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Affidereste la diagnosi di depressione a uno smartphone?

Start up e app che utilizzano l'Intelligenza Artificiale potrebbero aiutare a risolvere la crisi della salute mentale

Affidereste la diagnosi di depressione a uno smartphone? Start up e app che utilizzano l'Intelligenza Artificiale potrebbero aiutare a risolvere la crisi della salute mentale

Un sintomo, in linguaggio medico, è un fenomeno elementare con cui si manifesta uno stato di malattia. Se abbiamo la febbre la nostra temperatura si alzerà, magari sentiremo mal di gola, i muscoli pesanti, il naso tappato. Se abbiamo qualche problema alla schiena o alla cervicale sentiremo dolore, i nervi tirare, nausea e capogiri. Non tutti i sintomi, però, sono evidenti e tangibili immediatamente. Stiamo parlando, ad esempio, dei sintomi di malessere mentale, che sono molto complessi da individuare e riconoscere. Il compito di farlo, in teoria, dovrebbe essere dello psicologo, dello psichiatra o del terapeuta, ma anche qui la questione si complica e si sfuma. A volte, quando andiamo, mentiamo, non siamo lucidi, confondiamo le acque consciamente o inconsciamente. A volte non riusciamo neanche a iniziare un percorso, e non sappiamo come farci aiutare, non possiamo permettercelo e viviamo in zone in cui i consultori non sono attivi. Sapete cosa è sempre attivo, però? Il nostro smartphone.

La diagnosi della depressione passa per l'iPhone

Seguendo questo principio, e con lo scopo di rendere la cura della salute mentale più accessibile, negli ultimi tempi ricercatori e startup hanno creato app basate sull'intelligenza artificiale che possono imparare a individuare cambiamenti e comportamenti collegati alla depressione. Solo poche sono già disponibili per il download, ma alcuni sistemi di raccolta passiva di dati sono già utilizzati da piattaforme per segnalare potenziali crisi e inviare allerte sulla salute mentale, nascosti nelle avvertenze che non leggiamo mai. Ad esempio, Instagram può mandare delle allerte per chiederci come stiamo a consigliarci di chiamare qualcuno. Insomma, dei nuovi sistemi diagnostici sono nel nostro futuro prossimo, e potrebbero cambiare molto del nostro rapporto con la salute mentale e con la depressione nello specifico. Sono una buona idea in assoluto? Questa è un'altra storia.

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Come fanno gli smartphone e le start up a capire se soffriamo di depressione

Come si diagnostica la depressione? La disciplina psicologica dice che questa condizione, almeno negli Stati Uniti d'America, è diagnosticabile se il paziente presenta almeno cinque sintomi per almeno due settimane consecutive. Secondo Nicholas Jacobson, però, questo sistema di diagnosi è limitato. Il professore di Scienze biomediche dei dati e psichiatria presso il Dartmouth College, infatti, crede che guardare solo ai sintomi presenti stabilmente sia un errore, e che anzi bisognerebbe monitorare "i cambiamenti quotidiani che le persone con depressione sperimentano, perché i sintomi cambiano rapidamente e i trattamenti tradizionali sono molto lenti". Come? Tramite i nostri smartphone, che già nella maggior parte dei casi hanno la capacità di registrare i nostri passi, la nostra frequenza cardiaca, i modelli di sonno, l'uso dei social network. Questi dati potrebbero essere usati per addestrare l'Intelligenza Artificiale, rendendola capace di prevedere quando il tuo umore sta per calare, e quindi anche di capire se c'è qualcosa che non va. Un'app chiamata MoodCapture, ad esempio, sfrutta la fotocamera frontale per scattare selfie mentre l'utente risponde a domande sul proprio umore tre volte al giorno. Le risposte vengono poi correlate con le foto dall'AI per dedurre lo stato della salute mentale basandosi soprattutto sui cambiamenti del volto. 

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I pericoli di una diagnosi via smartphone: l'utilizzo dei dati e la fiducia

Possiamo fidarci? Lo sviluppo di queste app non ha ancora raggiunto il mercato, e molti di questi strumenti vengono usati come diari o dietro le quinte, da studi medici, per facilitare e supportare clinicamente le diagnosi. I dubbi in merito a questi sviluppi sono inerenti soprattutto alla gestione dei dati. Le aziende potrebbero abusare dei dati altamente sensibili raccolti dalle persone in momenti vulnerabili, e le regolamentazioni per fermare questa pratica sono ancora poche e troppo generiche. Insomma, devono conquistarsi la nostra fiducia prima e il nostro consenso poi. Munmun De Choudhury, professoressa associata nella School of Interactive Computing al Georgia Tech, crede che qualsiasi piattaforma digitale per la salute mentale possa essere etica, "nella misura in cui le persone hanno la possibilità di acconsentire al suo utilizzo", ha sottolineato, ponendo l'accento anche sulla comprensibilità dei termini di servizio, che secondo lei devono essere accessibili e leggibili da parte di tutti. 

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E dunque? Le nostre conclusioni

Nonostante tutto, e nonostante i vantaggi di questo tipo di approccio siano innegabili, soprattutto in casi estremi, e ammettendo che - purtroppo - prendersi cura della propria salute mentale è un privilegio riservato a chi se lo può permettere, invitiamo alla cautela. La salute mentale è complessa, sfumata, importantissima. Prendersene cura al meglio, parlando con i professionisti, affidandosi a persone competenti, è parte integrante del processo di diagnosi e di gestione. La soluzione alle gravi lacune dei sistemi sanitari internazionali, forse, non è mettersi nelle mani dell'Intelligenza Artificiale, delle start up e delle nuove tecnologie, che sono e rimangono private e orientate al profitto, ma lottare per un sistema di cura migliore, pubblico ed equo e per una sempre minore stigmatizzazione di questi disturbi. E se la tecnologia aiuta meglio così.