Il ciclo mestruale è ancora considerato imbarazzante
Period shaming, tampon tax e persone trans: parliamone
28 Maggio 2024
Su Internet e sui social network, ormai, abbiamo normalizzato tutto, o almeno così sembrerebbe facendosi un giro veloce su TikTok e Twitter. Si parla con naturalezza di sesso e di relazioni, si parla di salute mentale (a volte in maniera superficiale, ma è la natura del mezzo, baby), si parla di quante volte ci si fa la doccia, di cosa fa un'intolleranza alimentare al nostro organismo (spesso con tanto di dettagli pittoreschi), si condividono conversazioni private, si riprendono sconosciuti senza farsi particolari problemi di privacy, si scoppiano i brufoli e si racconta la propria esperienza del parto. Qual è la cosa più privata, intima e a volte anche un po' disgustosa che avete sentito online? Quante volte vi è sembrato di aver appena appreso un po' troppe informazioni sull'estraneo che avete avuto davanti per 15 secondi e che probabilmente non vedrete mai più?
Le mestruazioni sono ancora considerate imbarazzanti?
Una cosa che ancora non siamo proprio riusciti a normalizzare, però, è il ciclo mestruale. Avviene da sempre, una volta al mese o quasi, a chiunque sia nato donna o quasi, per un periodo esteso della loro (nostra!) vita, eppure non ci riusciamo. Neanche adesso che il femminismo è sulla bocca di tutti, che i corpi femminili non sono più un mistero. Le mestruazioni ci fanno disgusto, sono da nascondere, da evitare. Si chiedono gli assorbenti a bassa voce, si nascondono nella tasca dietro dei jeans quando si va in bagno. Nessuno al tavolo o tra i nostri follower vuole sapere lo stato del nostro utero, ma non ci si fanno gli stessi problemi con altre funzioni corporali, anzi. Non parlarne abbastanza, inevitabilmente, porta alla disinformazione, fa credere a chi non ha il ciclo di poter sindacare su come ci sentiamo, su quanti assorbenti utilizziamo, sul nostro corpo e su quello che affronta, non fa capire a chi lo ha quando è sano e quando no, cosa dire al proprio medico e quali sono i segnali che ci avvisano che qualcosa non va.
@dr.staci.t Have you noticed similar changes? #learnontiktok #tiktokpartner #cervicalmucus #menstrualcycle #obgyn Dandelions - The Young Ebenezers
La risposta è sì, lo dicono i numeri
Lo registra in maniera cristallina un'indagine commissionata da Initial - azienda specializzata nell’offrire servizi e soluzioni per l'igiene ed il benessere fuori casa - per il lancio di Dignity, distributore di assorbenti. Secondo questa ricerca, infatti, 1 donna su 3 prova imbarazzo nell'ammettere di avere il ciclo in presenza di altri. Tra le ragazze più giovani (16-18 anni) solo il 61% ne parla senza farsi problemi e con disinvoltura, mentre il 27% delle persone intervistate hanno subito prese in giro legate al ciclo, soprattutto durante l'adolescenza. A prenderle in giro sono stati nella maggioranza dei casi (65%) gli uomini, ma non solo. Il 38% di chi deride è infatti donna. Si parla in questo caso di period shaming. Il 66% delle donne, inoltre, è convinto che proprio gli uomini abbiano difficoltà a rapportarsi con il ciclo. Loro confermano, in parte, la sensazione. Il 26% ammette di non essere a suo agio, il 17% dichiara di non aver mai trattato l'argomento e il 9% lo evita del tutto. Uomini che hanno madri, figlie e sorelle preferiscono non sapere cosa avviene nei loro corpi, come si sentono, che prodotti usano, anzi si sentono in difficoltà a parlarne, straniti, anche un po' schifati.
@jennawiththepink LETS END PERIOD POVERTY
La tampon tax e la questione politica
Le mestruazioni, in Italia, sono una questione politica, da diversi punti di vista. La nostra classe dirigente interviene continuamente sui corpi femminili e il dibattito sulla tampon tax (l'aliquota IVA che si applica agli assorbenti) non si è ancora estinto, anzi. L'1 gennaio 2024 questa tassa è aumentata, passando dal 5% al 10% e impattando sul paniere della spesa, soprattutto quello delle donne, naturalmente, e con un impatto ancora più incisivo e importante sulle donne del Sud e delle Isole. È la period poverty, che rende complicato ad alcune persone con le mestruazioni comprare tutti i prodotti che servono. Anche se secondo la ricerca sia gli uomini (71%) che le donne (82%) credono che questa misura sia ingiusta, nulla accade. Anche perché discuterne pubblicamente è, lo abbiamo appena visto, considerato imbarazzante, da evitare, sintomo di cattiva educazione. Come se non bastasse, poi, le donne vengono invitate a essere donne, a sposarsi e a procreare, per poi essere abbandonate quando si parla di ricevere un aiuto per attendere al proprio corpo, al proprio utero, alla propria vagina. Basti pensare al modo in cui vengono non-affrontate endometriosi, vestibolodinia e simili.
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Non solo le donne hanno le mestruazioni
La ricerca statistica di questo non si occupa, e in Italia non abbiamo neanche iniziato a grattare la superficie della questione. La verità, però, è che non sono solo le donne ad avere le mestruazioni e non tutte le donne le hanno. Gli uomini trans, ad esempio, hanno il ciclo. Le donne trans, invece, no. Se riuscissimo in primis a parlare di tampon tax, di period shaming, di period poverty liberamente, senza dover combattere uno strisciante senso di vergogna e senza temere di essere considerati disgustosi dalle persone attorno a noi, forse il secondo passaggio potrebbe essere addirittura approfondire la questione, sfumarla. Lo scopo finale è imparare a trattare le mestruazioni come una cosa che succede ai corpi femminili e non solo, che succede e basta, a chi sì e a chi no, e che porta con se una serie di sintomi, di possibili complicazioni, di cambiamenti. Una cosa che ha bisogno di prodotti fissi, importanti, inevitabili e che deve essere discussa come una questione collettiva perché è una questione collettiva, di salute pubblica. E prima lo capiamo meglio è.