Laila Al Habash: "Le parole mi danno libertà e mi permettono di essere potente"
Intervista alla cantante di Brodo e Sottobraccio
04 Luglio 2024
Sofia Atzori
Il Parco Solari scoppia di vita. Ci sono i signori anziani che prendono un po' di vitamina D sulle panchine, i lavori in corso della nuova linea metropolitana che rombano di sottofondo, i bambini finalmente liberi dalla scuola, i padroni dei cagnetti con i rispettivi cagnetti. Il sole a picco, la calura e i fiori che attirano gli insetti urlano bella stagione, e forse è il primo giorno dell'anno in cui, a Milano, sembra davvero ma davvero estate. Siamo contenti di condividerlo con Laila Al Habash, che ha appena pubblicato un nuovo EP e non vede l'ora di raccontarcelo.
"È un EP di cinque tracce che ho chiamato così perché, ironicamente, mi sono resa conto che c'erano tante cose che volevo raccontare, difficili da riassumere. Allora l'ho chiamato Long Story Short, cioè te la faccio breve" ride. Ma di che storie si tratta? A cosa si ispira Laila nella scrittura delle sue canzoni? Nella risposta (e in tutto quello che ci dice) c'è una cura per le parole utilizzate che dice tanto anche del suo metodo creativo, una cura che solo una persona che lavora con le parole può avere: "Io parto sempre da qualcosa di emotivo, quindi da un'emozione. Non per forza deve essere una cosa che è successa a me. Spesso mi piace scrivere anche di storie altrui, di cose che sono successe alle mie amiche, storie che rielaboro. Una cosa che deve sempre esserci è un sentimento che conosco molto bene, che mi parla, che mi è aderente: in questo modo riesco a sviscerarlo e a scriverci sopra".
Se l'ispirazione sono le emozioni, il modo di esprimersi è la musica, ovvio no? "Il mio modo di espressione preferito è la musica, sono le parole. Mi piace molto stare sul palco ed esprimermi con l'interpretazione, che è una cosa che sul disco in studio riesco a fare fino a un certo punto. Sul palco c'è un rapporto diverso, mi piace prendermi cura di quell'aspetto lì" ma non solo: "Parlando di cose un po' più leggere, mi piace tantissimo il mondo dei profumi. Mi piace comunicare come mi sento, come ho bisogno di sentirmi, cosa voglio far capire di me in quella giornata, tutto attraverso un odore o un profumo".
A proposito di interpretazione: "Quest'estate sono in tour e sono molto felice, perché è una parte del mio lavoro che mi piace. Imparo sempre cose nuove, posso migliorarmi e soprattutto è sempre diverso, perché non c'è mai un concerto identico a un altro, sia a livello di performance sia a livello di pubblico. Non ci sono mai le stesse persone, non è mai la stessa giornata. Per me è importantissimo comunicare con i miei follower, con le persone che vogliono seguire la mia musica". Non solo sul palco, ma anche tramite un gruppo Telegram su cui scrive personalmente: "È interessante perché riesco a conoscere meglio anche un po' il carattere delle persone che mi stanno dietro, riesco a condividere qualcosina con loro. È un rapporto molto delicato ma empatico".
Tra le sue passioni, oltre la musica, anche l'astrologia e in generale una sfera più spirituale, che spesso entra nelle sue canzoni e nei suoi testi: "Da che ho memoria sono appassionata di astrologia, mi piace il mondo dei tarocchi, mi piace tutto ciò che è un po' mistico. L'esoterismo mi attira, mi attira ciò che è occulto perché non è spiegabile. È una passione che coltivo in maniera separata dalla musica, ma essendo una parte grande della mia vita spesso alcuni termini o alcune espressioni entrano nei testi, anche un po' per il gusto del suono delle parole. Mi piacciono le parole, mi danno libertà, mi permettono di essere più potente. Sono una maniaca del suono. Le parole dell'astrologia entrano nei miei testi perché le trovo belle".
Adesso Laila Al Habash è pronta per affrontare il futuro, ma non è sempre stato così: "Essendo una ragazza mi è capitato che delle persone volessero essere prepotenti nei miei confronti. Non erano consigli o opinioni, erano proprio un 'non capisci niente, non si fa così'. Quando sei giovane sei malleabile. Da donna attrai persone che sono propense a fare quella cosa lì. Mi faceva stare molto male. Ho dovuto rafforzare il mio carattere con il tempo. Ho preso queste occasioni e queste cose che mi sono successe come una palestra". E qui il discorso si ramifica. Le chiediamo come si protegge, come affronta le sfide, e la risposta si trasforma anche in un consiglio accorato a chiunque voglia intraprendere questa strada e non solo: "Bisogna prendersi cura della propria salute mentale. È una cosa da prendere in considerazione qualsiasi cosa tu faccia. Se fai musica o arte forse è più probabile che tu sia una persona sensibile, che tu abbia un grande input e output sul mondo. Un percorso di terapia fa solo che bene, io lo faccio da molti anni e lo consiglio".
E nel futuro? Tanta scrittura, ma anche tanta voglia di portare Long Story Short sul palco: "Ci sono molte canzoni nuove che non vedo l'ora di fare ascoltare, ma sono anche felice di cantare l'EP, di viverlo un po' sui palchi, perché altrimenti un album non respira se non viene un po' suonato". E allora, ci vediamo a un concerto.