Joker: Folie à Deux non rende giustizia ad Harley Quinn (e nemmeno a Lady Gaga)
Come può un film a così alto valore di produzione non dire assolutamente nulla?
02 Ottobre 2024
Quanti Joker abbiamo avuto negli ultimi 15 anni? Tanti, forse troppi. C'è stato il Joker molto poco apprezzato di Jared Leto in Suicide Squad, quello nascosto e pieno di potenzialità del Batman di Robert Pattinson, che ancora non ha trovato la sua piena espressione, quello di Christopher Nolan, forse il più riuscito, interpretato da Heath Ledger, e naturalmente quello di Todd Phillips, il meno Joker di tutti, che è appena uscito con la sua seconda puntata, Joker: Folie à Deux. Non a tutti di loro corrispondeva una Harley Quinn, anche se anche del suo personaggio abbiamo visto, negli anni, diversi volti. La nostra preferita è forse quella dai Margot Robbie in Birds of Prey. Quella che ci ha deluso? La Lee di Lady Gaga che si affianca a Joaquin Phoenix.
Un Joker che non è Joker e una Harley Quinn che è troppo Harley Quinn
Perché ci ha deluse? Perché abbiamo di fronte un personaggio superficiale, una manic pixie girl che non sembra meritare - almeno secondo l'opinione del regista e sceneggiatore - approfondimento né sfumatura. Una persona disturbata che con il suo amore malato trascina il nostro protagonista - che se la stava cavando male ma non malissimo e che sembrava disposto a seguire la strada tracciata per lui da un'avvocatessa ragionevole e animata da buone intenzioni - nel baratro, confuso tra realtà e finzione, uomo e personaggio, spinta omicida e voglia di fama in qualsiasi forma. Purtroppo, per il suo personaggio, non è una novità. Harley Quinn spesso è stata scritta, disegnata, sceneggiata puramente in funzione del Joker, spesso sottomessa o utile solo al suo sviluppo di personaggio da sempre affascinante e polarizzante, mai indipendente. Questo film, presentato a Venezia, atteso chiacchierato dal primissimo momento, non fa eccezione.
Un problema tra i tanti (e povera Lady Gaga)
Non che il resto sia tanto più approfondito, anzi. La sensazione è che da un guizzo concettuale potenzialmente interessante (un'indagine sull'effetto dell'ossessione dell'opinione pubblica per i casi di cronaca efferati, l'effetto della speculazione dei media sui processi e sulle persone coinvolte) si sia spremuto come un limone un film sempre uguale, che riempie i vuoti con le canzoni, con una fotografia digitale eseguita perfettamente, con una regia tutto sommato sapiente. In questo vortice di vuotezza e di diluizione si perdono anche i protagonisti, il range impressionante di Joaquin Phoenix e l'interpretazione tutto sommato valida di Lady Gaga. Ma con un personaggio di una superficialità allarmante e superata e con una sceneggiatura debolissima, come poteva la nostra Stefani Germanotta fare di più?