Fenomenologia dello scandalo di Sanremo
Dalla farfallina di Belen alla droga di Achille Lauro
05 Febbraio 2024
Sanremo, in Italia, è tutto. Momento nazionalpopolare supremo. Specchio di un paese che avanza, rallenta o arretra, dei suoi cambiamenti e contraddizioni, lancia nuovi fenomeni ma anche registra e convalida i cambiamenti che sono già successi, documento di costume fin dal 1951, anno della sua prima edizione. Prima fondamentale e nuovo, poi un po' sfigato e polveroso, da vecchi, adesso più in voga che mai, fautore di giochi partecipatissimi come il FantaSanremo. Che sia un'edizione riuscita o no, che le canzoni facciano o successo o meno, tutto è secondario: quello che non manca davvero mai, a Sanremo, sono le polemiche, gli scandali, i dibattiti, i momenti. C'è chi lo ama (ultimamente sempre più persone) e chi lo odia, ma la verità è una e una soltanto: la kermesse è un mostro a tre teste che monopolizza completamente i nostri schermi per almeno una settimana, se non due. Reti televisive competitor comprese.
L'eye-liner di Bobby Solo
Sanremo è iniziato nel segno dello scandalo. Nel 1964 e 1965, nel pieno del suo boom e dell'era Mike Bongiorno, Bobby Solo si presentò con i brani Una lacrima sul viso e Se piangi se ridi. Entrambe le volte sollevò un polverone: perché cantò in playback e perché, soprattutto, si presentò sul palco con l'eye-liner sulle palpebre. Un uomo truccato, per l'Italia bene degli anni Sessanta, fu un vero e proprio - avete indovinato - scandalo. E ancora oggi se ne parla ogni volta che si può, anche in relazione al make-up per uomini.
Gli scandali di stile: da Patty Pravo a Belen passando per Loredana Bertè
Continuando su questa riga, impossibile elencare tutte le volte che un'artista donna ha deciso di fare una dichiarazione di coraggio e sensualità sul palco dell'Ariston. Vale la pena ricordare, nel 1986, il look di Loredana Bertè, in tutina di pelle e pancione finto. Pancione realizzato dal costumista Luca Sabatelli che non piacque per niente al pubblico italiano, ma con cui la donna voleva dire forte e chiaro che le donne incinte non sono meno forti, anzi. Un messaggio positivo a cui l'Italia non era ancora pronta. Ma si sa che abbiamo un rapporto un po' distorto con la maternità. Ancora, da ricordare nel 1999 il look di Anna Oxa, che vinse quell'edizione con Senza pietà. Una canzone immortale quasi quanto i pantaloni a vita bassa con intimo a vista sfoggiati durante una delle serate. I benpensanti tremarono.
Le cose vanno lentissime, soprattutto quando si parla della sessualità e sensualità delle donne. Belen Rodriguez, in qualità di valletta e co-presentatrice, nel 2012 scese le infamous scale con un abito con spacco vertiginosissimo. A vista il tatuaggio di una farfallina in zona inguine. Le discussioni furono interminabili. Era finto? Era vero? Che intimo indossava? Era troppo sessuale? Chi pensa ai nostri bambini?
Gli scandali dei competitor: da Claudio Baglioni ad Achille Lauro
A volte, gli scandali vengono nutriti ad hoc dai competitor, nel tentativo di diminuire e sminuire l'ascendente che Sanremo ha sul pubblico. Ad esempio, quando Sanremo cade in periodi problematici, magari a seguito di terremoti, pandemie o disastri naturali, si ripresenta come la peperonata quella sui cachet di presentatori e co-presentatori. Dovrebbero devolverlo in beneficenza? Dovrebbero usarlo per intervenire al posto dello Stato e ricostruire le case? Di solito, queste speculazioni vengono gestite con una campagna di beneficenza, arginate da un monologo sul palco, da qualche dichiarazione ufficiale. A volte, gli attacchi sono ad personam. Ad esempio, Striscia la Notizia negli anni si è scagliata prima contro il direttore creativo del 2018 e 2019 Claudio Baglioni, accusandolo di aver piazzato in gara tanti artisti provenienti dalla sua stessa agenzia, e con Achille Lauro - reo di aver portato in gara un brano che secondo la trasmissione inneggiava alla droga - poi. Non che queste polemiche abbiano avuto effetto: Baglioni ha presentato e diretto (quasi) indisturbato i suoi festival, Achille Lauro dopo la sua prima partecipazione con Rolls Royce è diventato una presenza fissa, anche come ospite.
Scandali assortiti: i figli di e le invasioni di palco
Alcune polemiche e scandali scavalcano guerre tra canali televisivi, esegesi dei testi, la buoncostume police e l'inferenza del governo del momento (stiamo pur sempre parlando di Mamma Rai) per regalarci un momento di imprevedibilità. Stiamo parlando, ad esempio, di quando durante il 64esimo Festival di Sanremo, quello condotto da Fabio Fazio nel 2014, due uomini si arrampicarono sulle transenne del teatro Ariston bloccando il sipario e minacciando di buttarsi. Il panico fu reale, l'episodio immediatamente detonato, gli uomini portati in salvo. Poco o nulla si seppe di loro nei giorni successivi. O di quando nel 2013 qualcuno dal pubblico urlò e fischiò fortissimo contro Maurizio Crozza - impegnato in un monologo contro Silvio Berlusconi - nell'imbarazzo generale.
Ancora, cambiando completamente registro, se scaviamo nella storia recente del festival troviamo un'edizione che fa parlare da decenni per la sua sfrontatezza e nepotismo. Quella dei figli d'arte, che ebbe luogo nel 1989. The catch? Tutti i presentatori erano quelli che oggi si chiamano nepo-baby, e che allora vennero semplicemente additati come raccomandati: Rosita Celentano, Paola Dominguín, Danny Quinn e Gianmarco Tognazzi. Ad aggravare la loro posizione, il fatto che che non se la cavarono benissimo, anzi si dimostrarono protagonisti di gaffe e lapsus.
Sanremo è Sanremo (nel bene e nel male)
Impossibile catalogare tutte le polemiche e gli scandali di Sanremo in un articolo solo. Nell'attesa di avere la cattedra di un corso universitario a riguardo (e sarebbe anche ora) limitiamoci a smuovere qualche ricordo e a metterci in attesa della prossima edizione, che ci regalerà sicuramente qualcosa da aggiungere a questa lista infinita. Ci libereremo mai dal giogo monopolizzante della kermesse, che mescola sacro e profano, serio e faceto, senza soluzione di continuità, sminuendo ed esaltando situazioni, personaggi e trend? Speriamo di no, ma speriamo anche che il festival, che ormai ha più di 70 anni, riesca a mettersi davvero al passo con i tempi, per abbracciare la diversità e l'umanità liberandosi dallo spettro dei conservatori e degli scandalizzati di professione, che urlano dal pubblico (questi maleducati).