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Noemi Mariani: "La denuncia non si ferma"

Intervista a Mangiapregasbatty, che affronta la questione immobiliare milanese sui social

Noemi Mariani: La denuncia non si ferma Intervista a Mangiapregasbatty, che affronta la questione immobiliare milanese sui social
Fotografo
Sofia Atzori

"Io sono Noemi Mariani, in arte Mangiapregasbatty. Nella vita lavoro come copywriter, autrice freelance e anche content creator con un format che si chiama Case da incubo, dove commento in modo colorito gli annunci sulle principali piattaforme immobiliari" così si presenta la protagonista di questa intervista, comodamente seduta sul suo divano di un viola acceso, quasi stregonesco, nel bel mezzo del caldo milanese. E a un certo punto, a darci un'annusatina, arriva anche il suo gatto.

Il suo salotto, ricoperto di tappeti e lampade colorate, ingombro di pezzi di antiquariato e incubo di ogni minimalista, la rispecchia completamente, e ce ne rendiamo conto subito, fin dalle prime risposte. Noemi è un fiume in piena di racconti e aneddoti, e ha una parlantina eccezionale. "Ho iniziato a interessarmi alla questione immobiliare milanese nel 2021, perché subito dopo il primo Covid ho detto vabbè dai, vado in banca, vediamo se mi fanno un mutuo. Dopotutto sono milanese nata a Milano, i miei nonni erano milanesi quindi vedo Milano come il mio futuro. Vado in banca, gli spiego la situazione e mi dicono che possono concedermi massimo 150.000€ di mutuo. Pensavo che potesse essere una buona cifra, invece ho scoperto che no". Da qui, di fatto, inizia la sua avventura: "Ho iniziato a mettere questa cifra come filtro per trovare casa e ho trovato delle case a dir poco improponibili e quindi, visto che comunque Mangiapregasbatty era già abbastanza attiva come pagina, ho iniziato a commentarle. Da lì è nato un po' tutto, nel senso che ho messo i primi video su TikTok, sono diventata virale, mi hanno trovata dei giornalisti".

Avventura che è anche diventata un libro intitolato Milagno. "Il libro nasce dall'esigenza di trasporre tutta quella che è stata la mia esperienza con le case in una forma diversa, quindi in un libro. È anche il pretesto per lamentarmi in generale del nostro modo di vivere, perché secondo me è giusto che persone che hanno anche un certo tipo di seguito raccontino quella che è veramente la realtà" ci dice, e aggiunge un punto interessante su quello che significa essere content creator adulti e consapevoli secondo lui: "Io non sono una studentessa, non sono una persona che ha iniziato a lavorare ieri: lavoro da quando ho 18 anni e oggi ne ho 35, ho esperienza e penso che sia assurdo che la nostra generazione faccia così tanta fatica a vivere in una città, a lavorare. Ho fatto delle scelte, tipo la Partita IVA, che mi portano a percepire i cambiamenti del mercato prima rispetto ad altre persone e diciamo che lamentarmi mi viene abbastanza bene: Milagno è stata la conseguenza di tutto questo e quello che ho trovato più logico fare". 


Nonostante tutto, un'alternativa a Milano, per Noemi, sembra non esistere. Non più di tanto, comunque: "Quando avevo 22 anni sono andata a Sydney a vivere. È stato un anno intensamente vissuto, ero molto giovane e non avevo le idee chiare. È stato complesso, ho fatto fatica ma è stato anche bellissimo e mi ha dato tanto". Ma c'è un ma: "Oggi faccio un lavoro per cui la lingua italiana è fondamentale, io mi esprimo al meglio nella mia lingua madre, la mia personalità esce così, no? Quindi non ho mai pensato di di andarmene. Se potessi scegliere una città ti direi New York, che però è performante e competitiva, una Milano x20mila. Se dovessi fare una scelta di totale stacco invece andrei in Vietnam, per cambiare". 

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Se c'è una cosa che traspare, o meglio se dovessimo sceglierne solo una, questa è una grande consapevolezza del suo ruolo e del suo lavoro sui social. Viene naturale chiederle dei consigli, per tutti coloro che vorrebbero fare quello che fa lei, con le dovute differenze. "Bisogna avere originalità, essere autentici. Io mi sono imbattuta in più persone che hanno copiato il mio format, in primis la Littizzetto. Sui social c'è questa tendenza alla replicabilità, al rifare i trend per diventare virali. Questo concetto di viralità ha un po' rovinato la creatività. Quindi bisogna cercare di portare una parte di sé sui social. Se hai un'idea che non è stata perseguita da altre persone cerca di essere persistente in quella direzione, perché la costanza sui social premia. Io faccio questa cosa tutte le settimane da 2 anni e mezzo e comunque crescere, proprio in termini numerici, è difficile. Il marketing purtroppo ragiona solo in termini di numeri e non è facile".

A proposito di social. Esiste una differenza tra Noemi Mariani e il personaggio Mangiapregasbatty? "Non c'è tanta differenza tra le due. C'è una parte ovviamente fragile e anche noiosa, petulante, che faccio uscire a modo mio. Sono estremamente sensibile, e questo si vede nelle amicizie e nelle relazioni. Sui social, anche per motivi di format, è più evidente la parte tagliente, un po' cinica. Ma anche quella fa parte di me". Come fa parte di lei, ormai, l'intrattenimento ma, citiamo testuale: "Con un senso". "Faccio fatica a definirmi" aggiunge. "Sono content creator, però comunque molti riconoscono la denuncia sociale nei contenuti che faccio, quindi sono una figura difficile da etichettare, come sono una persona difficile da etichettare. Nel futuro mi auguro di essere sempre più indipendente, di dipendere sempre meno da alcune logiche, di sentirmi serena e libera dal punto di vista economico e in generale. È tutto talmente incerto! Di sicuro andrò avanti a fare questo tipo di contenuto, la denuncia non si ferma e spero che prima o poi ci sia spazio anche per una parte di intrattenimento".