Abbiamo un problema con il nostro privilegio
Nessuno ci ha chiesto di abbandonarlo, ma tenerne conto sarebbe il minimo
16 Settembre 2024
Lo abbiamo scoperto, un po' basite, quando abbiamo parlato di pretty privilege, o dei vantaggi che una persona con un corpo conforme, con un genere conforme e con una serie di caratteristiche considerate tradizionalmente attraenti ha quando si muove nel mondo, quando cerca lavoro, quando chiede un accendino al bar o quando deve interfacciarsi con un medico, quando deve chiedere aiuto. Pensavamo fosse ovvio eppure, evidentemente, non è così. Una pioggia di commenti ci ha travolte, e il web si è sentito - con un'espressione tipica del giornalismo di gossip o che vuole fare appello agli istinti più beceri dell'animo umano - indignato. Ci siamo chieste perché.
Cosa significa privilegio in questo contesto?
Per privilegio, da definizione, si intende un diritto speciale, un vantaggio o un'immunità concessi o disponibili solo per una particolare persona o gruppo di persone. Per capire il privilegio in assoluto (ma soprattutto il proprio) bisogna guardarsi attorno, contestualizzarsi, mettersi in rapporto. Io sono una donna bianca nata in Italia, giovane, abile, cisgender. Ho studiato quello che volevo e lavoro in un campo che mi piace e che ho scelto. Tutte queste cose, anche se io non posso farci niente, sono privilegi, perché nella società occidentale, nel mondo di oggi, mi mettono al di sopra, ad esempio, a livello di trattamento, di stereotipi, di pregiudizi, di una donna nera, una donna disabile o una donna trans, di una persona che non ha avuto la possibilità di studiare per mancanza di fondi, di qualcuno che ha dovuto fuggire dal suo paese per sopravvivere e che ha cercato di costruire una vita altrove senza aiuti. Chi sta meglio di me? Un uomo bianco cisgender ed eterosessuale, ad esempio. Una donna bianca molto ricca che non ha bisogno di lavorare e che può permettersi le migliori cure nelle migliori cliniche del mondo, ad esempio. Solo un esempio per cercare di chiarire un concetto estremamente sfaccettato e complesso, che tiene conto di genere, abilità fisica, orientamento sessuale, nascita ma anche di classe, età, colore della pelle e parte del mondo in cui si è nati.
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Perché non lo accettiamo?
La sensazione è che ogni volta che si parla di privilegio le persone coinvolte si sentano colpite nel vivo, a rischio di perdere quel vantaggio che forse non avevano neanche capito di avere. Quello che si cerca di fare, però, non è un additamento, una denuncia, un invito a rinunciare a tutto quello che si ha, a non ammettere i propri meriti. Tutt'altro. È un invito alla consapevolezza, perché il privilegio può essere anche un'arma. Un'arma da sguainare, ad esempio, quando vediamo un'ingiustizia, perché siamo più protetti di chi la sta subendo. Una condizione da non usare a proprio vantaggio, ma a vantaggio di chi non ne ha. Accettare di goderne è il primo passo, superando l'impulsi di mettersi sulla difensiva. Se non abbiamo dovuto affrontare determinate difficoltà non vuol dire che per noi è stato tutto facile, solo che non è giusto che le affrontino gli altri.
@benjy_lookbook Reply to @countrymilk 3 ways to use your white privilege as an ally
In che modo è utile essere consapevoli del proprio?
Quando ci muoviamo nel mondo sappiamo cosa il nostro aspetto e la nostra provenienza portano con sé, senza che ci sia bisogno di fare nulla che non sia esistere? Sappiamo in che modo stiamo superando in corsia preferenziale altre persone, in barba alla meritocrazia? Si tratta di un equilibrio fragile, ma che è necessario cerca di mantenere: quello tra la consapevolezza e l'utilizzo buono, tra l'usare il fatto che, ad esempio, la voce di una persona bianca è più ascoltata e il suo spazio più rispettato per mettere al centro non noi stessi ma le persone nere e non bianche. Capire e assimilare che non si è al centro del mondo - o meglio, che si è al centro del mondo a scapito di qualcuno, non per meriti personali ma per nascita - può essere difficile, ma ci rende persone migliori, più empatiche, più pronte a darsi agli altri e a combattere per una società più giusta.