Julia Fox e la castità al femminile: parliamone
La star si scaglia contro Bumble, e il dibattito si infiamma
15 Maggio 2024
A volte, nella miriade di impulsi, dibattiti, filoni di pensiero e scontri che avvengono giornalmente sui social su qualsiasi tema - dal più insulso al più complesso - perdiamo traccia di dove siamo e di dove stiamo andando, di cosa è avanti e di cosa è indietro, di cosa è reazionario e di cosa, invece, sta effettivamente aiutando a liberarci. È quello, ad esempio, che succede quando si parla di Gen Z e sesso, quando le trad wives si impongono nell'immaginario di TikTok e dei contenuti di lifestyle e cucina e non si riesce più a capire il confine tra scelta e imposizione della società, ed è quello che sta succedendo attorno a Julia Fox, che si è scagliata contro l'ultima campagna pubblicitaria di Bumble, che ha capito l'errore e si è scusato. Ma partiamo dall'inizio.
La pubblicità di Bumble crea dibattito
Negli Stati Uniti, dei cartelloni pubblicitari dell'app di incontri Bumble stanno dando scalpore. Per introdurre al grande pubblico la nuova versione della piattaforma, infatti, sono stati scelti claim tutti basati sul rifiuto della castità, che giocano sull'invito a darsi da fare e a non accettare l'astinenza sessuale, appunto, come soluzione alla mancanza di date. Insomma, app in spalla e via a rimorchiare! Questa cosa non è piaciuta soprattutto alle donne, a cui Bumble sembra rivolgersi in maniera maggioritaria. Dopotutto, fino a qualche settimana fa, quello che differenziava questa piattaforma di dating dalle altre è che a prendere l'iniziativa dovevano essere proprio le persone di sesso femminile, che dopo il match potevano scegliere se aprire una conversazione oppure no. Ma cosa lamentano queste donne? L'idea della castità femminile come pigrizia e non come scelta libera, l'obbligazione implicita di dover portare avanti una vita di coppia che sembra pesare soprattutto su di loro.
Julia Fox e la castità
Tra le donne che hanno trovato fastidioso questo approccio c'è anche Julia Fox, che ha deciso di rispondere sarcastica, tra il serio e il faceto. "Due anni e mezzo di castità e non sono mai stata meglio, se devo essere onesta" ha commentato. Mentre i giornali si divertono a lanciare la notizia, e a ripercorrere le sue dichiarazioni in materia da Kanye West in poi, cerchiamo di riflettere su altro. Perché è così difficile accettare che una donna bella e famosa - che non ha problemi a compiere scelte di stile estrose ed eccentriche, e siamo sicure che purtroppo in questo caso anche l'estetica conta - non abbia alcun interesse ad andare a letto con nessuno e in particolare con gli uomini? Qual è la nostra posizione sul desiderio e sulla sessualità femminile? Perché dobbiamo renderne conto pubblicamente?
Le scuse di Bumble
Un paio di giorni o meno ed ecco che sono arrivate le scuse di Bumble. Su Instagram, per una maggiore condivisione e diffusione, l'app ha ammesso di essere stata miope e ha fatto una lista delle motivazioni presentate dagli utenti per cui ha deciso, alla fine, di ritirare la campagna. Un buon risultato, che dimostra come un dibattito ragionato possa portare a un discorso pubblico più consapevole e profondo. Chissà quale sarà la prossima campagna dell'app di dating.
Il desiderio femminile: tra castità e slut shaming, non va mai bene niente?
E qui, ci pare, casca l'asino. Cosa hanno in comune gli inviti a non lasciarsi andare alla deprecabile castità e quelli a procreare e a mettere su famiglia? Il controllo sul corpo delle donne, la scelta imposta dall'alto di cosa è normalità e cosa invece no. Intendiamoci: tra gli insulti a chi è troppo "vanilla" e quindi noioso in camera da letto e l'inno alla famiglia tradizionale ci sono tante differenze, prima fra tutti il fatto che la prima istanza avviene solo nei micro-dibattiti social, mentre la seconda viene rafforzata a livello governativo, e basta guardare l'Italia. Ma il caso Julia Fox vs Bumble potrebbe essere utile a guardare tutto sotto una luce diversa, più generale e meno miope. Le ondate di femminismo e attivismo social negli anni '10 e '20 dei Duemila hanno spinto alla liberazione sessuale, e hanno fatto bene. Sul rovescio della medaglia, però, le spinte progressiste rischiano di fare il giro, di cadere nel reazionario, di imporre un altro standard, ugualmente inadatto a tutte perché tutte siamo diverse e soprattutto perché tutte dobbiamo avere il controllo totale sulle nostre scelte, sempre.