Vogliamo ancora trascorrere il Natale in famiglia?
Siamo alla ricerca di un'idea nuova di comunità, oltre il nucleo familiare
29 Novembre 2023
Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi. Il nucleo familiare, ancora nel 2023, è il mattone fondante della società, posto preferito (o obbligato, in alcuni casi) in cui trascorrere le feste, su base religiosa oltre che sociale. L’idea di famiglia tradizionale, però, sta dimostrando sempre di più i suoi limiti. In primis, nuove tipologie di famiglie vengono alla luce. Sono quelle omogenitoriali e monogenitoriali, quelle formate da amici che crescono il figlio di uno di loro insieme, quelle aperte o arcobaleno, quelle senza figli. Cosa significa non avere una famiglia tradizionalmente intesa nel 2023? E ancora, cosa significa famiglia, se sciolta dai suoi confini di sangue, credo e abitudine?
La famiglia non è solo amore, affetto e comunità
La verità è che non lo sappiamo, non abbiamo ancora pienamente esplorato le alternative possibili. La famiglia può essere un ambiente tossico, distruttivo, tremendo per chiunque non si voglia sottomettere completamente ai suoi stilemi e convinzioni, ma chi decide di fare il grande passo e di mollare tutto viene ancora trattato con biasimo. Il sangue è sangue! Non si tradisce! Nessuno ti amerà mai come la tua famiglia! Ma cosa si fa se il sangue tradisce te e la tua identità? Il coraggio che ci vuole ad allontanarsi dal proprio nucleo familiare è moltissimo. Dopotutto, si sta andando contro due secoli di ordinamento sociale specifico e contro migliaia di anni di storia umana. Il giudizio di chi ci sta vicino pesa come un macigno, e chi se ne va ha sempre più torto di chi resta, anche se restare significa reprimersi o sottoporsi a uno stress psicologico fortissimo, come ad esempio nel caso della Oldest Sister Syndrome.
@theflyingarioh Going no contact is the last resort and it’s not an easy choice y’all #nocontact #toxicfamily #childhoodabuseawareness original sound - Ari
Una società che ci isola
Rinunciare all'appoggio familiare anche quando fa male diventa praticamente impossibile nella società di oggi, ipercapitalista e individualista, che ci isola e ci frammenta. Tutto è personale e personalizzato. Lavoriamo 8 ore al giorno, altre 2 le passiamo sui mezzi, abbrutiti e infelici, con la musica nelle orecchie per non sentire il nostro vicino. Le case sono piccole, il tempo libero per attività di gruppo scarseggia, niente è gratis. Ci si trasferisce per studio o per lavoro, si perde il contatto con gli amici del posto precedente. Over-condividiamo tutta la nostra vita sui social, non abbiamo segreti per nessuno, ma nessuno ci sta vicino. I tempi di Seinfeld, in cui per andare a prendere o lasciare all’aeroporto qualcuno si facevano i salti mortali, imbarcandosi in lunghe traversate della città, pigiati tutti in una macchina per farsi compagnia, sono finiti. Adesso non chiediamo favori e non abbiamo tempo di farne. Come si fa a farsi nuovi amici a 30 anni? Da questi discorsi, che pur sono in parte veritieri, emerge una visione dell’esistenza cinica e nerissima che non risponde alla realtà: una speranza c'è, e non siamo soli.
people who say shit like “never ask me, your friend, for a ride to the airport” or “never ask me, your friend, to help you move” definitely don’t have genuine friends and haven’t had anyone ask them for a favor in years lmao. sounds miserable
— moon drops by norah (@nrherzog) February 26, 2023
Le statistiche e i social network
Secondo Karl Pillemer, sociologo alla Cornell University, quello dell’estraniamento da parte della famiglia è un vero e proprio stigma che colpisce più persone di quanto pensassimo. Il professore ha scoperto dalle sue rilevazioni che il 27% di statunitensi ha tagliato completamente i contatti con un membro della sua famiglia o è stato escluso da qualcuno, in maniera dolorosa. Si tratta di 67 milioni di persone e probabilmente sono anche di più, visto che molte persone si rifiutano di parlare di cose così delicate o di prendere consapevolezza del problema. Ancora, secondo il suo ultimo libro, che si intitola Fault Lines: Fractured Families and How to Mend Them, delle 1300 persone intervistate il 10% è stato allontanato da un genitore o da un figlio, l’8% da un fratello o una sorella e il 9% da un membro della famiglia allargata come ad esempio un cugino, i nonni, zii e nipoti. Se in questo libro, che si propone di affrontare il problema, vediamo anche la prospettiva di chi viene allontanato sui social invece possiamo assistere all’altra parte, quella di coloro che allontanano. I ragazzi si rendono conto sempre prima di cosa gli pesa e di cosa non vogliono più sopportare, e spesso decidono di tagliare completamente i contatti, raccontando poi tutti i dettagli della scelta su TikTok, spesso allegando i messaggi manipolatori ricevuti dalla persona tagliata fuori e cercando di dimostrare le ragioni che hanno motivato la loro decisione.
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Quali sono le alternative?
La verità è che quello della famiglia è un concetto fluido, tutto da reinventare e che si trova in questo momento in un momento di crisi e trasformazione. Millennial e gen Z ci stanno provando, spesso anche a loro spese, portando sulle spalle il peso di dover cercare (e creare) forme alternative di sostegno e comunità, con l'aiuto dei telefilm e dei film che utilizzano uno dei topos più amati (non a caso) dai più giovani: quello della found family, cioè della famiglia trovata, dunque alternativa. Amici, colleghi, coinquilini, vicini di casa ma non solo. La comunità parte dal quartiere, dagli spazi collettivi da riconquistare, dal parchetto sotto casa, dal fruttivendolo e dal bar. Un atto di cura alla volta.