Le app di dating non funzionano più?
Cambiano e si rinnovano, ma forse noi non abbiamo più voglia di usarle
26 Febbraio 2024
Quanto ci piace parlare d'amore? Trend di dating, il lessico che li accompagna, coppie famose e gossip su tradimenti e inciuci, come abbiamo conosciuto la persona con cui condividiamo la nostra vita, cosa è successo prima di capire che si trattava proprio di lei? Perché lasciamo chi lasciamo, perché veniamo lasciati? Le modalità di vivere la coppia - che può essere chiusa, aperta o affollata, ed è il discussissimo poliamore, salito alla ribalta del mainstream proprio grazie ai magazine di costume e società - si moltiplicano a vista d'occhio, insieme alle nostre esigenze di esseri complicati che vivono in tempi complicati. È normale. Cambiamo noi, i nostri approcci alle relazioni e all'esterno, i nostri modi di parlarne. Dietro di noi le app di dating, che ci corrono dietro, nate per soddisfare tutti i nostri bisogni, anche quelli che non avevamo ancora capito di avere.
Le app di dating più utilizzate
In principio fu Tinder, prima applicazione di dating a prendere piede e a diventare di uso comune. Un intero piccolo vocabolario dipende da lei: ci sono i date coi tinderini, l'atto di swipare (quindi di scegliere o scartare qualcuno) e chi più ne ha più ne metta. La bio di Tinder è ormai (almeno per la sottoscritta) un genere letterario, uno studio antropologico, tra una promessa di una bella carbonara e quella di andare a fare una scalatina insieme. Poi ci sono Bumble e Hinge, arrivate in Italia da relativamente poco. Per le relazioni non eterosessuali le più utilizzate sono Grindr e Zoe, HER e Wapa. Per i vip e i ricconi c'è Raya, che deve essere pagata mensilmente e richiede estrema riservatezza, pena il ban a vita. Ognuna di queste app ha il suo linguaggio e le sue modalità. Alla base, però, una scelta di tipo soprattutto estetico: vediamo le foto, e di spazio per presentarsi ce n'è poco, i caratteri sono contati. Se c'è la corrispondenza di gusti e di intenti, allora si fa match. Solo dopo questa serie di passaggi si riesce a fare una chiacchierata o un invito, se è quello che interessa. Altrimenti si passa oltre.
@nickii Storytime: I dated a celebrity and it was THE WORST!!!
@dating.flags What was your experience like on Tinder? . . . #podcasts #dating #datingapp #redflag #didiandjoh #datingflags One More Light (Originally Performed by Linkin Park) [Instrumental Version] - Hit The Button Karaoke
Conoscersi online è normale, ma non tutti ne traggono vantaggio
Ormai, conoscersi online non è più motivo di vergogna o stigma sociale, anzi. Tantissime sono le persone che trovano l'amore sulle app. Secondo uno studio del Pew Research Center ben il 53% delle persone under 30 utilizzano o hanno utilizzato un'app di dating. Il dato decresce all'aumentare dell'età: si parla del 37% di persone nella fascia dai 30 ai 49, del 20% in quella dai 50 ai 64 e del 13% dai 65 in su. Queste persone sono contente? Il 53% sì, il 47% invece ha avuto esperienze negative. Qualcosa, però, non va. Nonostante il grande aiuto dato dalle app di dating all'industria dell'amore a livello internazionale, in Italia le cose non vanno bene. Secondo Eurispes, infatti, nella penisola ci sono più single che vivono da soli (33%) che coppie con figli (31%). Questi single non lo sono per scelta, anzi: il 62,9% dei solitari afferma di non essere contento della sua situazione. E non c'è aria di inversione di tendenza. Secondo le stime, nel 2040 i single saranno saliti al 39%. Eppure il desiderio di conoscere qualcuno e di costruire un famiglia c'è: secondo l'ISTAT in aumento sia le unioni civili (32%) che i matrimoni (5%). E allora?
@marshanadahlia So @josephrhinehart1 asked me to tell the story of how I met my husband on @bumble so here it is. Any questions, leave them below
Le nuove app di dating
Come tappare questo buco? Come coprire quella che, i numeri lo dicono, sembra proprio essere una mancanza? Le app di dating non si accontentano di aiutare qualcuno a trovare l'amore, vogliono farlo per tutti, anche per chi non si basa solo sull'aspetto fisico per decidere con chi vuole, bere un drink o un caffè, e quello che succede poi succede. Come in The Verifiers, romanzo d'esordio di Jane Pek, si perfezionano, sviluppano nuove tecnologie, si basano sugli algoritmi e sull'intelligenza artificiale. Un esempio su tutti? Un'app esordiente, che si chiama PhaseApp e che ha ideato un sistema nuovo, che crea connessioni non a partire dalle foto, ma basandosi sull'affinità. Per coloro che cercano una comunanza di cuori, una connessione intellettuale. Come funziona? Ogni volta che due utenti entrano in contatto, devono rispondere a una batteria di domande, dalle più generiche alle più specifiche, anche in campo sessuale. La domanda successiva viene sbloccata solo dopo che entrambi hanno risposto, e il gioco prosegue dunque solo se tutti e due lo desiderano. Basterà?
E se non volessimo più utilizzarle? Il coaching
Dobbiamo considerare l'eventualità che le app di dating non bastino più, anche se sono nuove e sofisticate, basate su sistemi di misurazione dell'affinità all'avanguardia. Sicuramente non sono per tutti. Cosa resta? Incontrarsi di persona, andare in un bar, al cinema, in un museo, parlare con gli sconosciuti. Soprattutto dopo la pandemia, tutte queste cose possono fare paura, soprattutto alle donne, che sono costrette a muoversi in un mondo sempre più misogino, spaventato e arrabbiato. Ecco perché alle aberrazioni maschiliste dei pick up artist e delle academy che vogliono insegnare ai giovani maschi a rimorchiare considerando le donne oggetti rispondono una nuova corrente di donne che sono determinate a conoscere persone nella vita vera, e che insegnano alle altre come farlo con abilità, mettendo nel sacco le loro povere vittime. Sono le dating coach al femminile. Ma siamo davvero sicure di aver bisogno di queste persone (e di queste app) per tornare a casa con qualcuno? Forse le nostre amiche accoppiate hanno ragione: forzare non serve a nulla, basta tenersi aperte alle novità e agli spunti. E quello che succede succede, online o al bar.