Cosa significa abortire in Italia oggi
La testimonianza di LNDFK sottolinea un problema ampio e preoccupante
11 Giugno 2024
"Alcune donne per accedere all’IVG legittimamente devono andare fuori regione. La percentuale di personale sanitario obiettore di coscienza è altissima in questo preciso periodo storico. Ho iniziato la procedura all’ospedale San Paolo: il ginecologo che mi ha visitato è partito chiedendomi se avessi un partner e quale lavoro facesse. Nessuno ha chiesto il mio nome. Nessuno ha chiesto di verificare il mio documento per accertarsi che non fossi minorenne. Ha aggiunto all’ecografia DUE SETTIMANE a quelle effettive, a voce ne ha aggiunte due e per iscritto ne ha aggiunta un'altra ancora, invitandomi a riflettere sul fatto che essendo arrivati così avanti significava che volessimo tenerlo. Non mi tornava il conto. Ho fatto alcuni calcoli e gli ho comunicato che c'era un errore e lui mi ha fatto intendere che forse stavo confondendo il partner, o che avevo calcolato male perché 'lo dice la macchina' non lui. Quando gli ho chiesto di firmare l’ecografia si è rifiutato".
La testimonianza di LNDFK su Instagram
Inizia così il racconto di LNDFK, producer e songwriter cresciuta a Napoli, e continua in un carosello su Instagram che diventa più triste e disgustoso a ogni foto, a ogni tassello aggiunto al suo racconto di tentativi di umiliazione e resistenza. Una storia di violenza psicologica e giudizio da parte di medici, operatori sanitari e strutture, che le hanno reso il più difficile e traumatico possibile abortire. Nonostante l'interruzione di gravidanza si una cosa che, in Italia, è difesa dalla Legge 194/78, che stabilisce le procedure da seguire, oggi è sempre più sotto attacco, da diversi punti di vista.
Gli obiettori di coscienza in Italia: numeri e percentuali
Questa legge permette a medici ginecologi di rifiutarsi di praticare gli aborti, diventando dunque obiettori di coscienza. Niente di particolarmente strano, se non fosse che nel nostro Paese gli obiettori di coscienza sono davvero tanti, e rendono di fatto molto complesso riuscire ad abortire. Secondo Chiara Lalli, docente di Storia della Medicina, e della giornalista e informatica Sonia Montegiove - che hanno portato avanti un'indagine intitolata Mai Dati, Dati aperti (sulla 194) - Perché ci servono e perché ci servono per scegliere - infatti, nel 2021 erano 31 (di cui 24 ospedali e 7 consultori) le strutture sanitarie con il 100% di obiettori, 50 quelle con una percentuale superiore al 90% e 80 quelle con un tasso di obiezione superiore all'80%. I dati del Ministero sull'obiezione di coscienza si fermano al 2019, e non restituiscono uno sguardo chiaro della contemporaneità italiana.
L'aborto deve essere materia di sanità pubblica
Se a questo si aggiungono le vicende raccontate da LNDFK e da tantissime donne, sui social e non solo, il quadro è chiaro: abbiamo di fronte a noi un problema grave, che i rapporti del Ministero non fotografano in maniera abbastanza nitida. La legge 194, evidentemente, non regolando la percentuale di obiettori di coscienza per struttura o per regione, non basta a garantire un diritto che dovrebbe essere trattato come materia di sanità riproduttiva pubblica, collettiva, di tutti. Quando Giorgia Meloni afferma di non voler cambiare la legge 194, quello che sta dicendo, forse, è che non vuole renderla più efficace, costringendo le persone incinte a viaggiare di regione in regione, a sottoporsi al giudizio di medici ed operatori sanitari, a lottare per veder riconosciuto quello che tutti si affrettano a definire un diritto, ma che nelle modalità non ha nulla del diritto, almeno in Italia oggi.