si avvicina una data cruciale, che da sempre ci hanno detto essere lo sfiga day per antonomasia. D’altronde anche il grande Eduardo De Filippo diceva: “Essere superstiziosi è da ignoranti; ma non esserlo porta male”. Ma sappiamo perché temiamo il venerdì 17?
Tremate, tremate è venerdì 17
In Italia e in altri paesi di origine greca o latina venerdì 17 viene considerato un giorno sfortunato, si dice per congiunzione di due elementi nefasti: il Venerdì Santo (giorno della morte di Gesù) e il numero 17 che nella smorfia napoletana è associato alla disgrazia. Nei paesi di cultura anglosassone, invece, lo stesso discorso vale solo per venerdì 13. Lì il numero sfortunato per eccellenza è il 13, tanto che spesso, per evitare di attirare eventuali negatività, in molti alberghi questo piano non esiste e così anche la fila 13 dei posti sugli aerei.
Le probabili origini della eptacaidecafobia, tra matematica e anagrammi
Dai romani all'età ellenistica, dalla Bibbia ad oggi, il 17 è sempre stato considerato un numero infausto. Nella tradizione ellenistica la sua fama di menagramo è legata alla matematica. Nel VI secolo a.C. Pitagora e i suoi seguaci provavano avversione per il 17, lo consideravano la cifra dell'imperfezione perché si trovava fra il 16 e il 18, perfetti per rappresentare i quadrilateri 4x4 e 3x6. Una delle ipotesi più avvalorate sull’origine dell’eptacaidecafobia (cioè la paura del 17) risale all'antica Roma. In latino il numero 17 si scrive XVII, che anagrammato diventa VIXI, molto simile alla parola incisa sulle tombe che tradotto vuol dire “vissi”, cioè “sono morto”. Inoltre, Il 17 dicembre e il 17 febbraio, si celebravano i Saturnalia e Quirinalia, feste in onore degli dei Saturno e Quirino, feste pagane che, successivamente, il Cristianesimo ha demonizzato, contribuendo ad alimentare l’aura oscura su questo numero.
Le teorie di origine biblica sul 17 e la sua connessione col venerdì
La Bibbia e soprattutto l’Antico Testamento sono pieni di riferimenti negativi al 17. Nella Genesi (7,11) si racconta che il Diluvio universale cominciò il 17 del secondo mese. Nelle sacre scritture sarebbe nascosta anche l’origine della connotazione tragica di questo numero con il quinto giorno della settimana. Secondo il Vangelo, la morte di Gesù avvenne nel Venerdì Santo. Inoltre, pare che Adamo ed Eva siano stati cacciati dal paradiso terrestre proprio nello stesso giorno della settimana. Ma non basta. Sempre di venerdì Caino avrebbe ucciso Abele, san Giovanni Battista sarebbe ucciso per decapitazione ed Erode avrebbe ordinato la strage degli innocenti. Vi stanno venendo i brividi?
Le altre superstizioni più diffuse
Non c’è solo il venerdì 17 a scatenare le nostre paure e rituali scaccia sfortuna. Sono tante le superstizioni che alimentano la cultura popolare. Vediamo qualcuna delle più diffuse:
- Incrociare un gatto nero: nonostante siano bellissime creature, sono in tanti a cambiare direzione quando un gatto nero attraversa loro la strada. Soprattutto in Italia, Stati Uniti e Spagna dove è considerato segno di sventura (non a caso il 17 novembre è la giornata internazionale del gatto nero). In Germania c'è chi crede che i gatti neri portino sfortuna se attraversano una strada da destra a sinistra, ma che siano di buon auspicio se, al contrario, la attraversano da sinistra a destra. L’origine di questa credenza risale al Medioevo quando venivano accumunati al demonio e spesso erano ritenuti la reincarnazione di una strega. In altri paesi, al contrario, vedere o possedere un gatto nero è un buon segno. Ad esempio, una credenza scozzese dice che se un gatto nero percorre il portico di un'abitazione, il proprietario di quest'ultima sarà baciato dalla prosperità.
- Rompere uno specchio: è una delle superstizioni più diffuse perché da sempre è un oggetto collegato al sovrannaturale. Si crede che sia una porta verso un'altra dimensione e che, riflettendo la nostra immagine al contrario, sia in grado di rivelare l’anima. Nell'Europa settentrionale, durante la veglia funebre, lo spirito la persona estinta resta imprigionata nel vetro dello specchio. Se questo viene frantumato lo spirito viene liberato e può tormentare i viventi. L’idea che rompere uno specchio porti sfortuna è legata anche al fatto che quei vetri rotti rappresentino dei danni subiti anche alla persona fisica riflessa.
- Passare sotto una scala aperta: per gli antichi Egizi le scale simboleggiavano gli dei e, insieme a Osiride, dio dell'oltretomba, indicavano la chiusura del ciclo vitale di un uomo. La consuetudine di evitare di il passaggio sotto una scala può, però, derivare dal fatto che la scala a pioli ricorda la croce di Cristo o che la scala aperta appoggiata a una parete forma un triangolo, simbolo della Trinità. Passarci sotto anziché girarci attorno potrebbe apparire come un atto blasfemo che avvicina al demonio. Oltre alla religione c’è un’altra ipotesi un po’ più plausibile: durante le impiccagioni, veniva appoggiata una scala a pioli alla forca. Il condannato con il cappio al collo doveva salire sulla scala, che poi il boia allontanava con un calcio lasciando il povero sfortunato appeso in attesa di morire.
- Aprire un ombrello in casa: gli ombrelli venivano spesso usati per tappare i buchi nelle case di persone povere e perciò, aprirli all’interno della propria dimora potrebbe attirare sfortuna e problemi finanziari. Andando più indietro nel tempo, fino all’antica Roma, dove gli ombrelli erano usati per ripararsi sia dalla pioggia sia dal sole, aprirne uno in casa era interpretata come una mancanza di rispetto al dio Sole e portare sventura su di sé e sulla famiglia.
- Rovesciare il sale sulla tavola: avete paura che di incorrere in sette anni di avversità nel caso in cui rovesciate accidentalmente del sale sulla tavola? Potete limitare i danni raccogliendolo subito e lanciandolo, in tre diversi pizzichi, dietro le proprie spalle. Meglio se quella sinistra. Il motivo della superstizione? Anticamente il sale era preziosissimo e farne cadere anche solo qualche granello significava una perdita economica.
- Passare l’olio senza appoggiarlo sopra il tavolo: l’origine di questa superstizione è simile a quella del sale ed è legata all’alto costo dell’olio in antichità. Quindi, farlo cadere era uno spreco, per evitarlo si appoggia l’oliera sul tavolo quando la si deve passare a qualcuno.
- Passare la scopa sui piedi di una donna single: vi hanno mai detto di alzare i piedi quando qualcuno sta spazzando il pavimento? L’origine della credenza? Se una donna si toccava inavvertitamente i piedi con la scopa, non veniva considerata brava nelle faccende domestiche e, di conseguenza, una futura moglie poco ambita.