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La positività tossica complica la nostra vita a lavoro

Sorridere davanti ai problemi potrebbe peggiorare la nostra salute mentale

La positività tossica complica la nostra vita a lavoro Sorridere davanti ai problemi potrebbe peggiorare la nostra salute mentale

Quando sono entrata nel mondo del lavoro, appena finita l'università, non sapevo nulla. Non sapevo che il rapporto con il lavoro avrebbe segnato gran parte della mia vita neo-adulta, da diversi punti di vista. Non sapevo che la sua ricerca e poi il suo mantenimento, la soddisfazione che riuscivo a trarne (o a non trarne, tragicamente), le scelte in ottica di carriera futura e di sopravvivenza economica avrebbero riempito la mia mente di giorno e di notte, a seconda dei momenti. Credevo con tutto il cuore ai miei primi capi e alle loro promesse, mi chiedevo ossessivamente cosa prediligere: se inseguire quello che mi piaceva davvero o un lavoro senza responsabilità, a cui pensare solo e soltanto durante l'orario prestabilito e poi mai più, la tranquillità monetaria o i rapporti interpersonali con i colleghi. Non sapevo che le circostanze della vita mi avrebbero trascinata da una parte e dall'altra, a prendere decisioni che non avevo mai considerato prima. Non sapevo, soprattutto, di dover stare attentissima alla positività tossica

I problemi del lavoro oggi

Quando si parla di problemi sul lavoro il ventaglio può essere ampio e lo sa bene Tsumura Kikuko, autrice giapponese del romanzo Un lavoro perfetto, che racconta la storia nevrotica ma anche relatable e ironica di una donna adulta che continua a cambiare lavoro, e trova sempre qualcosa che non va. Ci sono quelli che ti prendono anima e corpo, spompandoti. Ci sono quelli faticosi dal punto di vista fisico, quelli che pagano poco. La congiuntura storico-economica non aiuta: la pandemia, invece di farci riconsiderare un equilibrio tra vita e lavoro migliore, lo ha di fatto peggiorato. Le statistiche sul burnout registrano numeri sempre più alti, e l'inflazione e la crisi economica stanno abbattendo il potere di acquisto dei nostri stipendi, rendendoci più poveri. Anche quando si parla di capi e colleghi, quindi di persone, la casistica è sterminata. Cosa succede se i tuoi compagni di scrivania ti trattano male, se il manager ti manipola? Cosa succede, al contrario, se tutti si vogliono bene e se a ogni angolo c'è qualcuno che proclama "in questo ufficio siamo proprio come una famiglia" o "non ti preoccupare, andrà tutto bene"? In apparenza niente, ma c'è da scavare. E non stupisce che la positività tossica sia difficile da individuare, sommersa com'è da problemi più evidenti.

@emilybruth Wishing for illness or injury is a burnout If you're willing to risk the permanent/potentially deadly effects of Covid for a couple days off, something needs to change #burnout #worklifebalance #quit original sound - Hayu

Cos'è la positività tossica e i suoi effetti negativi

Per toxic positivity si intende la convinzione granitica che bisogna mantenere uno sguardo gioioso e positivo anche (e soprattutto) quando le cose non vanno bene, e che tutto possa essere risolto da un'attitude proattiva e sorridente. Solitamente, questo atteggiamento viene venduto come benefico da mental coach e influencer del wellness, che credono possa far del bene a qualsiasi situazione, anche la più negativa, e che anzi sia una reazione da avere sempre, a prescindere. Lavorare in un posto di lavoro in cui viene detto spesso "Guardiamo il lato positivo!" o "Non parliamo di problemi, parliamo di soluzioni" o ancora "Va tutto male? E che problema c'è, sorridi", anche se sulla carta suona bello, potrebbe provocare seri danni alla salute mentale. Secondo Angela Amias, terapista e fondatrice della Healthy Relationship Academy, la positivà tossica "è la pressione a esprimere soltanto una piccola parte dello spettro delle emozioni umane, che spinge a reprimere e evitare tutto quello che non è allegro o vivace". Sempre secondo lei, è un atteggiamento negativo "perché crea un'ambiente in cui le persone non possono essere autentiche. Quando si parla di un luogo di lavoro, questo si traduce in fare un sorriso e fare finta di essere felice quando in realtà si è difficoltà", cosa che è molto pesante e tassante a livello mentale ed emotivo, e potrebbe finire per rovinare per sempre il rapporto con il lavoro e con i colleghi.

Come evitare la positività tossica a lavoro

Il primo passo nello smantellare un meccanismo di positività tossica sul luogo di lavoro è uno e uno soltanto: bisogna imparare a riconoscerlo. A volte, fa parte della cultura dell'azienda fin dall'inizio. Altre volte dipende da un manager in particolare, che non vuole ammettere di avere responsabilità sul suo lavoro e sul suo team e vuole evitare di discutere problematiche inerenti a stipendi, orari e anche discriminazione. I colleghi esprimono le loro preoccupazioni in maniera libera e tranquilla? Se la risposta è no, le notizie non sono buone. Il rischio è di sentirsi invalidati, convinti di essere gli unici ad avere dei problemi o a rilevare delle cose che vanno cambiate. L'effetto è isolante. Il secondo passo è proprio questo: cercare di prendersi dello spazio, ribadire il proprio punto di vista e la propria visione della cosa in maniera razionale e non positiva né catastrofica. Mantenendo un canale di comunicazione aperto con colleghi e superiori, il rischio di cadere nella toxic positivity è ridotto.

@themarissamoyer Replying to @user2857278866725 toxic positivity is a real problem in some organizations! Sometimes in individual interactions, it can mean that person just didn’t know what else to say, or how to hold space for someone’s authentic emotions. But on a widespread scale, this is what it can look like in company culture. #toxicworkplace #toxicworkenvironment #ambitiousprofessionals original sound - Career | Influence Coach

E se fosse troppo tardi?

Se, poi, ci si rende conto di stare male e che la situazione non è risolvibile, potrebbe essere una buona idea lavorare su un sano distacco dal proprio lavoro. Le responsabilità di curare una cultura aziendale malata non può pesare tutta sulle nostre spalle e le nostre mansioni quotidiane non sono quello che siamo, e non per forza devono essere parte della nostra identità. Ancora, anche se non sempre è possibile per motivazioni materiali e pratiche, si potrebbe pensare di cambiare lavoro, questa volta con un occhio allenato a riconoscere, immediatamente, i sintomi della tossicità che avanza. E via verso la prossima avventura.