No, oggettificare gli uomini e le donne non è la stessa cosa
In occasione delle Olimpiadi di Parigi 2024, facciamo un ripasso
09 Agosto 2024
Thomas Ceccon è la star internazionale di queste Olimpiadi di Parigi 2024, che ormai stanno per volgere al termine. Il nuotatore italiano, che ha conquistato l'oro nei 100 metri dorso e il bronzo nella staffetta 4x100 metri stile libero, è diventato ammiratissimo da tutto il mondo, ormai scoperto e portato alla fama internazionale. Per la foto virale che lo ha sorpreso a dormire su un prato, non contento delle condizioni del villaggio olimpico, ma anche perché è considerato molto attraente. E fin qui, mi pare, ci siamo tutti.
Thomas Ceccon: "Non sessualizzatemi!"
Di conseguenza, come spesso accade durante questo tipo di eventi, internet si è riempito di sue fan cam, la sezione commenti del suo profilo Instagram di commenti più o meno spinti sul suo corpo, sui suoi capelli, sulla sua cadenza veneta, sulla sua voce, sui suoi occhi, sul suo sorriso, sui suoi addominali. Tanto che lui stesso - evidentemente attento a quello che succede sui social network - è intervenuto, chiedendo a un utente di non sessualizzarlo. Questo commento - sacrosanto e che riflette una reazione personale impossibile da condannare - ha scatenato un dibattito online sulla differenza tra oggettificazione nei confronti delle donne e degli uomini. Su questo ci vogliamo concentrare.
Il dibattito social e il trattamento riservato alle donne
A seguito delle sue dichiarazioni, alcuni tweet sono emersi, sottolineando come questi atteggiamenti se portati avanti nei confronti delle donne vengano contestati a gran voce, mentre se portati avanti nei confronti degli uomini si tende ad avere più tolleranza, e insinuando dunque un qualche sorta di rovesciamento a favore delle donne e a danno degli uomini. Cosa che può anche essere vera in alcune bolle social, ma che non esiste nel mondo di fuori. Basti pensare al cat calling, alle molestie, alle violenze, alla continua sessualizzazione che le donne tutti i giorni subiscono in tutti gli ambiti, non solo quello sportivo, nel pubblico e nel privato, sui gruppi telegram, per strada, a scuola, a lavoro e in famiglia. Questa falsa equivalenza non tiene conto del contesto, porta alla polemica facile e intorbidisce le acque rendendoci miopi.
Oggettificazione e sessualizzazione delle donne e degli uomini: le differenze
Partiamo subito con il dire, dunque, che gli stessi comportamenti e commenti sessualizzanti non sono la stessa cosa se rivolti a un uomo o una donna. Perché? Perché nella società contemporanea, in cui vigono le regole del patriarcato, per una donna argomenti come sesso, piacere e desiderio sono ancora tabù. Complice anche la morale cristiana, per secoli il sesso è stato subito più che agito dalle donne, spesso sotto forma di violenza e possesso, di obbligazione. E allora, capirete bene che gli uomini sono in situazione di potere, e su di loro questo tipo di sguardo oggettificante non ha lo stesso effetto prevaricatore che ha sulle donne, per una pura e semplice questione di Storia. Questo non vuol dire che sia giusto sottoporre gli atleti (o chiunque altro) a questo tipo di notazione, che debba piacerci o che tutti debbano sopportarla di buon grado, anzi, semplicemente esiste una differenza di contesto e di ruolo nella società che è impossibile da eludere e che va tenuta in conto quando se ne parla, per non rischiare di buttare tutto nello stesso calderone, oversemplificando la questione. Cerchiamo di tenerlo a mente.