Avere una cotta fa bene alla salute

Ai tempi del liceo avevo una per un tipo del mio liceo. Aveva un paio di anni in più, vestiva sempre di nero e portava delle catene come accessori, suonava il basso ed era veramente bello. Ogni volta che, seduta al mio banco, sentivo un tintinnio sapevo che era lui che attraversava il corridoio e mi sentivo felice, emozionata. Non gli ho mai parlato. Lo incrociavo a scuola o in giro per il paese. Passavo il tempo a fantasticare che cosa sarebbe successo se si fosse accorto di me e mi avesse ricambiato. Mi occupava la mente, mi dava un motivo per svegliarmi e andare a scuola, per vestirmi bene, ma anche per leggere di più, ascoltare nuova musica, per migliorarmi. Cercare di piacergli mi spingeva a dare il meglio. Quel misto di speranza ed eccitazione era un boost di energia per un adolescente timidissima. Dopo ho avuto altre crush. Alcune hanno avuto una vita di pochi minuti, altre di settimane, altre ancora non hanno mai smesso di farmi palpitare. Lo trovate ridicolo? Forse. Ma certo non c’è nulla di male. Anzi: pare che la scienza abbia provato che avere una cotta faccia bene alla salute.

Cos’è una crush?

Prima di tutto stabiliamo cosa intendiamo per crush. Una cotta di solito si riferisce a sentimenti romantici per qualcuno che rimangono inespressi. Si tratta di un'attrazione unilaterale verso un'altra persona, basata sulla fantasia, priva di qualsiasi sostanza reale, molto diversa dall'amore e dall'intimità, che si basano su una connessione reale.

Cosa succede al cervello quando ci innamoriamo?

Farfalle nello stomaco, mani sudate, un cuore che batte all'impazzata e un'incapacità di concentrarci su qualsiasi cosa o chiunque altro che non sia l'oggetto del nostro desiderio. Sono solo alcuni dei segnali con cui il corpo reagisce quando pensiamo o vediamo la nostra cotta. Ma tutto comincia dal cervello. Secondo Gabija Toleikyte, neuroscienziata presso l'Università di Sheffield, il cervello è diviso in tre: la parte logica o "umana", in cui si elaborano strategie; la parte subconscia o "rettiliana", dove regnano le reazioni istintive e impulsive; e la parte emotiva o "mammiferaria", in cui si provano sentimenti di amore e anche l'attrazione fisica. Ed è proprio questa ultima zona che viene messa in moto quando vediamo il nostro lui o lei. Viene rilasciata dopamina, neurotrasmettitore responsabile del piacere ma anche della dipendenza, che innesca sensazioni di anticipazione, ricompensa e motivazione, così come di felicità e eccitazione. L’aumento di ossitocina, il neurotrasmettitore responsabile della fiducia e dell'attaccamento, e di serotonina intensificano la connessione emotiva, l’euforia e l’infatuazione.

Le cotte ci fanno bene?

Questo afflusso di dopamina e ossitocina indotto dall'innamoramento comporta una serie di benefici fisiologici e psicologici positivi, a cominciare da un minor impatto negativo dello stress. Toleikyte spiega che "la dopamina aumenta i nostri livelli di energia, ci fa prestare più attenzione all'ambiente circostante e potenzia le nostre capacità intellettuali", ma ci spinge anche a trovare una motivazione, a credere che le cose abbiano un senso e contino in tutte le sfere della nostra vita, non solo in amore. La psicologa sociale Sandra Wheatley aggiunge che "avere una cotta ti aiuta a flettere i muscoli emotivi, ma ti incoraggia anche a pensare a cosa puoi offrire a questa persona", incentivando ognuno di noi a lavorare su se stesso fino a diventare la versione migliore di noi stessi. Insomma, come dice la canzone, se ci "capita di avere le formiche nel cervello e di guardar dall'alto la città, d'illuminar con gli occhi la strada nella notte, di trattenere il fiato" la vita quotidiana diventa più eccitante e noi evolviamo. Non importa se quella cotta non si trasformerà mai in una relazione reale o se stiamo idealizzando troppo qualcuno che forse esiste solo nei nostri pensieri. Basta esserne consapevoli e godere di quel calore, di quelle vibes positive che ci fanno sentire vivi. E se son rose fioriranno.