Cosa succede se non vogliamo più postare?
I social network stanno morendo e noi siamo i loro ghost watcher, o almeno così dicono
28 Maggio 2024
Quando sono approdata su Twitter, nel 2012, ero stanca di Facebook e Instagram veniva utilizzato solo per le foto, quindi mi serviva un'alternativa viabile e tutto sommato poco frequentata per lanciare nell'etere i miei pensieri. Negli ultimi 12 anni (aiuto) è cambiato tutto. Twitter è X, Facebook è per gli over 50, Instagram è il regno degli influencer e TikTok è tutto quanto messo insieme, e sembra aver spodestato i suoi competitor anche dal punto di vista del lancio di trend e microtrend nei campi di beauty e moda. A volte a questo schema si aggiungono altri piccoli social. Negli Stati Uniti sopravvive Snapchat, per un breve periodo abbiamo utilizzato BeReal, gli affezionati utilizzano ancora Pinterest e Tumblr. Il panorama è saturo, i nostri smartphone sono saturi (di app), forse anche noi lo siamo, un pochino. Cosa succede adesso?
I social network stanno morendo?
In questo momento - su Substack, tra gli addetti ai lavori e in altri spazi di dibattito online e non solo - si parla sempre più spesso di morte di internet, o meglio di morte di internet come lo conosciamo e utilizziamo adesso, quindi in breve di morte dei social network. Vi siete guardati intorno? Google utilizza l'Intelligenza Artificiale per pescare (a caso, pare) risposte alle nostre domande su Reddit, tutto è pubblicità e ricerca dei grandi numeri, della viralità e del ritorno economico, non riusciamo a immaginare un passatempo che non sia scrollare, spesso anche con odio, incollati allo schermo da notizie orribili e pieni di complessi per quello che ci sentiamo dire essere giusto o sbagliato, bello o brutto. Insomma, abbiamo perso qualsiasi piacere a partecipare al gioco, lo subiamo passivamente.
@thechainsawdotcom Google’s new ‘AI Overview’ feature is an absolute mess. #google #ai #tech #technology #internet original sound - The Chainsaw
La fruizione passiva: ci siamo trasformati in ghost watchers
Parola chiave passivamente. Questo, infatti, è il cambiamento più grosso che è stato notato nel comportamento degli utenti, e la cosiddetta morte dei social non può che essere collegata. Se prima infatti ci cimentavamo tutti nella raffinata arte del mettere i filtri seppia su Instagram, raccontavamo la nostra giornata in maniera disinteressata e forse ingenua, più legati all'idea di condivisione con la nostra rete che a quella di viralità, adesso tutto si è piegato alla logica dei numeri e dei soldi, e tutto è diventato estremamente codificato e rarefatto. È nato addirittura un termine, coniato da Kate Lindsay e Nick Catucci su Embedded, newsletter periodica. Loro, infatti, per inglobare il cambiamento delle nostre abitudini e dei contenuti che fruiamo e del modo in cui lo facciamo usano il termine ghost watcher. Rende l'idea.
@thefinerpath Do you ever get tired of scrolling through social media? #fyp #healingtheyouth credits to euphoriazef -
Cosa facciamo se non postiamo?
Secondo Sydney Bradley and Amanda Perelli, che ne scrivono per Business Insider, si parla addirittura di posting fatigue, quindi di senso di fatica e spossatezza al pensiero di postare sui social, soprattutto se si parla di feed pubblico. Ci sono mille regole, mille aspettative. Allora, ci si rifugia nei messaggi privati, nelle chat, nelle Storie (soprattutto quando si parla di Instagram), nei gruppi e nelle limitazioni di pubblico. In questo modo si replicano i servizi di messaggistica istantanea, e i social rimangono in mano a chi li usa per lavorare e quindi per mostrarci vite irreali, volti irreali, corpi irreali, il che ci rende ancora più difficile postare. È un cane che si morde la coda, un loop che sta precipitando e che rende i social network sempre più simili alla televisione, uno schermo davanti cui ci piazziamo col cervello spento, una finzione con lunghi stacchi pubblicitari. Il cambiamento è ancora in atto, e non esiste soluzione o conclusione. Quello che ci possiamo limitare a fare è osservare: osservare i nostri comportamenti, le nostre reazioni, le trasformazioni di questi spazi digitali in cui - anche senza rendercene conto - passiamo gran parte della nostra giornata. Esiste un mondo senza internet? No. Esiste un mondo senza social? Forse.