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L'anno sabbatico è il privilegio che non possiamo più permetterci

Vorremmo imitare Lizzo, ma è difficile

L'anno sabbatico è il privilegio che non possiamo più permetterci Vorremmo imitare Lizzo, ma è difficile

Lizzo - tra uno scandalo e un video in cui indossa capi della linea che ha contribuito a creare, Yitti - ha annunciato di aver preso un anno sabbatico per proteggere la sua pace e la sua salute mentale e ce lo ha comunicato direttamente da Bali, con un video in cui, con indosso solo un costume da bagno nero, scruta verso l'orizzonte sotto una pioggia torrenziale, circondata dal verde. Non è la prima, tra famosi e non, a decidere di volersi prendere una pausa. Dopo un ciclo di studi superiore e prima dell'inizio della prossima fase della vita, per chiarirsi le idee e prendersi tempo di apprezzare il presente, tanti giovani decidono di prendersi un anno di pausa, da dedicare al viaggio, al riposo o all'esplorazione di qualche opportunità professionale. Lo ha fatto anche Rory Gilmore, protagonista della nostra serie tv autunnale preferita, Una mamma per amica. In crisi con Yale e con la vita, ha deciso di prendersi un semestre di pausa. E ha fatto bene.

Cosa fare in un anno sabbatico?

Le motivazioni per fermarsi un attimo o un anno sono molteplici. C'è chi si ferma per respirare, chi per pensare o per decidere, per dedicarsi a un progetto specifico, per girare il mondo. C'è chi non sa cosa fare o è in crisi, chi invece vuole rimandare l'arrivo di qualcosa di troppo impegnativo, dell'età adulta. Come riempire questo tempo? Le opzioni sono pressoché infinite. Potete imparare una lingua, fare il passaporto e partire all'avventura, leggere più libri possibile per rovesciare tutte le statistiche, semplicemente cambiare - anche solo momentaneamente - vita per modificare inquadratura e prospettiva, capire qualcosa di più su noi stessi. In qualsiasi modo reputiate adatto, magari senza smartphone, e sempre che sia un'opzione realistica

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Prendersi un anno sabbatico è una possibilità reale?

C'è da fare una piccola differenziazione. Se una studentessa in crisi decide di andare a fare la ragazza alla pari in Australia per pensare a cosa vuole studiare all'università è un conto. Se una lavoratrice in burnout vuole prendersi qualche mese di pausa tra un lavoro e l'altro è un altro. Secondo medici e psicologi, infatti, per riprendersi dalla fatica sia mentalmente che fisicamente ci vuole tempo, tanto tempo, e nei casi più seri anche un percorso di cura che ci insegni a gestire la fatica e a rimanere in equilibrio. In entrambi i casi, però, non è semplice. La società impone alle persone giovani di sbrigarsi, di iniziare a costruire una carriera il prima possibile, di ammonticchiare esperienze professionali e perché no, anche qualche soldo. Nel nostro piccolo, quante volte abbiamo giudicato qualcuno perché ci metteva troppo tempo a laurearsi? Perché non pensava al curriculum? Perché invece di "mettere la testa apposto" ha deciso di partire per il Brasile? Oppure, quante volte abbiamo sentito questo tipo di commenti senza dire nulla?

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La vita lenta non è tollerata fuori da Instagram

Nonostante le spinte al lavoro flessibile, a un migliore equilibrio tra vita e studio/lavoro, al sottrarsi a un ideale di produttività che è difficile da mantenere, la verità è che la vita lenta, le pause, la tranquillità sono concesse solo ai ricchi, ai privilegiati, nei post Instagram tutti da invidiare, da guardare come un sogno lontano e irraggiungibile. Nella vita vera, quella fatta di lavoro, di corse per arrivare in orario, di ansie sul rinnovo del contratto o sulla paga mensile che non arriva in tempo per pagare l'affitto e le bollette, di responsabilità e di mille incombenze, questa possibilità non è realistica. E va bene saperlo e va bene lavorarci, senza farci ingannare dalle narrazioni portate avanti sui social network, anzi lottando per cambiare questa realtà.