Le 10 scrittrici da leggere assolutamente nella vita
Da Virginia Wolf a Elena Ferrante
23 Aprile 2024
La Giornata internazionale della Donna è un evento che ha come obiettivo quello di ricordare le conquiste sociali, politiche e di emancipazione che le donne hanno ottenuto nel corso della storia. L’8 marzo si festeggiano i traguardi raggiunti ma continuando a denunciare le violenze e le discriminazioni che le donne sono costrette a subire ogni giorno. La letteratura in questo è stata, ed è ancora, uno strumento prezioso che rende possibile raccontare le proprie storie e la propria visione sul mondo. Avere a disposizione una molteplicità di voci da cui poter attingere è fondamentale per imparare ad accettare le differenze e le diversità. Sono state tante le donne che nel tempo hanno trovato nei libri la loro dimensione espressiva scrivendo così capolavori imperdibili. Per questo articolo ho scelto di suggerirvi 10 autrici, con relativi libri, che vi consiglio di leggere almeno una volta nella vita. Gli spunti in questione possono essere un ottimo punto di partenza. In occasione della Giornata mondiale del libro e del diritto d'autore, facciamo un ripasso. E che siano donne.
Virginia Woolf - "Una stanza tutta per sé"
Seppur oggi il panorama letterario offra una sempre più vasta pluralità di autrici a cui poter attingere, non bisogna dimenticare che per molto tempo alle donne è stata negata la possibilità di scrivere e pubblicare. Lo racconta Virginia Woolf nel suo saggio “Una stanza tutta per sé”, frutto di una ricerca da lei fatta nel 1928 su le donne e il romanzo. Aggirandosi per gli scaffali della fittizia biblioteca di Oxbridge illustra come il numero delle autrici sia nettamente inferiore a quello dei loro colleghi uomini. Ripercorre così la storia della letteratura femminile citando i nomi di coloro che hanno aperto le porte a questa professione e cercando di capire cosa glielo ha reso possibile. La conclusione: una donna per scrivere ha bisogno di una stanza tutta per sé e di denaro sufficiente per potersi mantenere. Rivendica così la possibilità per le donne di essere ammesse ad una cultura che fino a quel momento si era rivelata un esclusivo appannaggio maschile. In questo libro si possono trovare citate dalle più conosciute sorelle Bronte, George Eliot, Jane Austen, alle meno note Anne Finch, George Sand, Aphra Behn, Fanny Burney, Eliza Carter e Emily Davies.
Simone De Beauvoir - La femminilità una trappola
Simon De Beauvoir è un’icona del femminismo che con acuta intelligenza è stata capace di smascherare i pregiudizio di genere della società francese del ‘900, trasformando la propria analisi filosofica in un’appassionante presa di posizione politica. Le sue opere studiano e delineano delle dinamiche sociali oppressive per le donne e che la terza ondata del femminismo ha cercato di contrastare. Il “Il secondo sesso” è considerato un’opera essenziale della filosofia esistenzialista ed offre tutt’ora spunti attuali. Di quest’autrice si possono leggere innumerevoli saggi, tra questi un buon punto di partenza può essere “La femminilità, una trappola” una raccolta di testi, articoli, interviste personali di lungimirante militanza, fino ad arrivare agli interventi più tardi sulla società dell’immagine. Questi scritti vibrano dell’urgenza di un pensiero che, spronando all’inquietudine, è in grado di aprire nuovi squarci sul mondo. Che scriva sul potere della letteratura o sulla condizione delle ragazze madri, che si scagli contro la reificazione delle donne nelle campagne pubblicitarie, o che preconizzi l’avvento di nuove forme di sessualità, Beauvoir mantiene sempre il tono terso della della razionalità, inscalfibile ma capace di accordarsi alle ragioni plurali delle società e degli individui.
Shirley Jackson - "L'incubo di Hill House"
Shirley Jackson faceva la casalinga, sposata con uno scrittore e madre di quattro figli, si occupava di mandare avanti la famiglia. Era costretta a ritagliarsi faticosamente i momenti liberi da poter dedicare alla creazione letteraria che in vita, però, non le generò particolare notorietà. Nonostante questo, iniziò a guadagnare di più del marito diventando la principale fonte del reddito famigliare. Le sue responsabilità aumentavano sempre di più insieme all’ansia e alla frustrazione di non avere il pieno controllo sulla sua vita. Per ovviare a questo faceva uso di quella che veniva definita la droga delle casalinghe, un mix di anfetamine, antidepressivi e barbiturici che minarono profondamente e irreparabilmente la sua salute. Nelle sue opere traspare questo profondo turbamento: ci troviamo spesso davanti a episodi abbastanza comuni di vita quotidiana, o almeno così sembrerebbe, finché un elemento di disturbo non irrompe sulla scena all’improvviso. Può trattarsi di una frase fuori posto, di una paura che si fa sempre più grande, oppure di un evento inaspettato che turba la quiete generale. È ciò che accade in “L’incubo di Hill House” un classico del genere gotico che si sviluppa intorno a una casa, da intendersi anche in senso metaforico, che appare poco sicura e accogliente. Questo libro narra di un’ossessione e indaga il soprannaturale inteso come l’emersione dall’inconscio di paure e desideri repressi. In molti hanno visto in quest’opera un collegamento con la vita della stessa autrice, intrappolata in una casa senza via di scampo.
Hannah Arendt - "La banalità del male"
Nata a Hannover nel 1906 da una famiglia ebrea, Hannah Arendt divenne mira delle persecuzioni antisemitiche della Germania nazista e fu costretta a trasferirsi prima in Francia e poi negli Stati Uniti dove rimase per il resto della vita. I suoi lavori riguardarono la natura del potere, la politica, l'autorità e il totalitarismo. L’analisi delle forme di quest’ultimo sono alla base di suoi studi. La sua opera più famosa è il resoconto del processo ad Eichmann per il New Yorker, conosciuto come "La banalità del male”. È in questo frangente che sollevò la questione secondo cui il male possa non essere radicale, anzi, è proprio l'assenza di radici, di memoria, del non ritornare sui propri pensieri e sulle proprie azioni mediante un dialogo con se stessi che porta personaggi spesso banali a trasformarsi in autentici agenti del male. I pensieri illustrati in questo testo sono tra i più citati e garantiscono una assidua presenza dell’autrice all’interno di ogni altro testo di saggistica che si rispetti.
Toni Morrison - "Amatissima"
Toni Morrison nel 1993 è stata la prima donna afroamericana a vincere il premio Nobel per la letteratura. Tramite la sua penna è stata capace di opporsi dialetticamente tanto alla cultura dominante bianca quanto al potere maschile, anche all'interno della comunità nera. Nel suo libro più celebre “Amatissima”, vincitore del Premio Pulitzer per la narrativa 1988, si racconta la storia di Sethe, indomabile donna di colore che, negli anni precedenti alla Guerra Civile americana, si ribella al proprio destino e fugge al Nord, verso la libertà. Un percorso drammatico attraverso l'orrore della schiavitù, la forza dell'amore materno e il peso di un indicibile segreto. La narrazione è caratterizzata dalla commistione vicende storiche e di atmosfere macabre , intrecciando mito e storia, leggenda e realtà. Un romanzo maestoso, di straordinaria intensità, che è stato portato al cinema con protagonista Oprah Winfrey.
Joyce Carol Oates - "Una famiglia americana"
Joyce Carol Oates è conosciuta per essere una tra le più prolifiche scrittrici americane, ha scritto ormai oltre cento libri tra cui più di quaranta romanzi. Tra i temi più indagati nei suoi libri vi sono l’ipocrisia e la violenza della vita borghese, l’oppressione e la mercificazione delle donne, la guerra fredda e l’avvento del nucleare in America e l’intolleranza nei confronti della diversità. Si potrebbe definire la sua scrittura “gotica contemporanea”, infatti nonostante non sia propriamente horror dalle sue storie emergono l’orrore quotidiano e la violenza più spaventosa, quella che si racchiude tra le mura domestiche. In “Una famiglia americana” veniamo trascinati cuore nero della società borghese. Un mondo tanto affabile quanto spietato nei confronti di chi infrange le sue regole e in cui inevitabilmente ci si ritrova nel contempo vittime e carnefici. Tutti ammirano i Mulvaney, tutti li invidiano. Una famiglia allegra, numerosa, perfetta. Tuttavia c’è qualcosa che si cela dietro quella patinata aura di perfezione, un’equilibrio troppo precario per continuare a reggere.
Annie Ernaux - "L’evento"
Vincitrice del premio Nobel per la letteratura nel 2022, Annie Ernaux ha un passato da militante femminista che traspare nelle sue opere e nelle sue scelte di vita. Partendo da una narrazione spesso autobiografica riesce nelle sue opere a far emergere dei pensieri politici. I suoi scritti mescolano storia e sociologia raccontando delle esperienze che dal personale diventano universali. È “Nell’evento” che racconta del suo aborto clandestino avvenuto in Francia nel 1963. Narrando la cronistoria di un avvenimento doloroso, ma anche umanamente e politicamente trasformativo, Ernaux innalza la sua voce contro i silenzi, i ricatti e le ipocrisie delle istituzioni e delle coscienze.
Joan Didion - "L’anno del pensiero magico"
Joan Didion è una delle voci statunitensi più rilevanti della narrativa e della cultura contemporanea. Corrispondente dall’estero per i maggiori quotidiani americani e autrice di saggi di attualità politica, sociologica, culturale ha dato espressione lucida e provocatoria ai problemi delle donne della sua generazione. Le sue figure femminili, isolate, straniate o in fuga, campeggiano sullo sfondo di realtà sociali o politiche stravolte che non lasciano spazi di evasione dalla storia. Nelle opere più recenti, tra narrativa e saggio, ha rievocato vicende autobiografiche. Ne è un esempio “L’anno del pensiero magico”, un il lucido resoconto delle strategie messe in atto per accettare i due eventi choc che in pochi giorni hanno stravolto la sua vita: la morte improvvisa del marito e la grave malattia della figlia. Si tratta dell’opera più famosa e apprezzata di Joan Didion, vincitrice anche del National Book Award.
Chimamanda Ngozi Adichie - "Metà di un sole giallo"
Di nazionalità nigeriana, Chimamanda Ngozi Adichie è diventata una tra le più importanti voci del femminismo contemporaneo grazie a diverse pubblicazioni tra cui quella del discorso "Dovremmo essere tutti femministi" nel 2012. Tra temi più toccati nelle sue opere ci sono: le diverse relazioni tra genere, razza, spazio e potere, il razzismo e l'immigrazione. In “Metà di un sole giallo” racconta un drammatico periodo della storia contemporanea africana: la lotta del Biafra per raggiungere l'indipendenza dalla Nigeria, con la conseguente guerra civile che costò la vita a più di un milione di persone. Con empatia e naturalezza narra la vita di alcuni personaggi toccati dalle terribili vicende della guerra, mentre le truppe nigeriane avanzano, i protagonisti del romanzo devono difendere ciò in cui credono e riaffermare gli affetti che li tengono uniti.
Elena Ferrante -"L’amica geniale"
Non sappiamo realmente chi si celi dietro questo nome ma sappiamo che ha voluto farsi identificare come una donna. Elena Ferrante è una delle penne più forti del panorama contemporaneo mondiale, i riconoscimenti che hanno ricevuto i suoi libri sono innumerevoli. Dalla menzione tra i 100 artisti più influenti al mondo secondo il Times nel 2016, alle trasposizioni cinematografiche dei suoi libri. Lei stessa ha voluto redarre una lista delle sue 40 autrici preferite tra queste nomina altre sue compatriote come Natalia Ginzburg, Elsa Morante, Anna Maria Ortese, Michela Murgia e Donatella Di Pietrantonio. Nella sua grande opera, la saga dell’amica geniale, Elena Ferrante parte dal racconto di due giovani amiche per arrivare a raccontare la storia di più famiglie che si intrecciano nella periferia napoletana. Questo romanzo di formazione indaga nel profondo i rapporti umani, l’amicizia e l’amore