Cos'è il body count e in che modo viene usato contro le donne?
Spoiler, è (anche) colpa dei podcaster
05 Gennaio 2024
Al liceo, le ragazze si raccontavano a vicenda delle loro cotte, delle persone che avevano baciato, di quante persone avevano provato a baciarle. Tu 2, io 4, e tu? Si contavano sulle dita della mano, si faceva distinzione tra bacio a stampo e con la lingua, qualità e durata. Si leggeva sui periodici per teenagers come perfezionare la tecnica, come conquistare i coetanei. Non per giudizio o per competizione - non esplicitamente almeno - più per volontà di tenere il conto, di capire e capirsi, di avere l’illusione di tenere il conto. A quanti anni avete smesso di farlo? Speriamo prima dei 25. Adesso, direttamente dall’ideologia incel e dalla bocca dei podcaster, soprattutto di quelli uomini che sull’esempio di Andrew Tate parlano in un microfono della condizione dell'uomo moderno e dei nuovi equilibri tra i sessi secondo loro, l’espressione body count entra nel mainstream, viene discussa sui social a intervalli regolari. Cosa si intende per body count? Semplicemente il numero di persone con cui si è andati a letto. Niente di male, se non fosse che questo numero e questo concetto vengono impugnati contro le donne, per misurarne il valore.
Body count, significato e implicazioni
L’idea che, per le donne, avere tanti partner sia un motivo di perdita di valore non è una novità. Fin dalla sacralizzazione della verginità, le ragazze sono state abituate a dare un significato alto ai rapporti sessuali, molto più che i ragazzi. La prima volta deve essere importante, pensata, fondamentale per la nostra crescita. Perfetta, altrimenti abbiamo scelto la persona sbagliata ed è colpa nostra, e questa cosa ci avrà rovinato la vita. Zero pressione, no? Non troppo presto, non troppo tardi. Con dei parametri precisi, decisi per noi dalle forze della morale cattolica, del patriarcato e della misoginia. Per i ragazzi non è così, non lo è mai stato. Per loro la conquista è un vanto, qualcosa da sbandierare, e più si riesce a conquistare meglio è. Da questa mentalità, ancora tragicamente diffusa, arriva il parallelismo tra chiavi e serrature, in cui l'uomo è la chiave che apre tutte le porte e la donna, in maniera brutale, colei che permette a tutti di entrare. Da qui, da questa metafora cruda e popolare, arriva anche tutto il resto.
Lo slutshaming si rinnova: implicazioni e conseguenze
Adesso, mentre cerchiamo di superare queste idee con fatica, mentre solleviamo questioni all'attenzione dell'opinione pubblica, mentre cerchiamo finalmente e una volta per tutte di emanciparci, una loro rinascita sotterranea minaccia le adolescenti di oggi. Al tradizionale slutshaming, infatti, questi giovani podcaster arrabbiati, sui social e sulle piattaforme di ascolto, aggiungono una sorta di criterio per giudicarci tutte, per mettere in classifica la nostra capacità (secondo loro oggettiva) di essere future mogli, madri e compagne. Cos'altro dovremmo voler essere, dopotutto? I problemi con l'utilizzo di questa espressione sono tanti, e non stanno nell'espressione stessa, ma in quello che c'è dietro. Una concezione distorta ed errata del corpo delle donne e delle donne in generali come oggetti, usurabili, da cercare nuovi fiammanti, come automobili. L'idea piena di falle che il sesso sia - se fatto dalle donne, ma con chi lo fanno queste donne? - qualcosa di cui vergognarsi, che toglie valore a un essere umano, e non un atto di confidenza e chimica reciproca, una scelta da prendere insieme in quel momento. L'idea che una compagna di vita perfetta debba avere un body count bassissimo, andando un passo oltre, potrebbe giustificare uomini adulti alla ricerca di partner sempre più giovani perché (ai loro occhi) più pure e molto altro.
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Lasciare indietro numeri e misurazioni
La questione è molto seria. Adolescenti sempre più giovani e vulnerabili vengono indottrinati da queste personalità del web, e a subirne le conseguenze non sono solo le loro coetanee, ma anche loro. Odiare isola, rende rabbiosi e violenti, scatena istinti che sarebbe meglio imparare a controllare. Cosa possiamo fare per questi ragazzi? Come al solito, non esiste soluzione univoca o semplice, una pillola da prendere due volte al giorno dopo i pasti. Con fatica e senza gettare la spugna bisogna partire dall'educazione, bandire dal discorso pubblico alcuni personaggi. Parlare di sesso in maniera onesta, senza nessun tipo di numero o misurazione quantitativa, senza competizione né vergogna. Insegnare alle ragazze ad essere sessualmente libere, ma anche a tutelarsi da queste persone, riconoscere i segni di queste correnti di pensiero dannose e limitanti, infine, non guasterebbe. Per un rapporto tra ragazzi e ragazze il più possibile sereno.