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Abbiamo paura di tutto, anche di ordinare al ristorante

La paura della gen Z per l'ignoto

Abbiamo paura di tutto, anche di ordinare al ristorante La paura della gen Z per l'ignoto

Ti svegli di soprassalto, colta dai sudori freddi. Le notifiche di Whatsapp continuano a fioccare, inesorabili. Nel gruppo che si chiama Capodanno 2023 e a cui sei stata aggiunta quasi contro la tua volontà si discute da ore di dove andare, cosa fare, cosa comprare, cosa cucinare o cosa ordinare. Chi viene? Cosa mangiamo? Cosa beviamo? È il tuo peggiore incubo, perché tu non sai decidere né tantomeno vuoi leggere quegli agili 234 messaggi arretrati di gente che, invece, ha le idee fin troppo chiare. Questa situazione, chiaramente drammatizzata e resa ancora più estrema dallo spettro del Capodanno che aleggia sulle nostre teste da novembre in poi, capita praticamente ogni settimana, o ogni volta che si deve decidere cosa andare a mangiare e dove, provocando una vera e propria condizione di ansia e disagio nelle persone che hanno più difficoltà a decidere. E non sono poche.

Cos'è e cosa c'è sotto la cosiddetta menu anxiety

Sui social fioccano le confessioni di utenti molto giovani che, a metà tra il serio e il faceto, rivelano come, ogni volta che devono uscire e andare a bere o a mangiare fuori, controllano in anticipo il menù del locale prescelto, i prezzi, il percorso da fare sui mezzi e il parcheggio disponibile. Perché non vogliono sorprese, perché vogliono capire in anticipo quanto spenderanno e cosa mangeranno, perché si imbarazzano a ordinare davanti a un cameriere e hanno bisogno di fare qualche prova nel privato della propria camera, perché vogliono portarsi i soldi giusti: insomma, perché non riescono a stare tranquilli. Da una parte, è quasi comprensibile. Io, personalmente, a volte odio ordinare, soprattutto se mi trovo con persone che conosco poco o in un posto che mi fa sentire a disagio. Mi sento stupida a dire ad alta voce i nomi buffi, difficili o astrusi dei piatti, ho paura che la persona che sta prendendo l’ordinazione mi corregga o non capisca. Se proviamo ad andare un po’ più a fondo, però, troviamo in quella che è stata prontamente definita menu anxiety e quasi patologizzata, - affibbiata alla gen Z in quanto generazione più propensa all’isolamento e all’ansia relazionale e brandita come un bastone per dimostrare come questi giovani siano incapaci - un gran numero di sfumature, tutte utili a capire qualcosa della prossima generazione di adulti e forse anche dei più grandi. 

I numeri della menu anxiety

Secondo un sondaggio condotto dalla catena di ristoranti britannici Prezzo su circa 2000 persone, l’86% dei ragazzi che hanno dai 18 ai 24 anni provano ansia quando è il momento di ordinare. Il 34% di loro chiede addirittura a qualcuno al tavolo di farlo al posto suo. Non si tratta di un problema esclusivo della gen Z: tra tutte le persone che hanno risposto al sondaggio, ben il 67% prova la stessa ansia, anche se I numeri scendono a mano a mano che aumenta l’età. Per la gen X e I baby boomer (44-77) la percentuale si attesa sul 15%. Un sondaggio simile commissionato a OnePoll da Avocado Green Mattress conferma la tendenza: 3 americani su 10 prova la menu anxiety. Insomma, un problema che colpisce i più giovani, ma non solo. 

Le cause profonde di un'ansia "superficiale"

Se vogliamo analizzarla sul serio, infatti, rileviamo nella menu anxiety come viene spesso spiegata sui social dai diretti interessati almeno tre motivazioni o timori principali: la paura dell’incognita, quindi di trovarsi davanti un menù pieno di piatti che non conosciamo, l’incapacità di decidere in fretta e l’incapacità di relazionarsi con un altro essere umano in maniera spontanea e non “sperimentata”, di gestire l’imbarazzo di un’interazione non ideale davanti ad altre persone. Sintomi, più che cause, di un problema infinitamente più grande, da affrontare in maniera collettiva. Se, infine, a questi numeri e a queste considerazioni si aggiungono quelli sul livello di ansia generale, sulla percezione di pericolo, sulla preoccupazione finanziaria e lavorativa, sull’onda lunga della pandemia, sull’eco-ansia e chi più ne ha più ne metta, il ritratto che riceviamo indietro è quello di una generazione (o di un paio di generazioni, i millennial non sono messi tanto meglio) spaventata. Chiedersi perché, quali sono le cause e quali potrebbero essere i modi di aiutarli sarebbe infinitamente più costruttivo di bollarli come bamboccioni incapaci.

Menu anxiety: ci sono soluzioni?

Se invece a soffrire di questa forma di ansia siamo noi in prima persona, potremmo provare a capire perché. Andiamo a mangiare raramente e fare cose nuove ci rende nervosi? Ci circondiamo di persone che ci fanno sentire stupide o che ci chiedono una performance costante che noi non riusciamo a garantire? Siamo troppo insicure? La menu anxiety, qui, non è il nostro nemico principale, ma è una spia che qualcosa non va. Parlarne con gli amici, con la famiglia e anche con un terapeuta potrebbe essere la strada giusta per superare tutte le nostre paura, una alla volta, dalla più piccola alla più grande.