Jessica Alba non se ne era mai andata
E allora perché il pubblico celebra il suo grande ritorno su Netflix?
26 Giugno 2024
Jessica Alba è al centro di una grande bugia collettiva. Protagonista del film di Netflix Trigger Warning, il suo "ritorno sulle scene" è stato accolto in pompa magna, più o meno. Nonostante le recensioni negative e i dubbi sulla qualità della pellicola di Mouly Surya, infatti, il pubblico ha festeggiato l'attrice come se fosse tornata a recitare dopo anni di assenza. La verità è che è solo del 2019 un discutibile, e infatti sconosciuto, Killers Anonymous. Ed è dello stesso anno L.A.'s Finest, serie action basata sul franchise di Bad Boys creata da Brandon Margolis e Brandon Sonnier in cui recitava insieme a Gabrielle Union, cancellata dopo due stagioni. E allora?
Jessica Alba è rimasta intrappolata nel passato?
Il grande abbaglio di cui è al centro l'attrice è di gran lunga più interessante del suo debutto sulla piattaforma streaming - in un film in cui picchia i cattivi, salta fuori da case infuocate e punge con i coltelli donati dal padre - e appartiene proprio al ricordo che il pubblico ha dell'icona che - sebbene sia solamente classe '81 - sembra essere relegata a un altro tempo e a un altro spazio: i primi anni 2000, dove è cominciata la sua ascesa e in cui, anche, si è arrestata, intrappolata nell'ambra. Forse è "colpa" dei ruoli da lei interpretati in quegli anni, che l'hanno resa una costante dell'intrattenimento mondiale, così tanto da congelarla lì.
I suoi primi ruoli e l'importanza della fisicità
Da esseri umani geneticamente potenziati a coreografe hip hop, la raffigurazione di Jessica Alba mette al centro il corpo in potenza, in movimento, come atto scatenante della sua filmografia, talmente concreto e materiale che risulta appartenente solo e solamente a quella parentesi ora lontana. È del 2000 lo show Dark Angel, creato niente meno da James Cameron assieme a Charles H. Eglee, in cui la sua protagonista Max Guevara - nome terrestre per la sua mutante X5-452 - si muove per le vie di Seattle cercando di omologarsi a una società che non conosce le sue potenzialità e il suo passato. Un corpo modificato con cui Alba comincia a farsi conoscere nel mondo. Sia quello irreale della serie sci-fi che quello dello showbusiness e che la porterà alla nomination per la miglior attrice in una serie drammatica ai Golden Globe 2001. Honey è di tre anni dopo, e porta con sé un vero e proprio stile, anche dal punto di vista dell'abbigliamento. Jessica Alba indossava top crop sportivi e pantaloni di tuta a vita bassa che mettevano in vista il suo fisico e che sottolineavano la sua corporeità a ogni movimento e passo di danza. Un guardaroba street figlio dei suoi tempi che inglobava le sonorità Old School e RnB che cominciavano a diventare commerciali in quegli anni e che vengono riprese e fatti entrare nella storia dell'insegnante di danza interpretata da Alba.
I Fantastici 4: il mondo prima del Marvel Cinematic Universe
Contro ogni previsione, Honey è diventato un classico, forse proprio perché così capace di fotografare un momento specifico. Jessica Alba in questo ruolo è discreta, ma non importa. Riuscirà comunque a entrare nel cuore del pubblico, anche non riprendendo il suo ruolo nei due sequel. Destino simile per I Fantastici 4 del 2005, bistrattato e maltrattato e per cui Alba fu l'unica della sua squadra - con Ioan Gruffudd, Michael Chiklis e un rampante Chris Evans - a beccarsi una candidatura come peggiore attrice ai Razzie Awards. Ma è esattamente l'immagine fisica, stavolta declinata al supereroismo, che torna. E diventa ancora più potente per la sua assenza. Interpretando la donna invisibile - che quando non scompare è semplicemente Susan Storm - Jessica Alba è stata tra i primi divi ad abbracciare la spinta propulsiva dei cinecomic e dei film dei supereroi. Dalla danza passa ai superpoteri, dal ballare sui marciapiedi delle città a dover salvare intere metropoli. Ma è lì, sempre lì che si fissa: in un immaginario pre-MCU da cui è impossibile separarla e in cui è perfettamente inquadrabile anche quando diventa trasparente.
Sin City
E mentre rimane incastrata alle Bahamas con un carico di cocaina in Trappola in mezzo al mare e comincia a permettersi cameo nel ruolo di se stessa in Molto incinta, è un altro ruolo che, sempre del 2005, contribuisce all’incatenamento a quella parentesi precisa dei duemila. In Sin City Jessica Alba è la diciannovenne Nancy Callahan. Ed eccola di nuovo lì, nel nostro immaginario, lazzo in spalla mentre si dimena sul bancone di uno dei peggiori bar dell'opera di Miller, Rodriguez e Tarantino. Desaturata come tutta la fotografia del film, vestita di pelle e cinghie, Jessica Alba in Sin City è l'innocenza ammiccante, la purezza maliziosa. Ed è soprattutto in un altro ruolo che le ha permesso di deflagrare al punto che ciò che è venuto dopo non sarebbe mai bastato per superarlo. Vale per tutta la saga: in Sin City - Una donna per cui uccidere (del 2014) la presenza di Alba è solo una conseguenza più che un'effettiva sorpresa. E forse è proprio il sequel che segna l'inizio del declino della carriera dell’attrice, tanto che dieci anni dopo il suo "ritorno" ci sembra epocale.
Jessica Alba oggi
Nel frattempo in questi anni Jessica Alba è diventata madre di tre figli. Nel 2011 ha fondato la The Honest Company, società di bellezza e cura personale, dimettendosi nel 2024 dal ruolo di chief creative per cercare nuovi sbocchi in cui riversare le proprie energie (pur rimanendo parte del consiglio aziendale). E se intenderà investire in altri ruoli cinematografici, per l'attrice non sarà un ripartire, ma soltanto una continuazione, anche se ciò che è stata per il mondo dell'intrattenimento ai suoi inizi, probabilmente, non lo sarà più. Soprattutto se ad attenderla ci saranno altri Trigger Warning.